La metro C a Roma è ferma e il Comune fa finta di niente

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-12-17

Manca un atto del Comune per procedere all’approvazione definitiva delle variazioni dei lavori. Stato e Regione hanno dato l’ok, il Campidoglio tace da cinque mesi. La difesa dell’assessorato parla di una memoria di giunta che però non basta

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La metro C a Roma è ferma e il Comune fa finta di niente. Ieri si è scoperto che  da fine luglio che il CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) ha sollecitato Virginia Raggi ad autorizzare la rimodulazione delle risorse all’interno del quadro economico per la costruzione della metro C, già a suo tempo approvato per consentire il completamento dei lavori sino al Colosseo. E sono cinque mesi che dal Campidoglio tutto tace. Lo Stato, che finanzia l’opera per il 70%, attraverso il ministero delle Infrastrutture ha detto sì; idem la Regione; da Palazzo Senatorio invece nessuna risposta.

La metro C a Roma è ferma e il Comune fa finta di niente

Al pre-consiglio del CIPE convocato mercoledì pomeriggio al dicastero di Via XX Settembre per mettere a punto l’ordine del giorno della riunione che il Comitato interministeriale svolgerà tra Natale e Capodanno — l’ultima prima dello scioglimento delle Camere — l’aggiornamento del quadro economico relativo alla terza linea metropolitana di Roma è stata espunta dagli argomenti in discussione. Per procedere è necessario l’ok di tutti e tre gli enti finanziatori: Per aprire la stazione di San Giovanni occorre completare il collaudo tecnico-amministrativo della linea che parte da Montecompatri. Per ottenerlo, bisogna che il quadro economico sia quello finale, comprensivo di tutti gli aggiustamenti intervenuti in corso d’opera. Ma il Cipe non può varare le modifiche in assenza del via libera del Comune.
metro c comune di roma
Dopo l’articolo di Repubblica che raccontava lo stato dell’arte ieri l’assessora Linda Meleo si è improvvisamente risvegliata dal torpore per dettare una nota alle agenzie di stampa che è un capolavoro di omissioni: “Nessuna paralisi o immobilismo del Campidoglio su Metro C. Quest’Amministrazione ha sottoscritto nero su bianco il suo impegno tramite memoria di Giunta, approvata il 13 dicembre. Con quest’atto abbiamo confermato il valore strategico dell’opera e abbiamo affermato la volontà di procedere alla realizzazione della Linea C, secondo le risorse finanziarie che saranno rese disponibili”, ha detto l’assessora.

La nota di Linda Meleo sulla Metro C

Il 13 dicembre è proprio il giorno in cui si è riunito il CIPE a cui gli atti del Comune servivano prima della riunione e non dopo. Non solo: per l’approvazione non serve una memoria, bensì una delibera. “Come iter amministrativo si prevede anche la presentazione dell’atto all’Assemblea capitolina per approvare impegno di spesa. – ha aggiunto la nota, confermando quindi quanto scritto ieri: l’impegno di spesa non è stato approvato – Vogliamo veder realizzata quest’opera il prima possibile, un’infrastruttura strategica per Roma, e che significhera’ il completamento di una terza linea metropolitana per la Capitale, a garanzia del miglioramento del servizio”.

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«Il Campidoglio doveva produrre una delibera di consiglio con un piano pluriennale di attuazione e relativa variazione di bilancio», fanno sapere a Repubblica Roma dal ministero dei Trasporti. «La memoria di giunta non è perciò sufficiente e gli era stato pure detto». Per cui pure la sua trasmissione al Mit, che pure c’è stata, è risultata perfettamente inutile. Non solo: l’Assemblea Capitolina è attualmente impegnata con il bilancio e quindi la variazione non potrà arrivare prima della chiusura dei lavori sui rendiconti. In ritardo per la riunione del CIPE prevista tra Natale e Capodanno.

La bella giunta addormentata nel bosco

Per approvare questo atto si andrà quindi alla prossima riunione del CIPE, che probabilmente arriverà dopo le elezioni previste per marzo e quindi quando gli equilibri politici saranno definitivamente cambiati. E il tutto va a inquadrarsi in una situazione già disastrata.  Nel corso degli ultimi sette anni la programmazione del trasporto metropolitano non è stata quasi mai rispettata. Inoltre nel periodo gennaio-ottobre 2017 il servizio ha registrato uno scarto negativo del -15%. Uno dei valori più bassi da quando è iniziato il monitoraggio del servizio della Metro. La regolarità del servizio, uno dei fattori di qualità più importanti, è stato costantemente al di sotto dello standard per la metropolitana.  Secondo il rapporto dell’Agenzia a limitare il servizio (fermo restando che l’infrastruttura metropolitana e la produzione sono sottodimensionati rispetto alla popolazione) è il deficit manutentivo del materiale rotabile e degli impianti che limita il parco mezzi utilizzabile. Insomma è la solita storia dei ritardi e delle corse soppresse per “mancanza di materiale“.

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I dati parlano da soli: nel 2016, il 45% delle corse perse è dovuto a problemi organizzativi (mancanza personale e adeguamento orario), un dato che è in diminuzione rispetto al 2015 (78%). Aumenta invece la perdita di corse per mancanza di materiale di ricambio (dall’8% al 37%). A differenza di quanto avviene per gli autobus, i guasti incidono marginalmente sulla soppressione delle corse (8%).

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