La sceneggiata del MoVimento 5 Stelle sui vitalizi

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-03-23

Sui vitalizi i 5 Stelle continuano a raccontare le loro verità alternative e a farci credere che la proposta di legge di Di Maio avrebbe abolito qualcosa che non esiste più. Ieri però alla Camera sono andati oltre: con aggressioni fisiche e verbali e irruzioni nell’Ufficio di Presidenza. È questa la democrazia diretta?

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Ieri la Camera dei Deputati ha approvato la proposta di legge del Partito Democratico per la riforma dei vitalizi dei parlamentari, grande cavallo di battaglia del MoVimento 5 Stelle contro la tanto odiata casta (della quale – loro malgrado – i portavoce a 5 Stelle fanno parte). Dal momento che ieri non è passata la loro proposta ma quella del PD i grillini, evidentemente poco avvezzi alle regole del procedimento democratico, hanno scatenato una battaglia dentro e fuori dall’Aula di Montecitorio. Non si è trattato di una legittima “guerriglia parlamentare” ma di un vero e proprio scontro fisico, culminato con l’irruzione dei deputati pentastellati nell’Ufficio di presidenza della Camera (irruzione durante la quale due commessi sono rimasti feriti).

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Fonte: La Repubblica del 23/03/2017

Le urla e gli spintoni dei 5 Stelle alla Camera

Per anni i pentastellati ci hanno detto che era ora di abolire i vitalizi per i parlamentari, questo nonostante i vitalizi siano stati di fatto aboliti nel 2012, quindi durante la scorsa legislatura, con una riforma che ha introdotto il metodo di calcolo contributivo: oggi il diritto al trattamento pensionistico si matura al conseguimento di un duplice requisito, anagrafico e contributivo. Il che significa che il parlamentare avrà diritto alla pensione una volta raggiunti i 65 anni di età e a condizione di aver svolto un mandato di almeno quattro anni e mezzo. Rimanevano però in essere i vitalizi di tutti gli ex parlamentari che hanno cessato il mandato prima del 2012. Una situazione che è stata sanata ieri quando l’Ufficio di Presidenza ha approvato all’unanimità (ad eccezione del M5S) una proposta avanzata da Marina Sereni (PD) che va a toccare i vitalizi di circa 2500 ex deputati: nei prossimi tre anni verranno tagliati dal 10% al 40% i vitalizi. Si parte con il 10% per i 506 ex deputati che percepiscono tra i 70 e gli 80 mila euro l’anno, il 20% per coloro che arrivano a 90 mila euro e il 40% per i circa 200 ex deputati che hanno un reddito superiore ai 100 mila euro. Fino al dicembre 2016 il contributo di solidarietà che gli ex parlamentari erano tenuti a versare corrispondeva al 6% dello stipendio e solo per i redditi superiori ai 90 mila euro. Questo taglio ai vitalizi comporterà un risparmio pari a 2,4 milioni di euro l’anno. I 5 Stelle invece volevano che venisse deciso di applicare la legge Fornero ai deputati che andranno in pensione in futuro e per questo motivo hanno scatenato la bagarre in Aula e successivamente in Piazza Montecitorio dove si era radunata una folla che voleva “circondare il Parlamento” e che è stata arringata da Di Battista e Di Maio che armati di megafono sognavano di diventare i capopopolo di una rivoluzione come quella di qualche settimana fa in Romania. Il problema è che la proposta di applicare la Fornero ai deputati (di oggi, non di ieri) non si poteva approvare intervenendo sul regolamento della Camera (come si è fatto ieri in ufficio di Presidenza e come per mesi i 5 Stelle hanno chiesto di fare) ma sarebbe stata necessaria una legge.
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Perché la proposta del MoVimento 5 Stelle non abolisce nessun privilegio

Al grido di si tengono il privilegio i deputati pentastellati hanno “denunciato” le manovre della casta che si vuole tenere il vitalizio mentre loro proponevano di abolirlo. Inutile far notare che il vitalizio è stato già abolito e che la famosa proposta di riforma avanzata da Luigi Di Maio non avrebbe abolito nessun vitalizio perché non andava a toccare i vitalizi (quelli sì esistenti) che sono già in essere e come è facile intuire costituiscono la parte più consistente della spesa per i vitalizi visto che il numero di chi li percepisce è maggiore di coloro che invece percepiranno la pensione da parlamentare (900 euro dopo i 65 anni di età) dopo la riforma 2012. Come ha spiegato il Presidente dell’INPS Tito Boeri qualche tempo fa inoltre la proposta di Di Maio non abolisce i vitalizi oggi in essere perché per quelli ci vuole, invece, una legge. Secondo Boeri, infatti, se è possibile modificare gli assegni dei parlamentari attraverso il regolamento della Camera, diventerebbe più complicato se venissero equiparati ad altre pensioni e accumulati a quelli di altre gestioni previdenziali. Per farlo, servirebbe una norma di legge, oltre che una specifica gestione presso l’Inps o qualche cassa ad hoc dove accreditarli: nella loro proposta, i 5 Stelle non affrontano il nodo, ma lo rimandano ai questori delle Camere e a successivi decreti attuativi. Una proposta di legge in tal senso per altro c’era già ed era quella – sorpresa – di un parlamentare della casta ovvero il Dem Matteo Richetti.

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I vitalizi dei consiglieri regionali (La Stampa, 3 marzo 2017)

La proposta di legge di Richetti, firmata da altri 74 parlamentari del Partito Democratico, prevede il ricalcolo di tutti i vitalizi con il sistema contributivo (che quindi dovrebbe comportare una riduzione anche per gli assegni pensionistici che già vengono erogati). Esattamente la stessa cosa che chiede la petizione online promossa dal Fatto che al primo punto infatti prevede di “ricalcolare tutti i vitalizi attualmente in essere con il sistema contributivo in vigore a Montecitorio e Palazzo Madama dal 2012“. Quanti risparmi avrebbe prodotto la proposta di legge di Di Maio, che ieri fuori da Montecitorio arringava la folla spiegando che la casta non voleva abolire un privilegio medievale? È presto detto: nessuno perché semplicemente avrebbe semplicemente spostato più in là negli anni (ovvero dopo il raggiungimento di 43 anni di contributi) il termine a partire dal quale i deputati avrebbero potuto percepire la pensione. La battaglia dei 5 Stelle si rivela quindi per quello che è: una battaglia demagogica (i video di Di Battista ieri che filmava da sotto i banchi della Camera per non farsi “censurare” dai commessi sono esilaranti) che viene condotta solo in favore delle telecamere e di una folla sempre più inferocita dai loro alternative facts. Peccato solo che questi indefessi apritori di scatolette di tonno che vogliono abolire qualcosa che è già stato abolito cinque anni fa li paghiamo con i nostri soldi, altrimenti ci sarebbe da ridere.

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