M5S: a Roma il tribunale riammette nelle liste Mario Canino

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-05-04

Sospesa l’espulsione e il provvedimento di esclusione dalla lista per le Comunali di Roma. Canino era 18. Ora chiederà di essere reinserito tra i candidati

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Il Tribunale di Roma con decreto cautelare odierno, in accoglimento dell’istanza dell’avvocato Lorenzo Borrè, ha sospeso l’espulsione di Mario Canino dal M5s e anche il provvedimento di esclusione dalla lista per le Comunali di Roma (Canino si era posizionato 18/mo alle Comunarie online). Lo ha reso noto lo stesso legale, secondo il quale Canino chiederà di essere reinserito tra i candidati. Mario Canino, insieme a Donatella Cialoni, era stato escluso dalle liste del MoVimento 5 Stelle a Roma. I due attivisti avevano potuto correre alle Comunarie, ottenendo anche un buon numero di voti ma all’atto della composizione della lista a Cinque Stelle si erano visti chiudere la porta in faccia. Il provvedimento, emesso stamattina, è in via di notifica. Il M5S non si è costituito parte civile, non mandando nemmeno riscontro dell’avvenuta notifica. Il 17 maggio si terrà l’udienza confermativa ma il provvedimento è provvisoriamente esecutivo. Le liste elettorali verranno chiuse il 7 maggio.

M5S: a Roma il tribunale riammette nelle liste Mario Canino

Il caso di Mario Canino è abbastanza “semplice”, è stato infatti espulso perché è emerso che nel 2011 era iscritto all’Italia dei Valori. Come è noto da regolamento il M5S ha stabilito il divieto, per i suoi candidati, di essere iscritti ad altri partiti politici. Secondo l’avvocato di Canino però questo divieto riguarda l’iscrizione al momento della candidatura e non riguarda invece le esperienze pregresse (senza contare che Canino non risulta essere stato candidato nelle liste IDV). Risulta invece – come si evince dal suo CV – che abbia ricoperto la carica di Consigliere Municipale ex Municipio IV nelle liste del P.R.C. (Consigliatura 2001-2006). Diverso è il caso della Cialoni, dipendente del Comune di Roma, sarebbe stata espulsa con la motivazione che non avrebbe fatto richiesta di essere messa in aspettativa. Ma anche in questo caso l’obbligo decorre a partire dal momento in cui il candidato viene effettivamente inserito nella lista. Secondo la Cialoni la candidata sarebbe stata esclusa perché al momento di firmare l’accettazione della candidatura avrebbe chiesto di leggere il “contratto” di dodici pagine: «C’erano dodici pagine che avremmo dovuto firmare per accettare. Ho chiesto di poterle leggere, ma mi è stato negato. Poco dopo mi è stato comunicato che non ero candidabile». Secondo l’avvocato della Cialoni (che è lo stesso che segue il caso di Canino) si tratterebbe di una “violazione dei diritti politici e costituzionali“. Il 12 aprile scorso il tribunale di Roma aveva accolto la richiesta di sospensiva delle espulsioni di Paolo Palleschi, Roberto Motta e Antonio Caracciolo. Per loro il giudice “ha accolto la domanda di sospensiva delle espulsioni”, annullando dunque i cartellini rossi, “ma ha giudicato inammissibile” la richiesta di annullare le consultazioni online che hanno visto trionfare Virginia Raggi. Il caso di Canino e Cialoni è però diverso perché i due, a differenza dei tre citati, avevano partecipato alle Comunarie.

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