Marco Travaglio, Gemma Guerrini e i “ragazzi” del Cinema America

Il direttore del Fatto oggi condanna Guerrini e salva Bergamo per la storia di piazza San Cosimato. Ma dimentica qualcosina

Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano di oggi parla di piazza San Cosimato e dei “ragazzi” del Cinema America, dicendo cose coraggiose e condivisibile riguardo la querelle scatenata intorno a Luca Bergamo e Gemma Guerrini, quella dei “feticisti” del cinema. La posizione di Travaglio, come quasi sempre gli càpita, ha il dono della chiarezza: condanna Gemma Guerrini, di cui chiede le dimissioni da vicepresidente della Commissione Cultura dopo l’assurdo can can scatenato dalle sue dichiarazioni che hanno portato a dissociarsi da lei persino il M5S Roma. Assolve invece l’amministrazione comunale, ma al suo ragionamento manca una certa visione di prospettiva. Vediamo il punto: Travaglio prima racconta che l’anno scorso la manifestazione in piazza San Cosimato si è potuta svolgere con affidamento diretto (da parte del I Municipio) perché non c’era tempo per fare altrimenti. Quest’anno invece la gara è partita per tempo.



E i “ragazzi” passano dalla parte della ragione a quella del torto. Contestano l’idea stessa di bando. Annunciano che non parteciperanno, per non aver nulla a che fare col Comune: “Non vogliamo fondi comunali” (ma allora perché hanno accettato i 50mila euro dalla Regione? E perché hanno partecipato a un bando comunale, vincendolo, per la Sala Troisi ai tempi di Marino e Tronca?). E gridano allo “scippo”, come se la piazza non fosse del Comune, ma di loro proprietà. Per usucapione.

Come se i beni comuni non fossero pubblici, ma privati, del primo che ci mette il cappello (la distinzione l’ha spiegata martedì Tomaso Montanari sul Fatto). Decine di attori, registi e intellettuali si schierano dalla parte dei“ragazzi”, guardando solo ai loro meriti passati, ma ignorando un concetto fondamentale: i bandi di gara sono la base per riportare alla legalità una capitale ridotta a Far West dai partiti, a cominciare dal Pd che ora solidarizza per bocca di Gentiloni, Franceschini e Veltroni e che il 4 marzo teme di perdere pure la Regione. Mentre gli uomini di governo strillano contro i bandi di gara previsti dalla legge, il presidente Anac Raffaele Cantone elogia la giunta Raggi proprio per “l’aumento del numero di gare a evidenza pubblica” e la “ridu zione del ricorso alle procedure negoziate” rispetto agli anni del magnamagna.



Ora, Travaglio ha ragione quando segnala che se il Comune fa una gara – e visto che c’è tutto il tempo per partecipare – è assurdo lamentarsi perché le fa. Ma ci vuole una visione di prospettiva per osservare al meglio la situazione. E allora non può che ricicciare in tutto ciò il “Lodo Spelacchio”. Come persino i più smemorati di voi sapranno, Natale arriva ogni anno. Eppure per il simpatico alberello (il cui problema non è mai stato l’aspetto) l’amministrazione comunale ha “dimenticato” di fare il bando. Nonostante, come l’estate, Natale arrivi ogni volta l’anno, l’amministrazione comunale ha affidato direttamente a una ditta il trasporto, l’allestimento e successivamente la rimozione del simpatico alberello, con costi esorbitanti rispetto all’anno precedente e a quelli ancora prima.



Per carità, sarebbe un argomento debole quello che sostiene “perché Spelacchio sì e piazza San Cosimato no?”. E allora parliamo anche di quando la giunta Raggi fa i bandi: quello per le alberature è stato un parto difficilissimo, durato persino otto mesi; poi la giunta l’ha ritirato perché non era adeguato alla normativa sugli appalti che nel frattempo era entrata in vigore. Ma una rondine non fa primavera: e allora ricordiamo il caso di Roma Multiservizi, che ha licenziato 30 lavoratori (per ora) perché il Comune ha dovuto ritirare la gara a doppio oggetto dopo i rilievi dell’Antitrust e prima del suo annullamento definitivo al TAR. Ancora: la commissione trasporti presieduta dal consigliere Enrico Stefàno ha candidamente ammesso che le rimozioni delle auto in sosta vietata a Roma sono rallentate perché ancora non si è fatta la gara. Il problema, e Travaglio l’avrà sicuramente notato, è che questi tre esempi sono soltanto la punta dell’iceberg di una tendenza generale che politicamente involve l’intera gestione a 5 Stelle della macchina comunale a Roma. Prosegue Travaglio su Guerrini e Bergamo:

A questo punto provvede una sciagurata consigliera comunale M5S, Gemma Guerrini, vicepresidente della commissione Cultura, a passare dalla parte del torto, definendo “feticismo la reiterata proiezione di vecchi film”. Una così, vista la sua palese allergia alla cultura, dovrebbe uscire ipso facto d al l’omonima commissione consiliare, altro che vicepresiederla.

Ma i ragazzi del Cinema America, col consueto supporto di grandi registi e attori (ma senza più Carlo Verdone e Sabrina Ferilli) e la solita grancassa dei giornaloni, chiedono non solo le sacrosante dimissioni della Guerrini, ma pure quelle di Bergamo, che non c’entra nulla (non è neppure iscritto al M5S). E ripassano dalla parte del torto.

Ora, non si può che concordare con la richiesta di dimissioni per la consigliera Guerrini, che peraltro ha persino provato per qualche giorno a bollare come “bufala” la storia dei feticisti del cinema, fallendo miseramente. E in effetti Luca Bergamo non c’entra nulla. Ma l’intera amministrazione Raggi che continua da un anno e otto mesi a fare gare soltanto quando le pare, e poi a farsele bocciare dai giudici o a ritirarle perché dimentica che ci sono delle leggi in vigore, quando si dimette?

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