Perché un elettore del M5S dovrebbe essere piuttosto arrabbiato con Luigi Di Maio

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“Gli elettori possono votare tranquillamente il M5S” perché non solo i candidati che si sono rivelati massoni ma anche “coloro che non hanno rispettato il patto delle donazioni e che sono candidati, gli sarà chiesto di rinunciare alla proclamazione andando alla Corte d’ Appello”. Le parole (compreso l’anacoluto) sono di Luigi Di Maio e sono dirette ai tre candidati massoni e ai candidati (capilista) del MoVimento 5 Stelle che sono finiti invischiati nella Rimborsopoli M5S. Di Maio sostiene che li farà rinunciare alla proclamazione, in caso di elezione, andando in Corte d’Appello. Questa storia non sta in piedi per molti motivi politici, a prescindere da quelli giuridici.



Luigi Di Maio dovrebbe infatti sapere che a Lucca, per esempio, l’aspirante elettore del MoVimento 5 Stelle alla Camera si troverà davanti una scheda elettorale in cui vedrà il nome di Piero Landi, appena cacciato da Di Maio, insieme a quelli della lista plurinominale. La stessa cosa succederà in Campania con Catello Vitiello e in Calabria con Bruno Azzerboni. Siccome il Rosatellum non prevede il voto disgiunto, non sarà in alcun modo possibile per l’elettore grillino votare un candidato per il collegio uninominale e un altro candidato nel listino plurinominale. Il voto, in qualunque modo venga dato, verrà attribuito al candidato dell’uninominale e al listino. Mettiamoci adesso nei panni di uno qualunque dei candidati al collegio uninominale che sono stati appena “espulsi” dal M5S. Se il 5 marzo dovessero scoprire di aver vinto nel proprio collegio, potrebbero con buoni argomenti sostenere che se hanno vinto nel collegio a dispetto dell’indicazione di Di Maio significa che gli elettori di quel collegio li vogliono in Parlamento.



La scheda del Rosatellum Bis e le due possibilità di voto

E a questo punto potrebbero anche dire, con buone ragioni, che magari, se gli altri non li vogliono, non si iscriveranno al gruppo del M5S ma andranno nel misto e potrebbero, addirittura, andare a votare la fiducia al prossimo governo (non del M5S) pur essendo stati candidati con il M5S (si parla in via teorica). Se l’elettore non vuole che questo accada, ha una sola alternativa: non votare MoVimento 5 Stelle se nella scheda c’è uno dei nomi che non gli piace. La qual cosa, come si intuisce facilmente, costituirebbe una bella beffa. Per questo l’elettore grillino che si trova nei collegi in cui ci sono i candidati espulsi dal M5S dovrebbe essere arrabbiato. E con chi deve prendersela? Ma è ovvio: deve prendersela con chi si è preso la responsabilità di scegliere i candidati dei collegi uninominali fidandosi dei consigli sbagliati dei suoi fedelissimi ed evidentemente senza essere in grado di effettuare uno straccio di controllo prima. Ovvero con la stessa persona che, il giorno della presentazione ufficiale dei candidati “supercompetenti”, ha presentato per primo l’ammiraglio Veri che era all’epoca ancora consigliere comunale a Ortona  dopo essere stato candidato sindaco in una lista alleata con quella del Partito Democratico. E il fatto che fosse stato candidato sindaco era una notizia talmente nascosta che stava scritta su Wikipedia. E chi è questo genio delle candidature? Ma Luigi Di Maio, che domande.

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