Perché il Papa si è incazzato per due libri

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-11-03

Avarizia e Via Crucis di Nuzzi e Fittipaldi promettono rivelazioni sul rapporto non sempre limpido tra Chiesa e soldi. In entrambi i libri i documenti riservati sono quelli trattati dalla Commissione referente sulle attività economiche vaticane, la Cosea, istituita da Bergoglio e sciolta alla fine del mandato operativo. La Commissione in cui avevano un ruolo di primo piano i due arrestati

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La nuova Vatileaks scatenatasi ieri con l’arresto di monsignor Lucio Angel Vallejo Balda e Francesca Immacolata Chaouqui parte da due libri: Avarizia di Emiliano Fittipaldi, giornalista de L’Espresso, in libreria dal 5 novembre e Via Crucis di Gianluigi Nuzzi, in vendita qualche giorno dopo. Entrambi sono il frutto dello studio di “documentazione riservatissima”, e in Vaticano si sono domandati proprio da dove fossero arrivati quei documenti.

Perché il Papa si è incazzato per due libri

La Santa Sede, ha scritto Padre Lombardi nel comunicato di ieri, sta valutando «i risvolti giuridici ed eventualmente penali» ed «eventuali ulteriori provvedimenti, ricorrendo se del caso alla cooperazione internazionale» riguardo le due opere, anche se non si capisce molto cosa possano fare a pochi giorni dalla pubblicazione: chiedere il sequestro del libro provocherebbe una corsa all’acquisto e un interesse ancora maggiore riguardo il contenuto, mentre fare causa per reati d’opinione è impossibile. «Ho avuto documenti da chi ne aveva la libera disponibilità. Posso solo dire che non sono stati sottratti documenti», dice oggi Nuzzi a Libero, e la distinzione è importante oltre che da capire: a sottrarre documenti che non erano suoi e a fotocopiarli era stato il primo corvo, Paolo Gabriele, l’assistente di Ratzinger poi condannato dal Vaticano. Nell’occasione, fa capire Nuzzi, i documenti sono stati forniti da persone che avevano il diritto di possederli, come ad esempio i destinatari di qualche commissione collegiale interna al Vaticano. Non a caso il prete dell’Opus Dei arrestato ieri faceva parte della Commissione di Studio sulle attività economiche e amministrative, la Chaouqui di quella referente sulle stesse. Ma di cosa parlano i due libri? “Nel libro “Avarizia” del giornalista de“L’Espresso” Emiliano Fittipaldi, in uscita per Feltrinelli giovedì 5 novembre, si raccontano decine di scandali finanziari vaticani, grazie allo studio di una documentazione riservatissima e a un lungo lavoro di inchiesta giornalistica”, recita la presentazione. Nell’anticipazione pubblicata oggi da Repubblica si cita il Bambin Gesù a proposito della società di revisione Pricewaterhouse Coopers (PwC) nella bozza del rapporto consegnata al Vaticano il 21 marzo 2014 dedicano alla onlus italiana con sede in Vaticano alcuni passaggi della loro due diligence. Come raccontò qualche tempo fa Sandro Magister:

Le quattro maggiori società al mondo di revisione di bilancio e di consulenza legale e fiscale sono nell’ordine la PricewaterhouseCoopers (PwC), la Ernst & Young, la Deloitte e la KPMG. Fino a ieri il Vaticano aveva chiamato in soccorso due di esse, la Ernst & Young e la KPMG, incaricate la prima di ammodernare le attività economiche e di gestione del governatorato e la seconda di allineare agli standard internazionali la contabilità di tutti gli istituti ed uffici con sede entro le mura leonine.
Ma dal 31 gennaio il Vaticano ha fatto poker. Ha scritturato anche le altre due società. Alla PricewaterhouseCoopers ha affidato la “due diligence” dei processi economici, amministrativi e gestionali dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Mentre alla Deloitte – già di casa in Vaticano fino al 2011 come revisore dei conti dello IOR – ha dato mandato per la “due diligence” della Fondazione Casa Sollievo della Sofferenza, l’ospedale fondato da padre Pio. Per entrambe le società l’obiettivo è di “migliorare i modelli di gestione e garantire trasparenza ed efficienza”.
La PwC e la Deloitte sono state scelte tra altre società con procedura di gara, su iniziativa della pontificia commissione referente di studio e di indirizzo sull’organizzazione della struttura economica ed amministrativa della Santa Sede, la commissione di cui è segretario e factotum il sacerdote dell’Opus Dei Lucio Vallejo Balda e di cui fa parte l’ineffabile Francesca Immacolata Chaouqui, che è anche addetta stampa della Ernst & Young.

Ecco quindi che possiamo immaginare quale tipo di documenti riservati siano stati consultati per avere accesso alle informazioni. Fittipaldi ha raccolto da fonti confidenziali una grande quantità di documenti interni del Vaticano (verbali, bilanci, relazioni) e grazie a questo traccia le prime mappe dell’impero finanziario della Chiesa. In entrambi i libri i documenti riservati sono quelli trattati dalla Commissione referente sulle attività economiche vaticane, la Cosea, istituita da Bergoglio e sciolta alla fine del mandato operativo. La Commissione in cui avevano un ruolo di primo piano i due arrestati.

