Lo slut shaming contro le ragazzine finite nella "Bibbia 3.0"

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-05-05

Il Giornale pubblica un servizio sull’archivio di immagini e video di minorenni nude che circola principalmente su certi gruppi Facebook e gli utenti se la prendono con le vittime definendole “troie” o cagne.

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C’è uno spettro che si aggira per l’Internet, è quello dello slut shaming sistematico e organizzato in decine di cartelle e migliaia di immagini diffuse tramite alcuni gruppi Facebook. Si tratta di raccolte meticolosamente organizzate con nomi, cognomi di ragazze la cui unica “colpa” è quella di essersi fatte (o fatte fare) delle foto o dei video hot e hard. Alcuni video, la maggior parte per la verità, sono stati diffusi senza l’esplicito consenso delle dirette interessate che in diversi casi sono minorenni.
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Sento le sirene

In principio c’era (e nell’archivio c’è ancora) il video noto con il nome di “Forza Chiara”, ma poi ne sono venuti anche altri. Il video della ragazzina ripresa mentre fa sesso in una discoteca di Torino? C’è. Quello della ragazzina – anche lei minorenne – di Pordenone che le “esce” in favore di videocamera in spogliatoio per fare uno scherzo assieme ad un’amica? Pure.

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Ovviamente il cognome è stato “uscito” prontamente

A rendere noto quello che in molti sull’Internet sapevano è stato un articolo di oggi del Giornale firmato da Giuseppe De Lorenzo e  Marco Vassallo dove si parla della “Bibbia” come di un porno dossier. E visto che negli archivi ci sono nomi e cognomi di molte di quelle sconosciute (che spesso non si vedono nemmeno faccia) è giusto sputtanare anche coloro che a quella diffusione hanno partecipato. Sono i gruppi Facebook “ignoranti”, la versione per bimbiminkia dei chan di 4chan e affini con l’aggravante che invece che produrre meme producono instant-cancer. Il tormentone “escile”? È venuto fuori da lì. Sono per lo più gruppi chiusi o segreti: Pastorizia Never Dies, il gruppo della pagina Facebook Sesso Droga e Pastorizia, #IlCanile, #Acazzoduro, Brigata Togliatti e i vari Welcome to Favelas (con relativa pagina), Welcome to Degrado, Degradoland, Fabbrica del Degrado. Infinite variazioni su un tema. Significa che gli admin di questi gruppi sono gli autori dell’archivio? Assolutamente no, ma ne hanno tollerato la diffusione, così come è stata tollerata – ed anzi incoraggiata – la ricerca e la pubblicazione di immagini e video.
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TAAAAC

Certo, ora nei vari gruppi si corre al riparo cercando di eliminare i link al google drive o al dropbox della Bibbia ma è inutile nascondersi, se quegli archivi sono stati creati e hanno preso a circolare è stato proprio grazie a certi gruppi Facebook. Insomma non è che per trovare la Bibbia (1.0, 2.0, 3.0 o quello che sarà) era necessario navigare nel famigerato deep web o fare un salto su IRC. Anche perché la maggior parte degli utenti non sa nemmeno come si fa.
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La presentazione del terzo volume della Bibbia

Il Fappening all’italiana

È cosa nota, soprattutto a chi frequenta i siti pornografici – che il genere amatoriale è quello più in voga nel nostro Paese. Ne è una prova lo status di “culto” del quale godono Alex Magni e la casa di produzione di film porno amatoriali CentoXCento. Ed infatti nella Bibbia non si trovano celebrità ma ragazze normali, sconosciute ai più. L’eccitazione non sta tanto nelle immagini quanto nel sapere chi sono le “cagne”. Non a caso la maggior parte dei commenti quando un utente pubblica la foto di una di queste ragazze nel gruppo non riguardano la richiesta di nuove foto quanto quella circa le generalità della ragazza: nome, cognome e anno di nascita (più tende al 2000 meglio è). Cosa se ne faccia uno a caso che passa sull’Interwebs del nome e del cognome di una che ha mostrato le tette in cam? Se la conosci l’hai già riconosciuta, altrimenti che fai, la contatti sperando di scopare? Solo perché è una che si mostra (ammesso e non concesso lo abbia fatto volontariamente) nuda a tutti non vuol dire che sia disposta ad andare con tutti. Ma del resto sono in molti quelli che sotto i post di Sasha Grey su Facebook le chiedono cose tipo “quando vieni in *nazione a caso” nel tentativo di organizzare un incontro per portarsela a letto. Ci sono sistemi davvero più semplici per trovare persone disposte a fare sesso senza troppo problemi. Mi dicono che Tinder funzioni abbastanza bene anche nel nostro Paese, ad esempio.
 

