Matteo Renzi e l'elemosina sulle pensioni

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-05-18

Una sanatoria con gli spiccioli per rispettare la sentenza della Corte Costituzionale. E una soluzione che presta il fianco ad altri ricorsi. Sindacati sul piede di guerra e consumatori pronti alle aule giudiziarie

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Sanatoria con gli spiccioli. L’annuncio di Matteo Renzi sui 500 euro di rimborso entro agosto che percepiranno i pensionati italiani dopo la sentenza della Corte Costituzionale sulla perequazione fatto a L’Arena da Massimo Giletti somiglia a una sanatoria ma non manca di suscitare polemica: il governo pagherà una “una tantum” di 500 euro nette medie a circa quattro milioni di pensionati come risarcimento del blocco della rivalutazione deciso dall’esecutivo Monti con il decreto “Salva Italia” per il biennio 2012-2013. Oltre un milione di pensionati con un trattamento pari o superiore a circa 3.000 euro lordi al mese resterà a bocca asciutta. In ogni caso tutti riceveranno molto meno di quanto in teoria avrebbero potuto ottenere con un rimborso integrale, cosa che però — e va detto — la Consulta non chiede nella sua pronuncia. Nessuno perderà un euro rispetto al proprio attuale trattamento. Nell’infografica si possono ammirare il dovuto secondo l’interpretazione estensiva della sentenza e quanto stanziato dal governo.

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Quanto riceveranno i pensionati (La Repubblica, 18 maggio 2015)

MATTEO RENZI E L’ELEMOSINA DELLE PENSIONI
Ieri il premier Matteo Renzi ha detto in televisione che da agosto potrebbe arrivare un parziale rimborso con due dei 18 miliardi che sarebbero necessari per restituire tutto ai 5,2 milioni di pensionati che hanno subito il blocco delle rivalutazioni nel 2012 e 2013. Oggi stesso il Consiglio dei ministri avvierà l’esame del provvedimento e dovrà valutare la proposta Renzi. Per ora resterebbero esclusi 1,2 milioni di pensionati. Spiega oggi Enrico Marro sul Corriere:

La platea interessata comprenderà certamente i 3,8 milioni di pensionati che nel 2012 prendevano fra 3 volte e 5 volte il minimo, cioè fra 1.443 euro e 2.405 euro lordi. Ai quali, secondo quanto ha detto il premier, dovrebbero sommarsi i circa 600 mila pensionati tra 5 e 6 volte il minimo (2.886 euro lordi nel 2012, circa 3 mila euro nel 2015). I 500 euro di una tantum a titolo di rimborso degli arretrati sono da intendersi, spiega Palazzo Chigi, come una cifra al netto delle tasse e media. Nel senso che chi ha una pensione più bassa, vicina cioè alla soglia di 3 volte il minimo prenderà meno mentre chi ha un trattamento più alto riceverà di più.
Potrebbero esserci tre fasce di rimborso: fra 3 e 4 volte il minimo, Fra 4 e 5, fra 5 e 6. I 2 miliardi (500 euro in media per 4 milioni di pensionati) rappresentano circa un quinto rispetto agli 11 miliardi di spesa netta (15 miliardi al lordo delle tasse, che diventano 18 proiettando la spesa sul 2016), secondo le tabelle consegnate dal viceministro dell’Economia, Enrico Morando, in Parlamento per illustrare il costo dell’applicazione della sentenza della Consulta se si fosse deciso di dare tutta la mancata indicizzazione a tutti gli aventi diritto. Cinquecento euro in media sono davvero pochi rispetto a rimborsi pieni che avrebbero dovuto oscillare fra 1.500 e 3.000 euro netti. I ricorsi alla magistratura sono certi.

I sindacati vedono il bicchiere mezzo pieno, i consumatori affilano le armi in vista di prossimi ricorsi legali mentre esplode la rabbia delle opposizioni, con Forza Italia e Lega Nord in pole position nel chiedere l’intera restituzione del dovuto. “Bene che si cominci ad affrontare il problema dalle pensioni medio-basse”, spiega in una nota la segretaria dei pensionati della Cgil (Spi-Cgil), Carla Cantone. Ma, avvisa, “Renzi non se la può cavare solo con un bonus una tantum. Sicuramente è meglio di niente ma la questione aperta non può finire né qui né così. Farebbe bene a confrontarsi con noi per non fare errori”. Per i giudizi sull’entità del rimborso, invece, si preferisce attendere la lettura dei testi prima di esprimere un parere sul merito. Dello stesso parere, la Uil Pensionati: l’annuncio “è certamente meglio di niente, ma un bonus una tantum non basta”. Ora bisogna “trovare una soluzione che affronti non solo il problema della restituzione di quanto i pensionati hanno perso a causa del blocco della rivalutazione, ma anche di quanto perderanno in tutti gli anni a venire”. Diversa la posizione dei consumatori: “se entro fine mese l’Inps non pagherà scatteranno le azioni legali e i decreti ingiuntivi per l’esercizio dei diritti dei pensionati”, spiega Elio Lannutti, presidente di Adusbef che annuncia battaglia insieme a Federconsumatori, contro “le carità pelose per vincere le elezioni”. Difficile, invece, l’avvio di una class action, ritenuta dalle associazioni una strada difficilmente percorribile. Molto negativa l’accoglienza riservata alle parole di Renzi dalle opposizioni. La prima a reagire è Forza Italia con Renato Brunetta: “se Renzi restituisce solo 2 dei 18 miliardi dovuti, vuol dire che gli altri 16 li toglie dalle tasche dei pensionati. È un imbroglio inaccettabile”. Ancora più duro il senatore Maurizio Gasparri, che parla di “banditismo di Stato”, mentre il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, critica una a suo dire “indegna mancetta di agosto: i pensionati italiani non hanno bisogno di elemosine, Renzi deve restituire tutto e subito, non un po’ e a rate”.

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