Ma davvero Matteo Salvini è un gran lavoratore?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-03-01

Il leader della Lega non accetta di farsi dare dello scansafatiche che non fa nemmeno il lavoro per cui è profumatamente pagato e risponde a Gramellini sul Corriere. C’è un problema: lo fa omettendo di dire la verità e raccontando solo quello che gli conviene (sbagliando)

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Dopo la notte degli Oscar Matteo Salvini si è scagliato contro Alessandro Bertolazzi, l’italiano vincitore del Premio Oscar per il miglior make up. Nel momento di ricevere il premio Bertolazzi, come la grande maggioranza degli artisti che si sono avvicendati sul palco del Dolby Theatre di Los Angeles, ha criticato le politiche di Trump contro gli immigrati ricordando di essere lui stesso un immigrato. Salvini ovviamente non ha gradito e da grande amico di Trump qual è si è subito premurato di bastonare il “buonista con il portafoglio pieno” che predica l’accoglienza ma non soffre dei problemi che ne derivano.
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Le accuse di Massimo Gramellini a Matteo Salvini

Per il Segretario della Lega Nord è facile difendere gli immigrati quando si è ricchi e famosi, quando si è dei privilegiati. Meno invece se si è poveri o se si sta subendo “l’invasione degli immigrati” sulla propria pelle come è il caso degli italiani. A questa banale affermazione populista che è servita a Salvini per continuare ad alimentare quei sentimenti di odio e di insofferenza nei confronti dei “professoroni” che dall’alto della loro torre d’avorio (o dalla loro casa ad Hollywood) pretendono di spiegare la realtà quotidiana ai comuni mortali ha risposto ieri nel suo Caffè sul Corriere della Sera Massimo Gramellini che ha fatto notare che Salvini è un privilegiato, che non ha mai lavorato e che non svolge il compito per cui è pagato dai contribuenti (italiani ed europei).

Nessuno può mettere in dubbio che Salvini sia un privilegiato. Uno che non ha mai lavorato un minuto in vita sua e viene pagato dai contribuenti per non combinare nulla, dato che al Parlamento europeo non si fa vedere quasi mai, forse per timidezza, e trascorre le giornate a scagliarsi contro quella stessa Europa che gli passa un generosissimo stipendio. Il classico esempio di ipocrisia al potere, direbbe Salvini di Salvini. Facile fare i razzisti col portafoglio pieno.

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La replica di Salvini sul Corriere [Fonte: Corriere della Sera del 01/03/2017]

Salvini non ha mai lavorato un giorno in vita sua?

Oggi sul Corriere è pubblicata una lettera di Salvini che si premura di smentire le affermazioni fatte da Gramellini ricordando che non è vero che non ha mai lavorato in vita sua ma che “in realtà ho iniziato a 16 anni e da 20 faccio il giornalista, che mi sembra sia il suo stesso privilegiato mestiere.” Non è la prima volta che qualcuno accusa Salvini di non aver mai lavorato un giorno in vita sua, lo aveva già fatto il giornalista Davide Vecchi sul Fatto Quotidiano in questo articolo dove si accusava Salvini di non aver lavorato mai un giorno in vita sua. Salvini aveva deciso di querelare sia Vecchi che il Fatto ma  il Gip di Bergamo ha archiviato la querela scrivendo, tra l’altro, che “neppure Salvini ha potuto dimostrare di aver fatto ‘qualcosa’ al di fuori della Lega”. E già che c’era, ha precisato anche altro:

Il gip non si scaglia contro la politica. Prende solo atto di un sentire diffuso: “Quanto alla storia del non aver mai lavorato, basta osservare che – nel linguaggio comune – costituisce una frase che si predica del (deprecatissimo!) ‘professionista della politica’ che –magari ‘politicamente’ occupato per 15 ore al giorno – tuttavia non svolge o non ha mai svolto nessuna ‘attività civile’”.
Salvini, quindi, politico di professione, che nemmeno brillerebbe per le sue presenze in aula: “Si tratta – aggiunge il gip – innanzitutto di valutare quali siano gli aspetti platealmente menzogneri dell’articolo di Vecchi: e francamente non se ne ritrovano, nella misura in cui l’accusa di“assenteismo” viene collegata alle specifiche affermazioni di un eurodeputato socialista francese (e comunque non trovano una particolare smentita nei report del parlamento europeo)”.
Povero Salvini, bocciato su tutta la linea, anche quando si indigna per le accuse sulla gestione della Padania: “L’accusa di aver mandato (economicamente) a catafascio il giornale di partito, tenuto in vita soltanto dai contributi pubblici, riporta a circostanze sotto gli occhi di tutti (e poco importa che si tratti di un destino rivelatosi comune a tutte le altre testate di partito)”. Lo dice il giudice.

