“Lo rivedo una sera completamente afono in mezzo a una distesa di pasticche fare no con la testa al direttore del teatro che insisteva per annunciare la sua indisposizione, ma lui diceva che si canta o non si canta e non ci sono scuse, e poi cantò come un funambolo sul filo, meraviglioso. Da queste poche parole credo si capisca bene che di mio padre sono stata una fan, una fan senza dubbio molto fortunata, per cui concedetemi di ringraziarlo per tutte le volte che dalla seggiola di un palco, o dalla poltrona in cui ero seduta, con le tante sfumature del suo canto, per una frase struggente, con un pianissimo o un acuto squillante, mi ha acciuffata al volo e mi ha portata in alto in alto”.
E il mondo intero ha sempre riconosciuto questa sua grandezza. Immenso nel modo di cantare e di portare avanti, con la sua voce, quel mondo della lirica spesso considerato “per pochi”. In realtà, Luciano Pavarotti – prima di altri – è stato il primo tenore a rendere “pop” anche questo tipo di musica.