Così il M5S vuole cacciare Virginia Raggi

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-12-17

Tra i grillini c’è chi valuta la possibilità di togliere il simbolo e cacciare via la sindaca. Sarebbe una scelta suicida, ma la fronda interna non vuole sentire ragioni. E punta anche a Di Maio

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La Giunta Raggi è pericolante. Il MoVimento 5 Stelle è pronto ad abbandonare Virginia Raggi e i parlamentari soffiano nell’orecchio del monarca Grillo per convincerlo a toglierle il simbolo. Le pressioni del fronte dei dissidenti e l’obiettivo comune della leadership di Di Maio fanno sì che l’ipotesi di sospendere la sindaca o di toglierle il simbolo come a Quarto siano le più gettonate tra i grillini. Mentre nella veste di frenatore arriva oggi Davide Casaleggio, il quale avrebbe comunque cercato di frenare Beppe. A ragione, visto che staccare la spina alla sindaca vorrebbe dire commettere l’errore politico del millennio per il M5S.

Così il M5S vuole cacciare Virginia Raggi

I retroscena si susseguono anche sui giornali che fino a ieri hanno difeso la sindaca e Marra, come il Fatto Quotidiano. Luca De Carolis fa sapere che la Raggi ha un piede fuori dal Comune:

E alla fine il bilancio di fine giornata racconta che Raggi traballa come mai: tantissimi la vogliono cacciare, e alimentano i dubbi di Grillo con la paura di nuove mosse della Procura di Roma. Per dirla come un parlamentare: “Se arrivasse qualcosa a carico della sindaca, Beppe non potrebbe difenderla”. COSÌ ORA il garante riflette su ogni ipotesi: compresa quella di revocare il simbolo alla Raggi, diespellerla. Anchese Davide Casaleggio frenerebbe. Oggi Grillo continuerà con i colloqui. Ma la strada si è fatta stretta, per la sindaca. Lo fa capire sin dalla mattina Roberto Fico: “L’arresto di Marra è una cosa gravissima, ora ci riuniamo e troviamo la linea del gruppo”. Ma non c’è nessuna riunione. L’emergenza la gestisce a Grillo, che si rinchiude in albergo coi responsabili della Comunicazione, Rocco Casalino e Ilaria Loquenzi. Ma il caso trabocca.

virginia raggi sfiducia m5s
Anche Annalisa Cuzzocrea su Repubblica disegna un partito in rivolta contro la Raggi con l’obiettivo Di Maio nel mirino:

Stavolta parla chi dice da tempo che qualcosa – nella capitale – non sta funzionando. Che la difesa a oltranza di Raffaele Marra da parte di Virginia Raggi è inaccettabile. E che non chiudere la partita adesso, significherebbe ritrovarsi in difficoltà ancora maggiori se – come pensano in molti nel Movimento – arrivassero nuovi guai giudiziari, magari per la stessa sindaca o per il capo della segreteria politica Salvatore Romeo. L’obiettivo dei falchi è togliere il simbolo 5 stelle alla giunta romana e spingere i consiglieri «a staccare la spina». Ma è una scelta difficilissima, e si continua a parlarne fino a notte. Il fondatore ascolta. Sa che perdere Roma significa perdere molto, in termini di consenso.
Per la prima volta però sta a sentire chi aveva cercato di avvisarlo. Quasi si scusa per non averlo fatto prima. L’unico a tacere – stavolta e per tutto il tempo – è Luigi Di Maio. Il vicepresidente della Camera è accusato dai suoi stessi colleghi di aver dato copertura politica all’operato del “raggio magico” chiedendo autonomia per la sindaca di Roma. Ieri non ha detto una parola, forte – forse – di un’altra resistenza: quella di Davide Casaleggio, che da Milano invita alla prudenza. La serata si chiude così: con Grillo convinto che bisogna rinunciare a Roma per salvare il Movimento e con il figlio del cofondatore che frena e chiede: «E se poi lei non fosse coinvolta?».

Togliere il simbolo e cacciare Virginia?

Il Messaggero invece racconta che anche il M5S Roma valuta la sfiducia alla Raggi. Perché, con l’arresto del braccio destro della sindaca, è indubbio che gli ‘ortodossi’ rivendichino una rivincita e, allo stesso tempo, che la linea di Luigi Di Maio, prodigo nel sostegno alla Raggi, finisca nel mirino. Grillo, lascia trapelare, prende tempo. “Qualsiasi decisione vi verrà comunicata, il M5S ne uscirà”, si limita a dire Paola Taverna uscendo dall’albergo. Da quell’albergo, ormai ‘fortino’ romano di Grillo, che, però, vedrà gli ortodossi pentastellati tornare per chiudere la lunga giornata e, forse, tirare le fila. Intorno alle 22, con Fico ancora all’interno, Carla Ruocco e Nicola Morra varcano il portone. Pochi minuti per riuscirne e scandire che, no, le scuse della Raggi non bastano. E a evitare che la linea dura venga diluita in dichiarazioni di circostanza, ci pensa Fico, dopo un lungo faccia a faccia col leader 5 Stelle: “è chiaro che per me Marra non è solo un tecnico”. Una decisione ‘politica’, dunque, sulla quale, a questo punto, le ore notturne al Forum determineranno il futuro del binomio Raggi-Cinque stelle. Per tutto il pomeriggio la tensione è stata palpabile. Mentre Daniele Frongia valuta la possibilità di dimettersi:

Nei mille colloqui, è lo stesso Frongia a fare la mossa: «Se volete – dice – me ne vado io». Fu lui, infatti, a presentare Marra a Virginia, quando Frongia era un semplice consigliere di opposizione e “don Raffaele” un dirigente del Campidoglio, suo “suggeritore” per il libro che denunciava gli sprechi dell’amministrazione capitolina. Frongia viene trattenuto, le dimissioni restano nell’aria ma il clima è molto pesante. La situazione sembra precipitare quando il capogruppo Paolo Ferrara varca la porta dell’hotel Forum dove c’è Grillo con avvocati e leader del Movimento.
Ferrara va, poi torna in Campidoglio per l’ennesima riunione di maggioranza. C’è anche Marcello De Vito, presidente dell’aula, che se ne va prima del tempo. I consiglieri sono spiazzati, delusi, increduli, arrabbiati. Molti si chiedono come sia stato possibile gestire così, anche dal punto di vista comunicativo, questa situazione. Alla fine, dopo una giornata, si va a dormire. Ma un “grillino”, scendendo la scalinata del Vignola, si lascia scappare: «Ci arriviamo a Natale?».

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Fatale, del resto, risulterebbe un avviso di garanzia diretto alla sindaca. Notizia che circola nei corridoi di palazzo ma che, al momento, non trova alcuna conferma. Al forum va in scena anche il faccia a faccia tra chi, come Di Maio ha sempre difeso Raggi (finendo nel mirino per la vicenda della mail nascosta su Paola Muraro) e chi, come Lombardi, ha da tempo rotto ogni ponte con la sindaca. Quella stessa Lombardi che, secondo l’Espresso, il 22 novembre avrebbe presentato un esposto proprio contro Marra. E va in scena la rivincita degli ‘ortodossi’. “Sono fiera di stare dalla parte giusta”, sottolinea Lombardi laddove Taverna, rivolgendosi a Raggi, incalza: “non basta chiedere scusa”.

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