Marco Travaglio ha scoperto il complotto delle Olimpiadi contro Virginia Raggi

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-01-27

Marco Travaglio è veggente, Marco Travaglio è ggente e quindi in nome della lotta alle fake news e alla post verità ci spiega che qualora la Raggi si dimettesse allora i palazzinari tornerebbero alla carica – con la complicità del commissario di governo – per annullare il No alle Olimpiadi. Una teoria molto interessante che alla prova dei fatti e “dopo aver letto le carte” si rivela una…

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Per quale motivo Virginia Raggi è indagata per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico? I più ingenui potrebbero rispondervi che il procedimento d’indagine per il quale la sindaca di Roma ha ricevuto i giorni scorsi un avviso di garanzia è quello che fa riferimento alla nomina a capo dipartimento del Turismo di Renato Marra, fratello dell’ex capo del personale Raffaele. La Raggi dal canto suo, in nome del concetto di trasparenza quanno ce pare, ha accuratamente evitato di informare i cittadini per cosa è indagata e si è limitata a dire di aver un non meglio precisato “invito a comparire” dalla Procura di Roma. Ma a quanto pare c’è un’altra versione dei fatti, ed è quella illustrata da Marco Travaglio oggi sul Fatto Quotidiano nel suo editoriale dal titolo Raggi lader: la sindaca è sotto attacco a causa del No alle Olimpiadi a Roma.
raffaele marra marco travaglio
 

Marco Travaglio e il dono della chiaroveggenza

L’aver detto No alla candidatura della Capitale alle Olimpiadi del 2024 è il grande successo che la Raggi continua a sbandierare ovunque da quando è stata eletta. Una scelta che ovviamente è molto piaciuta alla ggente perché la sindaca ha dato subito prova di essere in grado di opporsi ai poteri forti e ai palazzinari, più o meno la stessa linea di pensiero che guida le sconclusionate azioni dell’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini per quanto riguarda la costruzione del nuovo stadio della Roma anche a costo di rinunciare alle opere pubbliche di compensazione (e quindi di fare un regalo proprio ai palazzinari). Ma cosa c’entrano le Olimpiadi con le indagini a carico della Raggi? Ce lo spiega l’avvocato d’ufficio della sindaca, che da manettaro convinto è diventato il più garantista tra tutti i giornalisti del Fatto Quotidiano:

in questa vicenda, garantismo e giustizialismo non c’entrano nulla. Le balle spaziali su riti immediati, autosospensioni e patteggiamenti preparano il terreno alla caduta della giunta che, se arrivasse entro il 1° marzo, consentirebbe ai nemici interni ed esterni della Raggi di riportare i romani al voto in giugno. Dopo, sarebbe tardi e Roma verrebbe ricommissariata per almeno un anno. Inutile dire che, via la Raggi, il commissario di governo annullerebbe subito il No alle Olimpiadi, restituendo i soliti noti alle solite greppie. Per chi non l’avesse capito: dimissioni fa rima con ladroni.

Che da qualche giorno, ovvero da quando è arrivato l’avviso di garanzia alla Raggi ed è apparso in maniera chiara ed evidente che le modifiche al codice etico del Cinque Stelle sono servite per preparare la linea di difesa nei confronti della sindaca, Travaglio stia vivendo un profondo ed intimo dramma personale è cosa nota, che emersa in tutto il suo lancinante splendore durante la puntata di Otto e Mezzo del 24 gennaio. Non riuscendo ad interpretare con il consueto piglio giustizialista la realtà dei fatti romani (oggi ad esempio scrive che chiesto le dimissioni della Muraro per “aver mentito al Fatto”, un nuovissimo reato del CPP), Travaglio si dà alle previsioni. Siamo di fronte all’ennesimo caso di giornalista onnisciente e la cosa esilarante è che Travaglio lo fa in un editoriale dopo una lunga tirata contro la fantasiosa ricostruzione di un colloquio tra Beppe Grillo e Virginia Raggi che lascia presupporre che il cronista del Corriere sia nascosto da qualche parte nell’ufficio del sindaco:

Per dire: un valoroso cronista del Corriere ha pubblicato l’ultima telefonata fra Grillo e la Raggi, con tanto di sceneggiatura, facendo schiattare d’invidia tutti i pm e gl’intercettatori d’Italia. Virginia è “nel suo ufficio, sola. Solissima”. O così almeno crede: non sa che, travestito da fioriera, c’è pure il cronista che vede e sente tutto: le “occhiaie profonde”, “il fard che non copre il pallore”, il suo “mordersi le labbra”, “il passo risoluto, sicuro che affinò nei corridoi dello studio Previti- Sammarco”. A quel punto “dentro la borsa inizia a squillare il cellulare”, come nota subito il cronista camuffato da burrocacao nella tasca interna. “Sul display: ‘Grillo’”. Lei pensa: “Ok,
va bene, Beppe vorrà fare il punto della situazione”. Ignora che nella sua mente c’è il cronista travisato da ipotalamo, pronto a leggere nei suoi pensieri.

