Perché Davide Casaleggio attacca i giudici

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Il MoVimento nato con il tintinnar di manette adesso attacca i giudici. Di più: a farlo è proprio il figlio del fondatore Gianroberto, quel Davide Casaleggio che raccoglie l’eredità del padre e che nell’appello al voto per le modifiche di regolamento e Non Statuto però parla proprio di “attacchi giudiziari e politici” da rintuzzare attraverso il voto. Come mai?



Abbiamo già dimostrato che un MoVimento di democrazia diretta online fuori dallo schema partitico tradizionale può diventare prima forza politica del Paese. A seconda che siano sopra un terzo, sopra la metà, sopra i tre quarti o addirittura la totalità degli iscritti maggiori saranno le nostre difese dagli attacchi giudiziari e politici. Hanno iniziato modificando le regole per la competizione elettorale e non possiamo sapere fino a che punto arriveranno pur di non far andare il MoVimento 5 Stelle al governo.


Intanto bisogna sottolineare che per la prima volta dall’inizio del voto Casaleggio ieri ha ammesso che c’è bisogno di un quorum per validarlo, anche se l’ha fatto a modo suo: «A seconda che siano sopra un terzo, sopra la metà, sopra i tre quarti o addirittura la totalità degli iscritti maggiori saranno le nostre difese dagli attacchi giudiziari e politici». Come sappiamo, ci vuole il 75% degli iscritti al voto per validare le modifiche proposte dai vertici del M5S. E sappiamo anche che questo non basterà per fermare gli eventuali ricorsi in tribunale.
Ma soprattutto: Casaleggio ce l’ha non tanto con tutti i giudici, come Berlusconi ai bei tempi. Ce l’ha soltanto con quei giudici che dando ragione agli attivisti romani e napoletani hanno cancellato le espulsioni comminate a pene di segugio generando così il “terremoto legale” nel M5S che ha portato al voto sulle modifiche ai regolamenti. E, anche questo dettaglio non è da dimenticare, dovranno anche decidere sui risarcimenti richiesti dagli espulsi: come Mario Canino, orientato a chiedere 150mila euro (come da clausola danni per l’eventuale cambio di casacca) per l’esclusione dalla lista per il comune di Roma. O come Roberto Motta, che, scrive oggi Iacoboni sulla Stampa, punta ancora più in alto: 1,1 milioni di euro. Se il giudice dovesse dare l’ok al risarcimento sarà curioso scoprire chi materialmente dovrà pagare. E con i soldi di chi.



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