Michela Guerra e il complotto della minoranza 5 Stelle a Ravenna

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-01-05

Un gruppo di attivisti invia alla Casaleggio una lista alternativa a quella che ha vinto le primarie in città, accusando la candidata sindaca di “conflitti di interesse” con argomentazioni ridicole. Lo stile si conosce: è quello classico della politica in ogni parte del mondo. Non male, per chi si professava diverso

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A Ravenna il MoVimento 5 Stelle litiga. O meglio: la candidata sindaca Michele Guerra ha diffidato un «piccolo» gruppo di attivisti dopo che questi avevano presentato una lista alternativa allo staff di Beppe Grillo chiedendo di escludere la candidata per presunti conflitti d’interesse. La storia è diventata pubblica un paio di giorni fa, quando la Guerra ha pubblicato su Facebook questo status:

In genere non leggo i commenti in rete. Ma oggi avevo tempo. Speravo di trovare spunti di riflessione e critiche sui temi ( qualcosa c’è’ e ne terrò’ conto). Ma trovo paradossale che si possa perdere tanto inchiostro a parlare di un presunto conflitto d’interessi (inesistente sia nella forma che nella sostanza, a volere approfondire un pochino la normativa in merito) perché, avendo improvvisamente perso mio padre, io mi trovo ad ereditare alcune azioni di una Clinica pubblica a gestione privata. Cosa che accade, tra l’altro, dopo la mia disponibilità alla candidatura. E nessuno faccia notare che trattasi di azienda di medie dimensioni, che produce salute da 74 anni sul territorio, onesta, con i conti in ordine, e mi si permetta con un po’ di orgoglio, anche bene amministrata ( bilanci pubblici ). E ancora di più che si demonizzi una mia, scontata per chi ha ricoperto il mio ruolo, e, quanto mai formativa (passata e finita da anni) esperienza come associato Confindustria.
Certo che se non avessi fatto nulla tutta la vita, a parte la politica…..

Michela Guerra e il complotto della minoranza 5 Stelle a Ravenna

Il messaggio, piuttosto criptico, fa capire che qualcuno ha accusato Michela Guerra di conflitto d’interesse perché ha ereditato, dopo la candidatura, azioni di proprietà di una clinica. Come aggravante (sic) c’è anche l’esperienza di associato alla rappresentanza delle aziende locale. Chi ha accusato la Guerra? Per capirlo bisogna leggere l’intervista rilasciata dalla stessa Guerra al Resto del Carlino: «Ho incontrato un legale e abbiamo fatto partire una diffida nei confronti di una piccola minoranza del Movimento 5 Stelle Ci sono persone che continuano ad offendermi e a screditarmi sul piano personale. Diffondendo notizie dannose sul mio conto, su ipotetici conflitti di interesse che mi riguarderebbero». E chi è stato? «Il danno che subisco è su due piani differenti: quello personale, per gli attacchi che continuo a ricevo solo e unicamente allo scopo di screditarmi, e quello politico. Sembra addirittura sia stata inviata una seconda lista. Questa piccola minoranza avrebbe mandato una lista alternativa, segreta. A noi l’informazione è arrivata da Milano, non da Ravenna».
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Diversi, cioè uguali?

Il riferimento a Milano dovrebbe essere piuttosto chiaro: è stato lo staff di Grillo, ovvero la Casaleggio, ad avvertire la Guerra delle intenzioni della piccola minoranza. Che ha evidentemente chiesto aiuto allo staff per scalzare la candidata che ha vinto le primarie a Ravenna contro Fabrizio Martelli e Fausto Geminiani. Chi ha colpito? Il messaggio della Guerra si conclude così: «Certo che se non avessi fatto nulla tutta la vita, a parte la politica…». I puntini di sospensione sembrano intendere chiaramente che sta accusando qualcuno. In questo status pubblicato dal M5S Ravenna c’è qualche informazione in più:

Siamo talmente abituati al marcio ovunque, che diventa quasi fisiologico e normale pensare sempre che quando qualcuno fa qualcosa, lo fa solo ed esclusivamente per un interesse personale. E così ci sono quelli che cominciano subito a pensare dove possa essere il sotterfugio, “perché non è possibile che questa si metta in questa battaglia senza avere un suo interesse”.
C’è quindi chi non conosce le norme, le vicende e la situazione nello specifico, e si accoda a chi invece sa tutto molto bene ma per pura invidia e cattiveria divulga false notizie e calunnia. Potrebbe essere un momento formativo fantastico perché si capirebbe come stanno le cose in ambito sanitario, chi prende le decisioni, dove girano i soldi, come siano inquadrate a livello normativo le cliniche accreditate ecc ecc. Sarebbe un’occasione enorme per aumentare la conoscenza. Mentre i primi (quelli che davvero non sanno e non conoscono) ricevendo informazioni comprendono come stanno le cose davvero, con i secondi è tempo perso. A questi ultimi non interessa nulla perché il loro obiettivo non è dire il vero o fare critiche sensate; il loro obiettivo è lanciare escrementi nel ventilatore e così sputano parole a caso per insinuare e stimolare quella voglia di trovare il marcio ovunque, che purtroppo spesso è dentro di noi abituati a questa Italia. Molto più stupefacente è vedere che a muoversi in questo modo sono proprio persone che si pongono come “veri detentori dei principi del Movimento”, quando in realtà stanno facendo solo ed esclusivamente un piacere alle altre forze politiche. E’ forse un caso che il PD e la coalizione Lega-Ancisi non abbia mai aperto bocca su questo tema? Provate a chiedervi il perché.
Ma Michela Guerra, buttandosi in questa avventura, cosa ci perde?
Ecco, quando a più persone verrà spontanea questa domanda vorrà dire che avremo fatto un passo enorme. Invito tutti i cittadini (la maggior parte fortunatamente) a farsi questa domanda e a cercare le risposte.

Ad occhio sembrerebbe proprio che nei confronti della Guerra sia partita un’operazione che ha tutti i dettami del complotto politico: macchina del fango e ricorso ai garanti in segreto. È condita da quel complottismo d’accatto che vede sempre la pagliuzza nell’occhio dell’altro e non la trave nel proprio che è parte costituente della vita politica dei partiti italiani, tutti. E rimane la curiosità di comprendere se la decisione di ricorrere al garante sia stata presa in malafede oppure con la sincera convinzione che qualche azione ereditata pregiudichi la capacità di decisione di un (candidato!) sindaco. Ma, in buona fede o meno, lo stile si conosce: è quello classico della politica in ogni parte del mondo. Non male, per chi si professava diverso.

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