In un’altra circostanza, durante una puntata di Quinta Colonna Salvini si era dovuto difendere dalla stessa accusa, mossagli questa volta da  un cittadino di Terni che gli rinfacciava di non aver mai lavorato. Salvini aveva utilizzato la solita difesa d’ufficio spiegando che «Il signore dice che non ho mai lavorato nella vita, riguarda anche te – risponde Salvini rivolgendosi a Del DebbioIo ho fatto per dieci anni il giornalista. Fare il giornalista significa non lavorare nella vita?». Era il 16 febbraio del 2016, un anno dopo Salvini – che il giornalista l’ha fatto da privilegiato lavorando per gli organi di partito (La Padania e Radio Padania) che stavano in piedi grazie ai contributi pubblici per l’editoria ovvero ai soldi degli italiani  – scrive a Gramellini che invece fa il giornalista da vent’anni. Non scrive invece e che nel frattempo ha fatto chiudere il giornale, aprendo un blog, e mettendo in cassa integrazione i giornalisti della Padania e nemmeno parla di quando va a fare i corsi d’aggiornamento obbligatori per giornalisti firmando e uscendo dall’aula.
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La storia di Salvini assenteista a in Europa (e a Milano)

Riguardo al fatto di essere un assenteista Salvini ricorda a Gramellini che le sue presenze nelle votazioni a Strasburgo e Bruxelles “sono dell’89% e per produttività ho dietro di me oltre 500 parlamentari“. Anche qui però Salvini non racconta tutta la verità, ad esempio non spiega come mai quando c’era da votare per destinare i fondi europei alle zone del Centro Italia colpite dal terremoto lui non era in Aula, oppure non racconta di aver già perso una causa per diffamazione intentata contro il segretario generale della FIM (il sindacato dei metalmeccanici), ovvero Marco Bentivogli, che aveva detto a Salvini “Lei è il più grande assenteista di Bruxelles” durante uno scambio di battute tra i due nel corso di un programma su La7 nel luglio 2015. Bentivogli aveva commentato con soddisfazione l’archiviazione del procedimento: “Dire che Salvini è un assenteista non è diffamazione, perché è semplicemente la verità, non avevo dubbi che la querela sarebbe stata rigettata, anche perché i dati delle presenze dei parlamentari europei sono pubblici e scaricabili dal sito e, quindi, visibili a qualunque cittadino”, ricordando di come Salvini “partecipi solo per il 18%” ai lavori della Commissione sul commercio internazionale di cui fa parte. Ed è proprio questo il punto, la presenza alle votazioni alle sedute plenarie non è di per sé una discriminante per poter dire che un eurparlamentare è “produttivo”, perché il grosso del lavoro si svolge nelle commissioni. E che Salvini in Commissione ci vada poco ne abbiamo avuto una prova in occasione degli attacchi terroristici all’aeroporto e alla metropolitana di Bruxelles. Il 21 e il 22 marzo c’era la riunione di una Commissione (ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare) della quale Salvini è membro (anche se supplente). Commissione dove il giorno degli attentati Salvini non s’è visto. Anzi la mattina degli attentati Salvini se ne stava andando in aeroporto per tornare in Italia. Salvini era giunto a Bruxelles la sera prima dopo aver registrato una puntata di Porta a Porta a Roma (mentre a Bruxelles si riuniva la Commissione). Ma c’è di più, perché Salvini nella risposta a Gramellini non cita nemmeno il fatto di essere stato eletto consigliere comunale a Milano alle scorse amministrative. Ci si aspetterebbe che dato che Salvini a Bruxelles e Strasburgo  non si fa molto vedere il motivo sia che – da bravo sovranista – ha più a cuore la sua città.  Eppure se guardiamo l’elenco delle presenze in Aula scopriamo che Salvini ha preso parte ad appena 14 sedute su 31, pari al 45,16%. Meglio di lui tutti gli altri consiglieri comunali a partire da altri due assenteisti di grido: Mariastella Gelmini (16 presenze) e Stefano Parisi (18). Non va meglio se guardiamo un altro dato, ovvero l’elenco delle presenze dei consiglieri comunali alle votazioni. Su un totale di 199 votazioni Salvini ha partecipato a solo 30 votazioni (pari al 15,08%), il che lascia intendere che anche quando Salvini si è recato in Consiglio è probabile che non ci sia rimasto fino alla fine della seduta. L’unico vantaggio per le tasche dei milanesi è che Salvini – dal momento che percepisce già lo stipendio da europarlamentare – non ha diritto al gettone di presenza. Patrizia Bedori del M5S denunciava però che Salvini ha ritirato 10 biglietti sui 44 a disposizione dei consiglieri per gli eventi a San Siro.

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