Il piano diabolico del M5S sui vitalizi

Secondo Repubblica i grillini vogliono la Camera per abolire i vitalizi e tornare in campagna elettorale. I renziani hanno un'ideona per mettere loro i bastoni tra le ruote

Goffredo De Marchis su Repubblica oggi “rivela” un presunto “piano diabolico” del MoVimento 5 Stelle che riguarderebbe la presidenza della Camera e il progetto di approvare l’abolizione “dei vitalizi” (ma quali?) che il Partito Democratico ha lasciato alla fine ai grillini come argomento elettorale a causa dei veti incrociati dei suoi al Senato:



In questa rete si fa spazio anche l’interdizione. Luca Lotti, il braccio destro di Renzi, ha un rapporto decennale con Galliani, ottimo con Confalonieri e sente quasi ogni giorno Letta. Insieme discutono anche dei sondaggi post elettorali. Uno ha messo in allarme Forza Italia. La Lega, sull’onda del 4 marzo, sta divorando i consensi di Berlusconi. Per questo bisogna lottare corpo a corpo con Salvini, anche nelle aule parlamentari. Danilo Toninelli tesse i rapporti al Senato e cerca di individuare uno a uno i delegati alle trattative.

Non mancano i legami personali. Il grillino Emilio Carelli, tra i nomi per la presidenza della Camera, coltiva da sempre quello con Letta: era nella selezionata squadra di lobbisti Fininvest ai tempi della legge Mammì (1990). Il capo del team era l’ex sottosegretario azzurro. I mediatori del Pd sono in allarme. L’Aventino dem rischia di favorire il progetto, definito «diabolico», dei 5stelle. Chiedono Montecitorio perché, appena formato l’ufficio di presidenza, approvano grazie all’intesa con Salvini la delibera che abolisce i vitalizi. E su questo pilastro tornano in campagna elettorale.



Fonte: La Repubblica del 23/03/2017

E il Partito Democratico come risponde? Carlo Bertini sulla Stampa fa sapere che anche Matteo Renzi ha un piano diabolico:

Uno scenario estremo, così riassumibile: i due primi attori usciti vincitori alle elezioni, se non si riuscisse a dar vita ad alcun governo, anche per l’ostilità del Pd, potrebbero giocarsi il secondo tempo, ovvero lo «spareggio» subito a ottobre, senza caricarsi l’onere di dar vita ad un esecutivo. Ma facendo «galleggiare Gentiloni» a Palazzo Chigi modificando la legge elettorale in Parlamento, introducendo un premio di maggioranza in modo da dare al secondo tempo il tono di un referendum a due. «La legge elettorale è facilissima da cambiare. È sufficiente un emendamento a quella attuale che introduca il premio di maggioranza.0 Per farlo basta una settimana», ha sentenziato il leader leghista.



Il piano, narrato come extrema ratio, si alimenta dunque degli echi delle parole di Salvini. Ma suona altamente sacrilego alle orecchie del cerchio stretto renziano: che ha già studiato la contromossa per neutralizzarlo. «Paolo salirebbe da Mattarella per rassegnare dimissioni irrevocabili. E a quel punto il Presidente dovrebbe dare un incarico pieno, che obbligherebbe qualcuno indicato da Lega e M5S a chiedere la fiducia per far partire un nuovo governo. E se fallisse, nuove consultazioni, insomma nessuna possibilità di un blitz per andare al voto in ottobre».

In tutto ciò però c’è un piccolissimo problema: Gentiloni non ha alcuna intenzione di andare allo strappo istituzionale con Mattarella per favorire la tattica dell’ex segretario del PD.

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