Il G7 di Torino spacca il M5S di lotta e di governo

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-10-02

La consigliera che chiede libertà per un arrestato, il vicesindaco che appoggia le proteste e la sindaca che non condanna gli autori degli scontri. A Torino il M5S movimentista è un problema per Di Maio e per la sua faccia istituzionale

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“Sembra impossibile. Andrea libero subito”. È il tweet diffuso da Francesca Frediani, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, in Piemonte, alla notizia dell’arresto di Andrea Bonadonna, uno dei leader del centro sociale torinese Askatasuna. L’uomo è stato preso in consegna sabato sera dalla polizia al termine del corteo di protesta contro il G7. Proprio ieri un centinaio fra attivisti dei centri sociali e No Tav si sono radunati nel quartiere delle Vallette per un presidio davanti ai cancelli del carcere in solidarietà alle due persone arrestate ieri in occasione del corteo anti-G7 a Venaria: Anthony Pecoriello, di Pesaro, e il torinese Bonadonna.

La solidarietà del M5S agli arrestati per il G7 di Torino

Ma l’uscita della consigliera, che su Twitter alle critiche ha risposto con un significativo “Ho le spalle larghe, non temete”, non è passato inosservato. Anche perché è finito nel calderone delle accuse del Partito Democratico al MoVimento 5 Stelle piemontese dopo la vicenda dei manichini di Renzi e Poletti bruciati in piazza.
francesca frediani
Sullo sfondo c’è Torino, che ha schivato per una manciata di chilometri il vertice internazionale organizzato a Venaria anziché al Lingotto, spostando anche il baricentro geografico della protesta. «La città non ha avuto danni», gioisce la sindaca Appendino. E benedice la scelta della Reggia: «È stata la decisione corretta per poter garantire la sicurezza di tutti e per mostrare ai ministri una delle bellezze del nostro territorio».

L’attacco di Renzi ad Appendino

L’ex premier ieri ha parlato della protesta a Venaria per il G7 e del suo manichino ghigliottinato per attaccare la sindaca Chiara Appendino e il vicesindaco Guido Montanari senza mai nominarli ma chiaramente riferendosi a loro.

matteo renzi venaria
Il post di Renzi su FB

«Torno a casa e in tv vedo che i manifestanti contro il G7 di Torino stanno decapitando due manichini, uno col mio volto, uno col volto del ministro del lavoro. Questi signori hanno installato una ghigliottina e pensano di essere simpatici ricordando le macabre esecuzioni del passato – ha scritto Renzi – Non mi fanno impressione le pagliacciate. Però in questa vicenda ci sono agenti di polizia, carabinieri, uomini delle nostre forze dell’ordine che vengono feriti sul serio, non a parole. Le botte le hanno prese davvero, loro: hanno prognosi fino a 40 giorni. E ci sono squallidi amministratori comunali che non hanno avuto la forza – o la voglia – di spendere una parola per prendere le distanze da certe formazioni anarchiche o presunti tali, da centri sociali, da persone abituate a vivere di violenza quantomeno verbale», ha sostenuto.

La risposta di Montanari e del M5S

Il riferimento, trasparente, è alla sindaca e al vicesindaco Montanari. Proprio Montanari ieri era finito nelle polemiche per un post su Facebook, poi rimosso, in cui esprimeva apprezzamento per le riproduzioni giganti delle brioche – da lui evocate nei giorni scorsi per attaccare i ‘grandi’ del G7 – che ieri hanno sfilato in testa al corteo conclusosi con gli scontri con le forze dell’ordine. “Belle le brioche da portare i ministri del G7. Che sia un corteo pacifico colorato e gioioso”, scriveva il vicesindaco a commento di una foto degli enormi croissant.
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Spiega oggi Paolo Griseri su Repubblica che c’è ormai una spaccatura nel M5S tra l’ala istituzionale e quella più vicina ai centri sociali torinesi nei quali militano almeno quattro dei 25 consiglieri comunali pentastellati. Appendino sa che senza l’appoggio di quell’area la sua granitica maggioranza in municipio sarebbe a rischio. Così è costretta a barcamenarsi.

La luna di miele tra Appendino e i centri sociali

La luna di miele tra Appendino e i centri sociali torinesi, spiega sempre Repubblica, ha garantito per quasi un anno alla prima cittadina una navigazione relativamente tranquilla. Ora però il movimento passa all’incasso e mostra di non gradire il prevalere del profilo «di governo» dell’amministrazione. Le frasi pronunciate ieri da Di Maio, oltre allo scontato appoggio alla sindaca, dicono che nemmeno il candidato premier dei 5 Stelle appoggia la linea movimentista di una parte dei grillini torinesi. La sottolineatura del fatto che «le violenze non fanno parte del Dna del Movimento 5 Stelle» e ancor di più l’affermazione che «non è giustificabile la macabra provocazione con i manichini di Renzi e Poletti» avrebbero potuto dare ad Appendino l’appiglio per affrancarsi dal commissariamento dell’ala dura del movimento.

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Lo status di Montanari sulle brioches

Ma la Appendino non lo ha fatto. E questo non può che dare in prospettiva ai nervi a Di Maio, che invece cerca di fare il giro delle sette chiese da anni per accreditarsi come leader di una forza tranquilla, pacifica, istituzionale. Ora bisognerà capire se e quanto la doppia linea di pensiero tra i grillini peserà nei rapporti tra Regione e Comune, oltre il G7. E quali ripercussioni avrà a livello nazionale.

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