Nino Galloni: chi è l'economista in pole position per sostituire Minenna

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-09-02

Economista e insegnante, figlio di Giovanni, keynesiano, presidente fondatore del Centro Studi Monetari, un’associazione per lo studio dei mercati finanziari e delle forme di moneta emettibili senza creare debito pubblico.

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In pole position per sostituire Marcello Minenna come assessore al Bilancio di Roma Capitale c’è Nino Galloni, economista e insegnante. Figlio del democristiano Giovanni Galloni, il professore è laureato in Giurisprudenza ed è stato ricercatore a Berkeley, collaboratore di Federico Caffè nella facoltà di economia e commercio dell’università di Roma e docente alla Luiss, alla Sapienza, all’Università Cattolica del Sacro Cuore, a Modena e a Napoli.

Nino Galloni: chi è l’economista in pole per sostituire Minenna

Galloni è stato anche direttore generale dell’Osservatorio sul Mercato del Lavoro, sindaco dell’INPS e dell’INAIL, ma soprattutto è Presidente fondatore del Centro Studi Monetari, un’associazione per lo studio dei mercati finanziari e delle forme di moneta emettibili senza creare debito pubblico. Thomas Mackinson nel luglio scorso sul Fatto Quotidiano lo ritraeva così:

Alle cronache dell’epoca era passato come “l’oscuro funzionario che fece paura a Helmut Kohl”. Da una posizione di vertice al ministero del Bilancio dell’Italia anni Ottanta aveva osato avversare apertamente i trattati europei. Profetico, a tratti perfino eversivo nelle sue teorie macroeconomiche, metteva già in discussione le politiche neoliberiste, il futuro della moneta unica, il dogma degli investimenti senza debito. E ora, a distanza di trent’anni e di molti libri e conferenze, anche chi governa nei consessi internazionali, perfino chi manovra la nave dell’eurozona alla deriva, inizia a parlare la sua strana lingua. Chiamiamo Antonino Galloni che è sera. Il “pericoloso funzionario”, ormai vicino alla pensione, è alle prese con un pollo ruspante a chilometri zero, da cucinare con lime, vino, carote e timo: “Un peccato non usare certe ricette”, sospira.

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Ma la parte più interessante dell’intervista è l’ultima domanda, che pare avere un qualcosa di profetico:

Le sue tesi piacciono al M5S che oggi ambisce a governare. Risponderebbe a una “chiamata”?
Sì, ma mi preme chiarire un aspetto. Dall’origine del Movimento ad oggi è successo qualcosa di importante e potenzialmente rischioso. Quando l’orizzonte era l’opposizione la mediazione era esclusa, non si scendeva a patti col potere. Oltre all’esigenza del consenso però il Cinque Stelle oggi coltiva l’ambizione del governo e questo sdoppia la sua matrice. Da una parte continua la deriva positiva degli anti-sistema al grido “onestà-onestà”, dall’altra una crescente propensione ad accreditarsi come referenti affidabili, anche presso i consessi internazionali. Ecco, se prevalesse la logica del “vedete, siamo bravi ragazzi” temo che anche mettendo a disposizione le mie ricette non cambierebbe nulla. Se invece vincesse lo spirito delle origini a favore di programmi e posizioni radicalmente innovativi, beh, io ci sarò”.

Galloni infatti distingue e differenzia tra due spiriti diversi che compongono oggi il M5S: l’antisistema e l’istituzionale. Visto che Luigi Di Maio è il massimo esponente di questi ultimi e Marcello Minenna era una sua scelta, con Galloni la virata sarebbe netta. D’altro canto Galloni è anche un idolo di Claudio Messora, ex responsabile comunicazione dei 5 Stelle in Senato e a Bruxelles oggi in furiosa lite con Di Maio:

Mentre in questa intervista a La Voce di New York sfoggia una discreta dialettica complottista: «In un certo senso sì. Quello che l’Unione Europea teme è che la Grecia lasci l’euro senza conseguenze. E, di fatto, è quello che sta avvenendo. Già gli ellenici stampano moneta alternativa. Hanno siglato un importante accordo sul gas con la Russia di Putin. Insomma non ci sono tragedie, a parte i problemi creati in Grecia dai predecessori di Tsipras». Un curriculum perfetto per un ministro. Chissà se anche per un assessore.
Intanto, scrive oggi Repubblica, per l’ATAC si lavora sui nomi di Enrico Sciarra, dirigente di Agenzia per la Mobilità, uomo di fiducia dell’ex assessore ai Trasporti Guido Improta ma vicino anche ad Alemanno, e di Gianluca Ponzio, manager di Atac ai tempi della giunta di centrodestra. Per Ama, invece, l’idea è quella di blindare il dg Stefano Bina, fresco di nomina.
EDIT (di A. D’A.): Marco nei commenti ci segnala questo articolo del WSJ a proposito della moneta alternativa in Grecia

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