La vera storia di Matteo Renzi che trionfa nei circoli di fabbrica del PD

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-03-27

I renziani festeggiano la “marea inarrestabile” che sta portando alla vittoria nei circoli la mozione di Matteo Renzi. Ma davvero c’è un plebiscito operaio a favore dell’ex premier?

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Per molto tempo giornalisti e avversari politici hanno riso dei risultati numerici delle varie votazioni online indette dal MoVimento 5 Stelle. Si è detto che 700 voti per scegliere il candidato sindaco del M5S a Genova sono pochi. Lo stesso si è scritto quando si dà conto delle poche decine di migliaia di votanti che – su tutto il territorio nazionale – ratificano online le decisioni di Grillo. Oggi dalle parti del Partito Democratico si parla di un grande risultato popolare, di un plebiscito a favore di  Matteo Renzi, ma i numeri sono più o meno gli stessi.
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I numeri del plebiscito degli iscritti per Renzi

Il PD sta per eleggere il nuovo Segretario, il congresso si divide in due fasi: la prima è costituita dalle convenzioni, riservate agli iscritti e votate a livello locale circolo per circolo. La seconda invece sono le primarie aperte alle quali possono partecipare tutti i cittadini che condividano i valori del partito. In questi giorni nei circoli del PD gli iscritti votano le tre mozioni (Orlando, Emiliano e Renzi) mentre le primarie si terranno il 30 aprile. Ieri Matteo Renzi festeggiava la forte partecipazione, che secondo i dati diffusi in giornata è arrivata al 61% (non tutti i circoli hanno tenuto il congresso ieri), sei punti percentuali in più di quella raggiunta nel 2013, senza dire però che nel 2013 gli iscritti erano 540 mila mentre adesso sono 420 mila. Euforici soprattutto i renziani che con il 68,9% dei voti degli iscritti sarebbero in vantaggio su Orlando (29,4%) e Emiliano (fermo a poco più dell’1,7%). A vincere per il momento è la partecipazione del popolo del PD. Perché se c’è qualcosa del quale gli iscritti e gli elettori del Partito Democratico vanno fieri è la capacità – contrariamente a quello che succede in altri partiti – di mobilitare davvero la società civile.
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Si parla molto del fatto che Renzi, nonostante la sconfitta del 4 dicembre e la caduta del suo governo, sia ancora in contatto con la base del partito anche in circoli che – per “tradizione” – dovrebbero essere ostili alla mozione del segretario uscente. Si parla molto delle percentuali ma poco dei numeri su tutti quello dei votanti che hanno partecipato ai vari congressi nei circoli: poco meno di 18 mila. Il che – come fa notare Pino Salerno su JobsNews – diviso il numero dei seicento circoli che hanno già celebrato il congresso fa più o meno una media di 29 iscritti a sezione. La senatrice renziana Francesca Puglisi festeggia la vittoria della mozione Renzi nei circoli “operai” della Bolognina, a Pomigliano d’Arco, alla Mirafiori, alla Hitachi a Pistoia e al polo siderurgico di Piombino. Anche gli operai stanno con Matteo Renzi, segno che l’ex Presidente del Consiglio è davvero uomo di sinistra, checché ne dicano gli invidiosi.
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La storia degli operai che amano Matteo Renzi

I numeri però raccontano un’altra storia, ad esempio al circolo di fabbrica del PD alla FCA di Pomigliano d’Arco su 35 iscritti hanno partecipato alla convenzione 22 persone. Certo, il 95% ha votato per Renzi ma non stiamo certo parlando di una sezione che rappresenta la maggioranza degli operai Fiat di Pomigliano d’Arco che sono in tutto 4.000. Non si tratta nemmeno di un circolo storico dal momento che è nato il 25 settembre 2016: in pratica la vittoria di Renzi a Pomigliano d’Arco ci dice che concretamente il PD rappresenta poco più dell’1% degli operai della fabbrica e chi pretende di capire qualcosa sugli umori della sinistra e dei lavoratori forse dovrebbe fare i conti con i dati reali.
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Non vanno meglio le cose al Polo Siderurgico di Piombino, dove Renzi ha vinto ma dove l’interpretazione data da alcuni esponenti renziani del partito non è piaciuta agli operai che hanno scritto una lettera aperta per raccontare la verità sul circolo delle fabbriche di Piombino. Si tratta di un circolo nato da poco, a fine marzo del 2016, per riavvicinare il partito agli oltre 1.400 operai del polo. Le cose però nella realtà sembrano essere andate diversamente: al voto hanno partecipato 29 persone di cui solo una decina di operai, 25 le preferenze per la mozione del Segretario uscente.

Al congresso, convocato in fretta e furia, del Circolo di cui facciamo parte hanno partecipato 29 persone di cui operai solo circa una decina. Abbiamo visto partecipare al voto diverse persone che con la fabbrica non c’entrano nulla e che non abbiamo mai visto alle nostre riunioni, ma che stavolta si sono puntualmente presentate per votare al congresso. Il Circolo delle fabbriche che aveva creato tanto entusiasmo al momento della sua nascita e che doveva essere un esempio per risolvere molti dei problemi che il Pd ha col mondo del lavoro è invece diventato lo specchio della crisi che questo Pd vive.
Dove sono finiti i tanti lavoratori che affollavano la sede del Pd al momento della nascita del nostro Circolo? Perché molte persone si sono perse per la strada e altre non siamo riusciti a convincerle a iscriversi? Non è forse anche perché alcune delle politiche che il Pd ha sviluppato a livello nazionale in questi anni non ci hanno aiutato?

Un po’ meglio sono andate le cose alla Hitachi (ex Ansaldo Breda) di Pistoia dove su 81 votanti 70 hanno dato la preferenza a Matteo Renzi, certo non siamo ai livelli né di Pomigliano né di Piombino perché il polo industriale di Pistoia conta meno di 800 addetti (senza ovviamente contare l’indotto).

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Renzi festeggia il risultato al circolo PD Hitachi ma i lavoratori nella foto sono di un’azienda dell’indotto

Anche al di là delle rivendicazioni dei renziani che si riscoprono vicini al mondo operaio non è che i numeri del PD siano da capogiro e tali da giustificare di sentirsi meglio dei 5 Stelle. Fatte le debite proporzioni – ovvero il fatto che i pentastellati votano comodamente da casa e che il M5S è un partito meno radicato sul territorio del PD per quanto riguarda la presenza di circoli e meetup – gli iscritti Dem non sembrano poi particolarmente più attivi almeno per quanto riguarda il voto. Le convenzioni non sono ancora finite ed è presto per tirare le somme ma è evidente che per il Partito Democratico la forza non sono più gli iscritti ma la fetta ben più ampia di elettori e simpatizzanti che andranno a votare alle primarie aperte, meno problematici perché non vengono coinvolti nelle discussioni congressuali e più d’impatto dal punto di vista numerico. La tendenza è abbastanza chiara, ci sono circoli che sono stati aperti solo per poter fare qualche operazione di marketing a basso costo ed eventualmente per poter parlare di risultati “di sinistra” per la mozione del segretario uscente. Quei circoli però non contano nulla dal punto di vista del numero dei voti e Matteo Renzi vincerà non certo grazie ai voti degli operai. Il rischio è che il PD si illuda davvero che quei 23 voti a Pomigliano d’Arco e quei 30 a Piombino rappresentino “un plebiscito” del mondo operaio a favore di Matteo Renzi. Di fatto il PD nelle fabbriche non c’è da parecchio tempo e queste operazioni maldestre di interpretare i risultati dei circoli in quel modo non faranno che allontanare gli operai dal partito.
 

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