Il modello Grecia per il Montepaschi

Jp Morgan e Lazard stanno studiando la possibilità di proporre ai detentori di bond subordinati (innanzitutto gli istituzionali, ma forse anche il retail) la conversione dei crediti in nuove azioni Mps

Un modello Grecia per il Monte dei Paschi di Siena. Fabrizio Massaro sul Corriere della Sera racconta di un piano B per l’istituto senese in difficoltà oltre a quello indicato a luglio:



Accanto all’aumento di capitale da massimi 5 miliardi in gestazione, gli advisor Mediobanca, Jp Morgan e Lazard stanno studiando la possibilità di proporre ai detentori di bond subordinati (innanzitutto gli istituzionali, ma forse anche il retail) la conversione dei crediti in nuove azioni Mps. È lo stesso schema usato a fine 2015 dal sistema bancario greco dopo gli stress test: allora EuroBank e Alpha Bank, accanto all’aumento di capitale, offrirono la conversione volontaria dei bond, e quella strada venne autorizzata dalla Bce e dalla Direzione concorrenza Ue (Dg Comp).
L’ipotesi della conversione dei bond subordinati — riportata dal Sole 24Ore e che ieri ha fatto salire il titolo Mps dell’1,27% a 0,24 euro —, molto complessa tecnicamente e da affinare, è solo una delle varie strade a disposizione dell’istituto guidato da Fabrizio Viola per puntellare l’operazione di aumento di capitale da 5 miliardi, che server per coprire la cessione di tutti i crediti in sofferenza (27,7 miliardi lordi) a un veicolo di cartolarizzazione per 9,2 miliardi di euro. Una conversione dei bond — in totale oltre 4 miliardi, compreso circa 1 miliardo in mano ai risparmiatori — renderebbe più basso l’aumento sul mercato e dunque meno a rischio l’intera operazione di salvataggio.

Il piano per il Monte dei Paschi di Siena (Il Sole 24 Ore, 30 luglio 2016)

Ma non è facile:



per gli analisti di Icbpi l’ipotesi di conversione volontaria dei bond, che era contenuta anche nel piano alternativo proposto da Corrado Passera e Ubs, «rende assai improbabile l’esecuzione di questa strategia alternativa». Anche per Equita è un’opzione «non priva di rischi». Per una decisione in un senso o nell’altro, riferiscono fonti a conoscenza del dossier, si dovrà attendere fine settembre, quando arriverà anche il piano industriale. Ieri il consiglio di Mps si è riunito per fare il punto sull’avanzamento dei lavori. È stata la prima volta dopo la pausa estiva e dopo che il presidente Massimo Tononi venerdì scorso ha confermato la fiducia a Viola in seguito alle voci che lo vedevano in tempi brevi sostituito con un altro capo-azienda per affrontare il terzo aumento di capitale in tre anni: un aumento che peraltro cade a cavallo del referendum costituzionale di fine autunno, cui gli investitori guardano con preoccupazione per l’incertezza che un eventuale vittoria del «No» potrebbe provocare in Italia.

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