Luigi Di Maio e il grande ritorno della bufala del microcredito a 5 Stelle

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-03-13

Attivisti e portavoce a 5 Stelle festeggiano l’anniversario dell’apertura di un albergo in Campania spiegando che stato fatto “grazie al microcredito del MoVimento 5 Stelle”. Ma dietro quest’affermazione c’è il più riuscito intervento di “narrazione” fatto dai parlamentari del M5S da quando sono in Parlamento

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Da quando sono entrati in Parlamento per aprirlo come una scatoletta di tonno i deputati e i senatori del MoVimento 5 Stelle si sono distinti per una singolare idiosincrasia nei confronti della trasparenza e dell’onestà intellettuale. Un esempio è rappresentato dalla questione dei soldi che il M5S dà alle piccole e medie imprese versando le restituzioni mensili nel Fondo per il Microcredito. Periodicamente in occasione dei Restitution Day il M5S ci ricorda quanto ha donato: sedici milioni in tre anni.
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La storia del microcredito a 5 Stelle che fa aprire migliaia di aziende

A volte per necessità di propaganda i conti di quanto il MoVimento ha restituito ai cittadini vengono leggerissimamente gonfiati, ma questo fa parte del gioco politico di dover far vedere che pur non riuscendo a fare nulla perché all’opposizione i portavoce del 5 Stelle almeno una cosa la stanno facendo: non rubare o sprecare i soldi dei cittadini. Di recente Luigi Di Maio ha preso parte alla festa di anniversario per l’apertura di un ristorante – l’Antico Casale di Montemarano (AV) che secondo quanto spiega il gestore su Facebbok è stato aperto grazie al fondo per il microcredito finanziato proprio – non ci crederete – dal MoVimento 5 Stelle. Non a caso il gestore annunciava che il giorno dell’anniversario proprio il vicepresidente della Camera Di Maio sarebbe stato a pranzo per festeggiare la lieta ricorrenza. Molti attivisti del 5 Stelle sostengono che è proprio grazie al microcredito finanziato grazie alle decurtazione degli stipendi dei parlamentari del 5 Stelle che l’azienda Antico Casale è riuscita ad aprire. Nella realtà delle cose è però impossibile stabilire se siano stati utilizzati proprio i soldi “dei 5 Stelle” o altri perché una volta finiti nel Fondo di Garanzia sono tutti uguali. Se da una parte è vero che il titolare ha ricevuto nel dicembre 2015 (qui alla riga 26103) un finanziamento a medio termine da parte del Fondo di Garanzia per le PMI gestito dalla Banca del Mezzogiorno Medio Credito Centrale parte dei quali fanno parte del “Programma Operativo Nazionale FESR – Ricerca e Competitivita 2007-2013”. Al programma di finanziamento del Fondo di Garanzia possono ovviamente accedere tutte le piccole e medie imprese italiane e soprattutto l’erogazione dei fondi non è decisa dai 5 Stelle ma dal Ministero per lo Sviluppo Economico. La riserva PON grazie alla quale è stato finanziato il progetto che ha consentito l’apertura dell’Antico Casale ammontava a 150 milioni di euro che dovevano essere utilizzati entro il 31 dicembre 2015. Attraverso la  dotazione della riserva PON potevanoo essere garantiti finanziamenti per un importo complessivo di almeno 800 milioni di euro richiesti da aziende localizzate in una delle Regioni Obiettivo Convergenza (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia) per una copertura massima fino all’80% del finanziamento. Luigi Di Maio non si è vantato pubblicamente del grande risultato ottenuto grazie ai 5 Stelle. La stessa cosa però non l’hanno fatta altri esponenti pentastellati tra i quali il consigliere regionale della Campania Gennaro Saiello che su Facebook spiegava che la struttura era stata aperta “anche grazie al Microcredito5Stelle” che grazie al taglio degli stipendi “ha già creato 4000 nuove piccole e medie imprese”. Impossibile non notare il tentativo del partito di Beppe Grillo di strumentalizzare la vicenda e mettere il cappello sul successo di un imprenditore che ce l’ha fatta grazie agli aiuti dello Stato, quindi di tutti i cittadini italiani.
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Cos’è il Fondo di Garanzia delle PMI

Il cosiddetto Fondo di garanzia del Movimento 5 Stelle alle imprese è però solo una delle voci del bilancio del Fondo di garanzia delle Pmi  che è gestito dal MISE. il Ministero per lo Sviluppo economico. L’erogazione del credito – agevolato perché non richiede che il richiedente fornisca garanzie reali (come ad esempio la casa) per accedere al prestito – è invece gestito da un insieme di banche guidate dalla Banca del Mezzogiorno – Mediocredito centrale. Il Fondo di Garanzia è stato istituito (come si legge qui) dalla Legge n. 662/96 (art. 2, comma 100, lettera a) ed è operativo dal 2000 mentre lo strumento del microcredito è stato introdotto in Italia da una legge del 2010 (141/2010). È solo nel 2014 però che con un decreto attuativo del Ministero ha disciplinato l’accesso al microcredito semplificando i requisiti di accesso al credito e rendendo possibile quello che i 5 Stelle chiamano Microcredito a 5 Stelle. Ma che di fatto non lo è. In sostanza la principale novità introdotta dal decreto del 2014 era quella di poter ricorrere al microcredito utilizzando lo Stato come garanzia per l’80% (il restante 20% deve essere coperto dal richiedente) quindi non è del tutto vero che il microcredito è assolutamente senza garanzie reali.Nel suo complesso il Fondo di Garanzia ha una dotazione di quasi 2 miliardi di euro (la legge di stabilità 2015 ha stanziato 700 milioni di euro per il 2016). C’è da notare che secondo il report del 2015 i finanziamenti erogati con il microcredito restano decisamente minoritari rispetto ad altre forme di di finanziamento.
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Non tutto questo denaro però fa parte delle disponibilità del microcredito che può contare su una dotazione di 30 milioni di euro messa a disposizione dallo Stato alla quale si aggiungono i 16 milioni versati in tre anni dai parlamentari del Movimento Cinque Stelle- Inoltre quando si è trattato di votare in Parlamento meccanismi di finanziamento del fondo che all’articolo 1 comma 5 ter stabilisce che:

Al fondo di garanzia a favore delle piccole e medie imprese di cui all’articolo 2, comma 100, lettera a), della legge 23 dicembre 1996, n. 662, e successive modificazioni, possono affluire, previa assegnazione all’entrata del bilancio dello Stato, contributi su base volontaria per essere destinati alla microimprenditorialità ai sensi e secondo le modalità di cui all’articolo 39, comma 7-bis, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214. Con decreto del Ministero dell’economia e delle finanze, da adottare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono definite le modalità di attuazione del presente comma nonché le modalità di contribuzione da parte di enti, associazioni, società o singoli cittadini al predetto fondo di garanzia di cui all’articolo 2, comma 100, lettera a), della legge n. 662 del 1996.

i pentastellati hanno votato contro, quindi non si può certo dire che i 5 Stelle siano tra i maggiori sostenitori (dal punto di vista finanziario e politico) del microcredito. Bisogna però dare atto al MoVimento 5 Stelle di aver messo a disposizione degli uffici per consentire alle PMI di reperire le informazioni e la consulenza necessaria per accedere al Fondo. Chiamatela mossa di opportunità politica ma questo era qualcosa che tutti i partiti potevano fare senza doversi tagliare lo stipendio.
 
 

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