Tutto quello che volete sapere su Maria Elena Boschi, Banca Etruria e Unicredit

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-05-10

De Bortoli racconta di un invito della ministra delle riforme all’a.d. Ghizzoni ad acquistare l’istituto toscano in crisi di cui il padre era vicepresidente. La fonte è attendibile? Ghizzoni ha smentito? C’è un reato? Cosa è successo davvero?

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Ieri è stata diffusa un’anticipazione del libro “Poteri Forti (o quasi)” di Ferruccio De Bortoli in cui si racconta della proposta di acquisto di Banca Etruria da parte di Unicredit fatta da Maria Elena Boschi all’allora amministratore delegato Federico Ghizzoni.

Domande e risposte su Maria Elena Boschi, Unicredit e Banca Etruria

L’aneddoto raccontato è il seguente: “L’allora ministra delle Riforme, nel 2015, non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all’amministratore delegato di Unicredit. Maria Elena Boschi chiese quindi a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria. La domanda era inusuale da parte di un membro del governo all’amministratore delegato di una banca quotata. Ghizzoni, comunque, incaricò un suo collaboratore di fare le opportune valutazioni patrimoniali, poi decise di lasciar perdere”. Per chi ha poco tempo, ecco un compendio di domande e risposte che riguardano il caso e le molte assurdità sentite in giro in queste ore:
– La fonte è De Bortoli. È attendibile?
Sì.
– La Boschi ha smentito. Ghizzoni ha smentito?
No. Unicredit ha rilasciato invece una dichiarazione in cui precisava di non aver ricevuto pressioni politiche nel dossier Banca Etruria, che ha comunque esaminato. In effetti, anche De Bortoli – vedi sotto – non ha parlato di pressioni politiche ma di un invito, peraltro declinato dopo analisi dall’interessato.
– De Bortoli non deve portare prove o registrazioni del dialogo tra Ghizzoni o la Boschi?
Ha segnalato un aneddoto curioso, da come è raccontato sembra che lo abbia saputo da uno dei due. Evidentemente si fida della fonte.
– C’è un reato?
No. Da come è raccontato, l’episodio inizia e finisce con un “tentativo” da parte della Boschi e una valutazione libera fatta da Ghizzoni, che alla fine ha rinunciato ad acquisire Banca Etruria. Non si attribuisce a nessuno alcun tipo di reato. Da questo ne consegue che quelli che dicono “Ah, ma De Bortoli non avrebbe dovuto andare subito in questura invece di scrivere nel libro?”, non sanno di che parlano e stanno accusando la Boschi di aver commesso un reato quando invece vorrebbero difenderla. Un bel tacer non fu mai scritto.
– Ma è una bella figura di m****, comunque?
Eh. Specialmente per chi ha sempre detto di non essersi mai interessata a Etruria.

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Il libro di Ferruccio De Bortoli

Banca Etruria, MEB e Ghizzoni

Per valutare correttamente quanto ha raccontato Ferruccio De Bortoli bisogna ritornare al contesto dei fatti. È assolutamente normale che il governo, i suoi membri, la Banca d’Italia e le istituzioni in generale propongano ai rappresentanti di una banca di salvarne un’altra in difficoltà. Anzi, in realtà questo fa parte del loro mestiere. Di solito questa azione di moral suasion – che non è detto che riesca, anzi: guardate il Montepaschi con Banca Intesa tanto per fare l’ultimo esempio – viene però attuata, con discrezione, da chi è in qualche modo interessato al dossier: il presidente del Consiglio, il ministro dell’Economia, il governatore della Banca d’Italia o i suoi sottoposti.

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Federico Ghizzoni, a.d. di Unicredit, protagonista dell’aneddoto su Maria Elena Boschi e Banca Etruria

Qui la situazione è diversa. A parlare è il ministro delle riforme del governo Renzi che ha un rapporto di parentela con i rappresentanti istituzionali di Banca Etruria (il padre è stato consigliere del CDA e all’epoca ne è vicepresidente). È evidente come fosse inopportuno da parte di Maria Elena Boschi agire, così come è evidente che Ghizzoni non ha certo sentito particolari pressioni da parte della ministra, anche perché dopo aver esaminato il caso non si è fatto problemi a dire di no. È improprio quindi accusare Maria Elena Boschi di aver commesso un reato (quale?) mentre è del tutto evidente che quello che ha fatto la ministra è inopportuno e soprattutto, alla luce di quanto accaduto successivamente, ridicolo.

Il caso Maria Elena Boschi

Sappiamo infatti che tutto è accaduto nel 2015. A febbraio la banca viene commissariata dal ministero dell’Economia su proposta di Bankitalia. Il commissariamento arriva dopo che negli accertamenti degli ispettori di via Nazionale sono emerse gravi perdite che hanno intaccato il patrimonio e costretto a rettifiche dei crediti: gli incagliati sono arrivati a 2,8 miliardi e il coefficiente di sicurezza della banca è sceso al di sotto dei limiti minimi prudenziali richiesti.
pier luigi boschi maria elena boschi
Nel novembre 2015 la banca viene posta in risoluzione controllata insieme alle altre tre e scoppia il caso delle obbligazioni vendute ai risparmiatori ignari. È evidente che in questo lasso di tempo c’è stato l’abboccamento raccontato da De Bortoli. E a questo proposito sulla Stampa di oggi Gianluca Paolucci racconta di un incontro tra Paolucci e Lorenzo Rosi, all’epoca presidente di Banca Etruria, citando un testimone evidentemente interno alla banca:

 Un incontro «facilitato da qualcuno», racconta il nostro interlocutore, «che non era tra i nostri consulenti» data la modalità assolutamente irrituale dell’appuntamento. Né poteva essere frutto di rapporti personali di Rosi con Ghizzoni, all’epoca amministratore delegato di Unicredit. «I due non si conoscevano, Rosi non aveva questo tipo di rapporti», spiega. Dall’incontro scaturì l’impegno di Ghizzoni a valutare un’operazione su Etruria.
Ieri, mentre dalla banca è arrivato un secco «no comment» sulla vicenda raccontata nel libro di Ferruccio de Bortoli – «Poteri forti (o quasi)», La Nave di Teseo -, fonti vicine all’istituto hanno fatto sapere che Unicredit non ha mai subito pressioni politiche per l’analisi di dossier bancari, «compreso quello in questione».

Ricapitolando, quindi: nessun reato, nessun tipo di pressione politica. Soltanto inopportunità. Specialmente perché la stessa Maria Elena Boschi, rispondendo in aula alla Camera alla mozione di sfiducia (ridicola) del M5S, disse di non essersi mai occupata del dossier Banca Etruria.

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