M5S, rischio scissione degli ortodossi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-09-23

Il Messaggero: in molti pronti ad andarsene dopo il plebiscito per Di Maio. Ma…

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Il Messaggero in un articolo a firma di Stefania Piras racconta oggi che il plebiscito per Luigi Di Maio candidato premier potrebbe spingere alcuni degli ortodossi a lasciare il MoVimento 5 Stelle. I nomi che fa il Messaggero però sono tutti di personalità che non sembrano avere alcuna volontà di lasciare i 5 Stelle:

Il senatore Nicola Morra ha il navigatore impostato verso la festa nazionale del M5S. E ci va per riportare il segnale gps movimentista che secondo lui si è perso, impazzito dietro un cammino innovativo,“governativo”. Lui, Roberto Fico, Carlo Sibilia, Luigi Gallo, Vega Colonnese, Paola Nugnes sono rimasti soli a guidare il dissenso. Lo stesso smarrimento è di Giuseppe Brescia, che guida la commissione per l’accoglienza dei migranti che da quando c’è stata la svolta sulle ong-taxinon ha più toccato palla.
C’è Andrea Coletti, sempre stato critico con la visibilità mediatica drogata di cui hanno goduto solo alcuni nel M5S. C’è pure Roberta Lombardi, che tenterà la via della Regione Lazio rinunciando alla disputa per un nuovo giro in Parlamento. Roberto Fico è a Rimini ma è come se non ci fosse. Era indeciso fino all’ultimo se partire, non partire, parlare o non parlare per niente. Alla fine non ha inviato la sua conferma agli organizzatori e il suo intervento previsto per domani è saltato.

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La pagina FB di Roberto Fico, non aggiornata dal 15 settembre

Secondo il quotidiano Roberto Fico, che ieri non è salito sul palco di Rimini per sua scelta, è quello più determinato all’addio. Ma nella lista degli scontenti c’è anche il senatore Luigi Gallo:

La strategia del silenzio pagherà, pensano i suoi che nel giro delle ultime 72 ore lo hanno visto furioso, poi basito, e ancora sconfortato dalla distanza abissale che si è frapposta tra lui e Beppe Grillo. Il suo silenzio è già valutato a peso d’oro visto che non è rimasto indifferente agli inviti delle feste degli altri, quelli di Mdp che muoiono dalla voglia di scoprire di che pasta è fatta questa ala ortodossa, cosiddetta “di sinistra”.
Gli altri parlamentari, ormai ex ortodossi, hanno vissuto questa fase in pieno anonimato, ovvero votando Luigi Di Maio candidato premier e poi, subito dopo il clic, hanno sfogato i tic. La paura che il Movimento stia diventando qualcosa d’altro, che si stia appiattendo sulla figura del vicepresidente della Camera che gioco forza avrà un potere prima impensabile. «E se Grillo lascia il ruolo di capo politico non sarà indolore», dice Morra che boccia tutto l’iter di selezione del candidato premier, a partire dalle autocandidature: «Si doveva partire da un identikit, dai requisiti che deve avere il nostro candidato, dal cosa e non dal chi».
Il comunicato politico numero 45, gli ortodossi lo conoscono bene è ormai diventato anacronistico. In un ultimo spasmo di protesta il deputato Gallo lo pubblica sui social. E’ quello che parla dei portavoce M5S che non sono peones guidati da un leader. «L’ho scritto per ricordare a tutti noi cosa siamo. Con queste parole noi tutti abbiamo deciso di candidarci ed essere portavoce di un programma e dei cittadini. Questa è la nostra direzione, questo è il nostro obiettivo. Sono le nostre parole guerriere».

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