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La foto di Francesca Chaouqui con Papa Francesco

Avarizia e Via Crucis di Nuzzi e Fittipaldi

Nel prologo del suo libro Fittipaldi racconta dell’incontro con due monsignori in un ristorante ai Parioli: i due vogliono che si pubblichi perché “Francesco deve sapere”, ovvero, dicono, vogliono che così il Papa venga messo a conoscenza di quello che accade ed è accaduto nella gestione finanziaria della Santa Sede.

Devi scrivere un libro. Devi scriverlo anche per Francesco. Che deve sapere. Deve sapere che la Fondazione del Bambin Gesù, nata per raccogliere le offerte per i piccoli malati, ha pagato parte dei lavori fatti nella nuova casa del cardinale Tarcisio Bertone. Deve sapere che il Vaticano possiede case, a Roma, che valgono quattro miliardi di euro. Ecco. Dentro non ci sono rifugiati, come vorrebbe il papa, ma un sacco di raccomandati e vip che pagano affitti ridicoli. […]
Deve sapere che l’uomo che lui stesso ha scelto per rimettere a posto le nostre finanze, il cardinale George Pell, in Australia è finito in un’inchiesta del governo sulla pedofilia, alcuni testimoni lo definiscono ‘sociopatico’, in Italia nessuno scrive niente. Deve sapere che Pell ha speso per lui e i suoi amici, tra stipendi e vestiti su misura, mezzo milione di euro in sei mesi. “Francesco deve sapere che la società di revisione americana che qualcuno di noi ha chiamato per controllare i conti vaticani ha pagato a settembre 2015 una multa da 15 milioni per aver ammorbidito i report di una banca inglese che faceva transazioni illegali in Iran. Deve sapere che la Santa Sede per guadagnare più soldi ha distribuito tesserini speciali a mezza Roma: oggi vendiamo benzina, sigarette e vestiti tax free, incassando 60 milioni l’anno”.

Come vedete gli obiettivi sono ben precisi. D’altro canto per rivelare una verità ci vuole sempre un interesse dietro. In questo caso è difficile non ricordare che Vallejo Baldafaceva parte del Cosea, poi sciolto quando Francesco ha istituito la Segreteria per l’economia, un vero e proprio ministero delle finanze vaticano, nominando come prefetto il cardinale australiano George Pell, che fa anche parte dei 9 porporati che aiutano Bergoglio nel governo della Chiesa universale e nelle riforme curiali.

Il presule spagnolo era convinto che sarebbe stato scelto dal Papa come segretario di questo nuovo dicastero della Curia romana, tanto da annunciarlo ai media senza aspettare la nomina di Bergoglio. Nomina che, invece, non è mai arrivata, secondo Vallejo Balda, per “incompatibilità di funzioni”. Al suo posto Francesco ha preferito monsignor Alfred Xuereb, maltese, già segretario particolare di Benedetto XVI, insieme a Georg Gänswein, e poi proprio di Bergoglio durante i primi mesi del suo pontificato.

Insomma, mentre è difficile immaginare che un Papa sia all’oscuro di tutte le questioni economiche intorno al Vaticano, tanto più dopo aver effettuato tutte queste nomine e riorganizzazioni, è facile invece ipotizzare che il sentimento che abbia guidato le rivelazioni sia semplicemente quello della vendetta. Mentre si comprende meglio il significato della difesa della Chaouqui (“Non sono un corvo, non ho tradito il Papa. Non ho mai dato fogli a nessuno. Mai a nessuno”), visto che in effetti qui si parla di nomine di preti, e non certo di lei. Ma a parte le motivazioni che hanno portato alla fuga di notizie e poi agli arresti, quello che qui interessa è stato sintetizzato da Nuzzi nelle interviste di questi giorni: «Il libro svela la situazione drammatica che Jorge Mario Bergoglio eredita da Joseph Ratzinger, fatta di affari opachi, privilegi, angherie. Si temono i libri che raccontano i fatti ricostruendoli con documenti incontrovertibili, che vogliono far conoscere quelle realtà che nulla hanno a che vedere con il Vangelo». Le relazioni segrete sui bilanci e sulla finanza vaticana, dice il giornalista, dimostrano «che i cardinali hanno lasciato le berline in garage, ma continuano a vivere in appartamenti di 500 metri quadrati mentre l’unico che vuole cambiare davvero, Bergoglio appunto, vive in soli 50 metri quadrati». Il Vaticano, dice ancora Nuzzi in un’intervista al Corriere della Sera, teme «forse che si sappia che dal Governatorato in 2 anni è sparita merce per 1,6 milioni? O che ci sono immobili affittati a 6 euro l’anno?». Più che censurare i libri, i Papi e i suoi ministri dovrebbero cercare di risolvere questi problemi. Ma evidentemente è più facile prendersela con il dito che con la luna.

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