Laggente vogliono meno perbenismo (e più slut shaming)!1

Ma torniamo allo slut shaming e a questa forma di cyberbullismo che è la Bibbia. A quanto pare gli utenti dei gruppi non l’hanno presa proprio bene e invece che tentare di capire perché il loro sistema non può funzionare (più persone sanno della Bibbia più materiale viene raccolto per l’edizione successiva) preferiscono concentrarsi sulla definizione 2.0 di “troia” per rispondere ai vari moralfag che gli dicono che in fin dei conti la Bibbia è qualcosa di sbagliato. Ci sono poi gli utenti talmente furbi da bullarsi in pubblico della potenza del proprio gruppo. Siamo i migliOH WAIT arriva l’admin a bannarlo dopo averlo redarguito di fronte a tutti: idiot shaming?

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Prima regola dei gruppi chiusi, mai parlare dei gruppi chiusi

C’è quello che “scrive al Giornale” per spiegare che secondo il suo personale codice etico (e codice penale) non è che se una è minorenne allora è meno troia (sic) perché le minorenni di oggi non possono essere paragonate a quelle di quarant’anni fa. Secondo il nostro esperto di diritto penale e di cybercrimini quando una ragazzina compie tredici anni la società (i genitori in primis) devono accettare il fatto che in virtù del progresso tecnologico perderà quell’innocenza che era tipica della sua età.
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È divertente che la stessa persona commentando la notizia del Giornale aggiunga però “è la prima volta che sento parlare di questo fantomatico prodotto digitale,di cui comunque non farò mai ricerca”. Qualcosa non torna.
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C’è la ragazza che insulta le vittime, perché mandare un video o una foto ad una persona (magari il proprio ragazzo) significa consentire che lo veda tutta Italia. Perché – e il falso perbenismo è proprio quello di coloro che dicono “non scandalizziamoci, a quell’età sono così” – la colpa è di chi “commette la cazzata” e non di chi ha diffuso il materiale o ha consentito che sui gruppi si postassero le foto che – guarda caso – poi sono finite nella Bibbia. Che la Bibbia non sia la creazione di questo o quel gruppo è ovvio, ma come mai se ne parla solo all’interno di certi gruppi e non in altri? A quanto pare è un elemento che fa parte della cultura di un certo tipo di Facebook.
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Aiuto le spiehhh!11

Tutti i commentatori sembrano essere d’accordo sul fatto che “se la sono cercata”. Che è un po’ come dire se ti vesti “da troia” è ovvio che il maschio di turno ti può violentare, stuprare o molestare. Te la sei cercata, la colpa è dell’educazione che i genitori ti hanno impartito. E non deve suonarvi strano vedere come siano molte ragazze ad attaccare le vittime, in fondo è cosa abbastanza nota che il cyberbullismo sia l’evoluzione digitale del bullismo femminile.
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Troia è quando Ornella Colombo fischia

È innegabile che su certi gruppi gli utenti vengano spronati a cercare e a condividere foto, video e informazioni delle “troie” (ma anche di tutta una serie di sottocategorie di “imperfetti” da esporre al pubblico ludibrio). Una sorta di gara dove chi porta più materiale viene riconosciuto il suo status di insider e conquista il diritto a non essere definito bimbominkia o risvoltinato. Prendersela con i giornalisti de Il Giornale per aver rivelato l’ovvio e tentare di negare l’evidenza è ridicolo. Così come è ridicola (su gruppi da 100 mila utenti) la caccia alle spie. I giornalisti e probabilmente anche le forze dell’ordine sono sempre stati all’interno di quei gruppi così come c’erano su 4chan o su Diochan. Benvenuti su Internet ragazzi, siete gli ultimi arrivati.

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