Non solo Conte: tutti i nomi dei possibili sostituti a Palazzo Chigi

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Infuria il totonomi in caso di un eventuale fallimento del Conte Ter: si va dalla politica alle istituzioni, passando per la società civile

Ora è finita davvero. Al termine di un colloquio durato mezz’ora tra il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e l’ormai ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, si è chiusa ufficialmente l’avventura del Secondo governo Conte, come ha annunciato in una breve nota anche l’ufficio stampa del Quirinale. E adesso cosa succede? Se lo chiedono non solo milioni di italiani ma anche le centinaia di parlamentari che stanno vivendo letteralmente una crisi al buio, fatta di tanti nomi, molti dubbi e pochissime certezze. Partiamo dai nomi. Il più probabile successore di Conte è… Conte stesso. Gli scenari cambiano di ora in ora, ma allo stato attuale il Conte Ter resta l’ipotesi più probabile per evitare lo spettro di nuove elezioni, sostenuto dalle stesse forze che hanno caratterizzato il Conte II ma con un nuovo bilanciamento degli equilibri, con un’Italia viva “derenzizzata” e sostanzialmente imbavagliata dall’ingresso di “costruttori”, “responsabili” e centristi, il cui scopo è quello di mantenere i numeri di un eventuale nuovo esecutivo al di sopra della linea di galleggiamento, evitando possibili sgambetti.



Il governo di unità nazionale 

Ma non è l’unico petalo della margherita che viene sfogliata in queste ore nelle riunioni febbrili dei gruppi parlamentari. Crescono le quotazioni di un cosiddetto governo di unità o salvezza nazionale, sempre con Conte al timone ma con l’ingresso in maggioranza di Forza Italia. Una soluzione a cui da mesi Silvio Berlusconi lavora dietro le quinte e che vedrebbe tra i possibili sponsor anche quel Matteo Renzi che ha innescato la crisi di governo. Tra i favorevoli a questa soluzione, “si parla di Sandro Biasotti, Maria Virginia Tiraboschi, Andrea Cangini (che smentisce), Luigi Vitali e Anna Carmela Minuto” – spiega Alessandro Trocino sul “Corriere” di oggi – e al sostegno dei tre senatori di Cambiamo di Toti, Conte spera di contare sui voti dei due senatori dell’Udc  Paola Binetti e Antonio Saccone. E la contropartita potrebbe essere una poltrona in CdM:



La prospettiva di un governo «di salvezza nazionale» prevede una squadra nuova di zecca. C’è da accontentare il gruppo dei costruttori, che vogliono almeno tre ministri, e naturalmente Italia viva, che non rientra gratis. E c’è da cambiare molte pedine, considerate di scarso rendimento o sacrificate negli equilibri delle correnti. Il primo a saltare sarebbe il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, inviso a Iv, ma anche a diversi esponenti Pd e M5S, oltre che ai costruttori. Via anche Nunzia Catalfo e Riccardo Fraccaro. Il Pd potrebbe entrare con Andrea Orlando, Andrea Marcucci (al posto della Catalfo) e Graziano Delrio (al posto della De Micheli). In entrata Stefano Buffagni (al posto di Fraccaro) e Giancarlo Cancelleri. E poi, naturalmente i costruttori. Chissà se, in nome della salvezza nazionale, il Pd accetterebbe la Binetti alla Famiglia, come si vocifera



Governo a trazione Pd

Se il Conte Ter dovesse definitivamente naufragare, si aprono a ventaglio una serie di scenari che stuzzicherebbero le fantasie di qualunque cronista parlamentare. Luigi Bisisgnani, tra i più informati retroscenisti dei fatti di palazzo, dalle colonne di “Affari italiani” traccia una serie di possibili alternative a Conte, tra l’usato sicuro, il nuovo che avanza e il buono per tutte le stagioni.

“Ci sono tanti nomi nel Pd, dal ministro Guerini allo stesso segretario Zingaretti. Oppure Enrico Letta o Paolo Gentiloni. Per trovare un premier che non sia una prima donna non è affatto complicato”.

Il totonomi

Nel calderone del totonomi di Palazzo Chigi sono finiti oggi anche Luigi Di Maio come possibile successore di Conte, con l’appoggio esterno addirittura di Italia Viva, in quella che sarebbe l’ennesima giravolta di Renzi in meno di due anni. Non mancano nomi di grande autorevolezza e rilievo istituzionale, dal governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco alla Presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia, fino all’evergreen Carlo Cottarelli.