Quelli del Partito Democratico che vogliono il governo con il M5S

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Dopo l'appello di Veltroni sale nel PD la tentazione di dare l'ok a un governo "del presidente" insieme al MoVimento 5 Stelle. Ma...

Mentre Walter Veltroni traccia la strada del governo del Presidente della Repubblica nel Partito Democratico c’è chi non vede l’ora di seguirla. E tra i contrari alla linea dell’Aventino tracciata dall’ex segretario Matteo Renzi che a sorpresa vede tra i possibili aperturisti l’ex vice Maurizio Martina e il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, fino a poco tempo fa considerato un renziano di ferro. Tutti aspettano un segnale dal Quirinale, ovvero “un appello dal Capo dello Statoper muoversi nella direzione opposta rispetto a quella dichiarata in questi giorni. Seguendo le basi di una trattativa che ancora non c’è e, conoscendo il M5S, chissà se ci sarà mai visto che nessuno si è finora presentato a trattare su nulla tra i grillini. Nemmeno sull’ipotesi di un governo di scopo con elementi scelti dal presidente Mattarella, che sarebbe quella più digeribile dalle parti del Partito Democratico.



Le correnti del Partito Democratico sul governo con il M5S (Corriere della Sera, 19 marzo 2018)

Il Partito Democratico si è spaccato ieri proprio sulle parole di Veltroni al Corriere della Sera. «Chi continua a sostenere a qualsiasi titolo esigenza di apertura del Pd a governo M5S, non ha a cuore il futuro Pd, ma la sua estinzione», ha tagliato corto Andrea Marcucci. All’interno del Partito Democratico i renziani restano per ora la corrente più forte, con 120 membri su 214 della direzione. Ma al loro interno già hanno perso dei pezzi visto che oltre a Delrio anche Matteo Richetti e Lorenzo Guerini si starebbero riposizionando. Giovanna Casadio su Repubblica traccia i confini di un partito bollente:

I renziani irritati ritengono non possa esserci alcun dialogo con i grillini, perché la strada dell’opposizione è quella da intraprendere (e su questo tutti sono d’accordo), e non ci sono subordinate. La faglia nel Pd si allarga. A sostenere la necessità di essere responsabili scongiurando il pericolo di una saldatura di governo tra 5Stelle e Lega, sono appunto il premier uscente Paolo Gentiloni e Dario Franceschini, l’ex ministro dei Beni culturali.



Entrambi sono consapevoli che nel partito dopo la pesante sconfitta deve cominciare una nuova fase, nella quale non può più essere Renzi a dare le carte. Tutto va ridiscusso e la partita del governo, la più delicata e importante, va affrontata in sintonia con il Quirinale. Così Cesare Damiano, ma anche l’eurodeputato David Sassoli esprimono il loro sostegno a Martina e al “no Aventino”. Per non parlare di Michele Emiliano, il governatore della Puglia e di Beppe Lumia, che giudicano necessaria una trattativa con i 5Stelle.

Aventiniani e trattativisti però dovranno contarsi soltanto se davvero Mattarella chiederà al partito che l’ha eletto al Colle uno sforzo di collaborazione per un nuovo governo. L’accordo tra Lega e M5S potrebbe però togliere le castagne dal fuoco al Partito Democratico prima che sia necessaria la conta interna.



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