Paolo Rossaro: il medico radiato perché voleva curare un tumore con la vitamina C

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-06-14

Condannato per omicidio colposo in relazione alla morte di Cristian Trevisan, camionista con un linfoma di Hodgkin. A lui si era rivolto anche il padre di Eleonora Bottaro, morta di leucemia. La condanna risale al 2015, l’Ordine si è mosso solo oggi

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L’Ordine dei medici di Padova ha radiato Paolo Rossaro, il medico di famiglia condannato in Cassazione a un anno e sei mesi con la sospensione della pena per omicidio colposo, in relazione alla morte di Cristian Trevisan, un camionista vicentino morto nel 2007 per un linfoma di Hodgkin e curato non con la chemioterapia ma con vitamina C e integratori. Il provvedimento, ricorda il Corriere del Veneto, segue di qualche settimana la radiazione dall’Ordine dei medici di Treviso di Roberto Gava, cardiologo e farmacologo accusato di essere un antivaccinista.

Paolo Rossaro: il medico radiato perché voleva curare un tumore con la vitamina C

La commissione disciplinare sarà chiamata a breve a giudicare anche Claudio Sauro, medico di famiglia finito sotto procedimento perché autore della “chemioterapia naturale”. “È il Medioevo scientifico – commenta Rossaro – siamo tornati alla caccia alle streghe, si processano le idee”. Secondo l’Ordine, il linfoma di Hodgkin oggi ha un tasso di guarigione del 95% e, quindi, se trattato con la chemioterapia, il camionista vicentino avrebbe potuto salvarsi. A Rossaro si era rivolto il padre di Eleonora Bottaro, la ragazza morta di leucemia in Veneto.
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Rossaro, 62enne di Polverara, con studio ad Albignasego, è stato anche condannato in via definitiva a risarcire 110mila euro alla moglie e 110mila euro al figlio di Trevisan. La condanna risale all’8 marzo 2015 ma l’Ordine di Padova si è mosso soltanto oggi. Rossaro è stato invece assolto per il decesso di Anna Maria Tosin, di Caldogno, morta a soli cinquant’anni il 13 ottobre 2006 per un carcinoma alla mammella. I giudici veneziani avevano riconosciuto il fatto che la donna era già un malato terminale quando si è affidata alle sue cure.

L’Ordine dei Medici si muove con calma

Rossaro ha contestato durante il giudizio la tesi secondo cui le sue terapie di sollievo dal dolore avrebbero, con criterio di certezza scientifica, indirettamente indotto (inefficacia terapeutica) la progressione dello stato di malattia neoplastica di Cristian Trevisan e di Anna Maria Tosin. Rossaro ha ribadito di non aver mai assicurato nessuna guarigione ma di aver proposto unicamente terapie palliative, in grado di lenire il dolore.
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La perizia disposta dalla Corte d’Appello aveva stabilito che il ritardato intervento chemioterapico su Trevisan ha effettivamente diminuito le sue chances di sopravvivenza e di guarigione.

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