Se è ridicolo immaginare una scena del genere cosa è allora immaginare il futuro soprattutto quando questo non coincide con i fatti? Perché è strano che un giornalista così attento ai fatti e alla lettura delle carte come lo è senza dubbio Marco Travaglio ignori che per quanto Gianni Malagò (o chi per lui) sia dispiaciuto per non essere riuscito a far candidare la Città Eterna alle OIimpiadi del 2024 sia in grado di mettere in atto un piano del genere. Un piano che – sorpresa – si schianterebbe contro il processo di selezione delle città candidate. Non serve vedere il futuro per scoprire che per le Olimpiadi del 2024 in lizza sono rimaste solo tre città: Los Angeles, Budapest e Parigi. Basta andare sul sito dello CIO, il Comitato Olimpico Internazionale per “scoprire” i nomi delle città che hanno superato la Fase 2 della candidatura. Roma ormai è ufficialmente, e irrimediabilmente, uscita dalla gara. Il grande disegno identificato così chiaramente da Marco Travaglio inoltre non tiene conto di un altro fattore cruciale: il tempo. A dicembre l’Executive Board del CIO ha confermato i nomi delle tre città che sono passati alla Fase 3 della selezione, a gennaio le tre città devono pagare il contributo da 150 mila dollari ed infine entro febbraio 2017 dovranno presentare la parte finale della documentazione di progetto per le Olimpiadi. Anche ammesso che Malagò sia così potente da poter forzare le regole del CIO non ci sarebbero i tempi per far succedere quello che prevede il Mago Travaglio. Anche perché l’elezione il processo di selezione si concluderà a giugno (l’elezione avverrà a settembre 2017), non abbastanza tardi per consentire l’elezione di un nuovo sindaco pro Olimpiadi che in ogni caso non potrebbe fare nulla per il semplice motivo che Roma è uscita dalla corsa per le Olimpiadi del 2024. Nessun commissario di governo – per quanto non eletto dal popolo – quindi ha il potere annullare il No alle Olimpiadi come invece vuole far credere Travaglio ai suoi lettori.
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Ho visto i Raggi lader balenare nel buio vicino alle porte di Roma

Quindi, preso atto che in primo luogo l’uscita di Roma dalla corsa per l’assegnazione dei Giochi del 2024 è irrevocabile e che non ci sono nemmeno i tempi per poter far rientrare la città in gara perché Travaglio scrive una cosa palesemente falsa, ovvero che qualcuno vuole far dimettere la Raggi per poter tornare a fare favori ai palazzinari delle Olimpiadi? Lo fa per il motivo stesso che enuncia all’inizio del suo editoriale: “cari lettori, vi dobbiamo delle scuse. Siccome siamo “il giornale dei grillini” avremmo dovuto pubblicare gli scoop sensazionali che invece ci hanno soffiato i concorrenti“. Ed infatti Marco Travaglio è in perfetta sintonia con il pensiero dellaggente che vede dietro l’avviso di garanzia nei confronti della Raggi la tremenda vendetta del CONI per essersi sentito dire di No.
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Per quanto ai cittadini romani (o a Travaglio) piaccia pensarlo il mondo va avanti anche senza Roma alle Olimpiadi.
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Ma forse Travaglio usa come fonti queste persone che ci spiegano che Malagò ha tempo fino a febbraio per cacciare la Raggi e che evidentemente credono che dalla corsa per le Olimpiadi si possa uscire ed entrare meglio che da una porta girevole. Questo è quello che veniva twittato durante la puntata di Otto e Mezzo dove Marco veniva fulminato sulla via del Campidoglio dal garantismo
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Evidentemente prendersi la briga di andare a controllare che quei 35 giorni di tempo che rimangono riguardano solo le città (e soprattutto per quelle che entro gennaio ovvero entro tre giorni, pagano il Candidature Service Fee) che ancora sono in lizza per i Giochi era un lavoro troppo complicato.
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