Pensioni, quanto si perde con lo stop alla rivalutazione

Categorie: Economia, Fact checking

Mentre il governo prova a convincere gli italiani che nessuno perderà un euro, ecco i conti che sono stati approvati in Parlamento: 3,6 miliardi in meno in un triennio

Quanto perdono i pensionati italiani che prendono pensioni oltre tre volte il minimo con lo stop alla rivalutazione voluto dal governo Lega-M5S? Mentre Di Maio e Salvini sostengono in pubblico che nessuno perderà un euro, è scritto nero su bianco che la misura costerà a tutti i pensionati italiani — con l’esclusione di quelli che percepiscono fino a 1.500 euro lordi al mese — 3,6 miliardi al lordo delle tasse nel triennio 2019-2021 e ben 17 miliardi nel decennio 2019-2028.



Pensioni, quanto si perde con lo stop alla rivalutazione

I numeri sono scritti nella relazione tecnica alla legge di Bilancio vidimata dalla Ragioneria. Ma il governo, Lega in testa, si ostina a raccontarli in modo diverso. Provando a convincere gli italiani che «nessuno prenderà un euro in meno», come ripete da alcuni giorni il vicepremier Salvini. Il taglio quindi c’è  e colpisce su assegni da 1.800 euro netti in su, con sacrifici medi da mille euro in tre anni. Nella tabella elaborata dallo SPI-CGIL c’è il computo dell’effetto della deindicizzazione delle pensioni e la differenza nella perequazione tra regime attuale e la nuova ipotesi già votata al Senato e pronta ad essere definitivamente approvata alla Camera.

Lo stop alla perequazione: i conti (La Repubblica, 27 dicembre 2018)

Spiega oggi Repubblica:



Il governo Renzi — dimissionario di lì a poco, dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre — si impegnava a superare le “fasce di Letta” con 5 aliquote e tornare agli “scaglioni di Prodi” con 3 aliquote, dal primo gennaio 2019. Un vantaggio notevole. Prendiamo una pensione da 3 mila euro lordi. Rivalutarla all’inflazione ragionando per fasce significa applicare un taglio su tutti i 3 mila euro. Per scaglioni vuol dire invece avere una rivalutazione piena al 100% sui primi 1.500 euro e una percentuale ridotta al 90% sulla parte eccedente.

Cosa fa ora il governo Conte? Ricopia il “metodo Letta” portando le fasce da 5 a 7. Con un piccolo vantaggio quasi per tutti (non per gli assegni sopra i 4 mila euro lordi). Dunque è vero che nessuno ci perderà. Ma solo sul 2018. Non rispetto a quello che doveva essere: gli “scaglioni Prodi”. Previsti da un verbale, ma soprattutto finiti in una legge: la Finanziaria 2017.



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