Perché l’FBI ha perquisito la residenza di Trump a Mar-a-Lago

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L'ex Presidente degli Stati Uniti protesta per quanto accaduto nella sua casa in Florida, parlando di attacco alla sua prossima rielezione

Sono entrati in quella residenza di Mar-a-Lago e dopo alcune ore sono usciti con diversi scatoloni contenenti una serie di documenti. Nella notte italiana gli agenti dell’FBI hanno perquisito la tenuta dell’ex Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, provocando le sue ire. L’ex inquilino della Casa Bianca è al centro di due filoni di inchiesta differenti (a cui si aggiunge anche un terzo caso che risale alla fine del suo mandato) e questa operazione dei federali è legata, probabilmente, a una di queste indagini.



Trump, la perquisizione degli agenti FBI nella sua residenza in Florida

Secondo quanto “denunciato” da Donald Trump, gli agenti dell’FBI avrebbero anche forzato la cassaforte della sua residenza in Florida alla ricerca di una serie di documenti. Un’azione che, secondo l’ex numero uno della Casa Bianca, mira solamente a destabilizzare l’opinione pubblica e gettare su di lui fango in vista delle elezioni del 2024 alle quali sembra intenzionato a ricandidarsi (mentre gli USA si preparano al voto per le mid-term):

“La mia bellissima casa di Mar-A-Lago a Palm Beach, in Florida, è attualmente occupata da un gruppo di agenti dell’Fbi. Dopo aver lavorato e collaborato con le agenzie governative competenti, questo raid senza preavviso a casa mia non era necessario o appropriato. Strumentalizzazione della giustizia e un attacco dei democratici di sinistra radicali che disperatamente non vogliono che mi candidi alle elezioni del 2024”.



Cosa cercavano i federali

Al netto della dichiarazione fatta da Trump, questa perquisizione potrebbe esser figlia di almeno uno dei due filoni d’inchiesta nei quali è coinvolto l’ex Presidente USA. La prima, ovviamente, riguarda i fatti di Capitol Hill del gennaio del 2021 e l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio dello scorso anno. Ma c’è anche un’indagine di tipo finanziario: da mesi, infatti, la procuratrice generale dello Stato di New York ha avviato accertamenti e un’inchiesta per verificare gli affari finanziari della holding guidata dall’ex numero uno della Casa Bianca: si parla di valori gonfiati degli asset di sua proprietà per ottenere finanziamenti. Poi c’è una terza ipotesi: poco prima della fine del suo mandato da Presidente, gli Archivi di Stato hanno denunciato Donald Trump per non aver depositato alcuni documenti e averli fatti sparire.