I 14 indagati nell’inchiesta sulla Link University di Roma

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-07-15

Dall’inchiesta, secondo quanto si apprende, emergerebbe che la Link e il ‘Consortium for research on intelligence and security services’ avrebbero simulato l’esecuzione di progetti di ricerca e sviluppo che avrebbero loro consentito di godere di crediti fiscali

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La Guardia di Finanza sta eseguendo una serie di perquisizioni e acquisizioni di atti alla Link University di Roma nell’ambito di un’indagine coordinata dalla procura di Roma in cui sono indagati a vario titolo 14 persone in rapporti diretti e indiretti con l’ateneo. Dall’inchiesta, secondo quanto si apprende, emergerebbe che la Link e il ‘Consortium for research on intelligence and security services’ avrebbero simulato l’esecuzione di progetti di ricerca e sviluppo che avrebbero loro consentito di godere di crediti fiscali.

I 14 indaganti nell’inchiesta sulla Link University di Roma

Tra gli indagati ci sono diverse figure di vertice dell’università tra cui il rettore Claudio Roveda, il presidente della società di gestione ‘Gem’ Vanna Fadini, il membro del Consiglio d’amministrazione e presidente della scuola per le attività Undergraduate e Graduate Carlo Maria Medaglia, il direttore generale Pasquale Russo. Simulando l’esecuzione di progetti di ricerca e sviluppo, la Link e il Consortium avrebbero maturato – si legge nel decreto di perquisizione – “inesistenti crediti di imposta che avrebbero poi utilizzato in compensazione in occasione del versamento delle imposte da loro dovute”.

link university roma
Le società hanno poi “ottenuto indietro parte del denaro versato alle società commissionarie attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti con conseguenti movimenti finanziari di rientro delle somme originariamente versate”. L’indagine nasce da una serie di informative del nucleo di polizia economico finanziaria di Firenze e Roma e dell’Agenzia delle Entrate. Alla Link i finanzieri stanno acquisendo documenti contabili ed extracontabili, computer, server, agende, documenti bancari, registrazioni di videoconferenze. Tutto materiale che sarà necessario a ricostruire le modalità e i soggetti coinvolti nei progetti di ricerca e sviluppo messi in piedi dalla Link e dal Consortium.

Le indagini sugli esami facili alla Link University

Il 14 maggio scorso la procura di Firenze aveva invece chiuso le indagini sui presunti «esami facili» effettuati all’università privata Link Campus con 71 indagati per associazione a delinquere e falso. Tra loro il presidente della scuola, che rilasciava lauree riconosciute dallo Stato, l’ex ministro Vincenzo Scotti, vertici amministrativi dell’ente, docenti e studenti, fra cui ci sono molti poliziotti. L’atto di conclusione delle indagini è del sostituto Christine von Borries, del procuratore aggiunto Luca Turco e del procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo. tra i 71 indagati che hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini c’è il fondatore e presidente dell’Università privata, oltre che docente di economia politica, l’ex democristiano sette volte ministro Vincenzo Scotti, 86 anni, accusato di associazione per delinquere finalizzata ai falsi esami, assieme a Claudio Roveda, rettore e membro del cda, Pasquale Russo, direttore generale, Pierluigi Matera componente del Senato accademico, Maurizio Claudio Zandri coordinatore del corso di laurea.

Tra gli indagati anche Veronica Fortuzzi consulente dell’ex ministro della difesa Trenta, oltre ad altri docenti, ricercatori, amministrativi. Stessa accusa anche per Felice Romano, segretario nazionale del Siulp, il sindacato di polizia che con la Link aveva stipulato una convenzione per i propri iscritti. In quel documento, dell’aprile 2017, si stabiliva una «collaborazione per favorire la formazione, istruzione e aggiornamento del personale di polizia», arrivando poi a un accordo tra la Fondazione Sicurezza e libertà di cui il Siulp è socio per proporre agli iscritti e ai parenti e amici l’iscrizione alla Link, in particolare per quelli provenienti dalla Toscana.

I corsi indicati erano il triennale di Scienza della politica e delle Relazioni internazionali e la laurea magistrale in Studi strategici e scienze diplomatiche. Per entrambi c’era l’indicazione che gli esami sarebbero stati sostenuti nella città di provenienza, mentre l’unica sede autorizzata era Roma.

vincenzo scotti link campus university

Scotti creò nel 1999 l’Università di Malta, poi diventata Link nel 2011 con il riconoscimento del ministero dell’Istruzione. Sotto inchiesta i corsi degli anni 2016-2017 e 2017-2018. Secondo quanto ricostruito dalle indagini i poliziotti avrebbero sostenuto esami finti, con il permesso di copiare liberamente, senza mai vedere i professori, che però avrebbero poi firmato i verbali degli esami. Invece di svolgere gli esami nella sede di Roma gli studenti in qualche occasione sono stati mandati anche nella sede di una cooperativa all’interno del mercato ortofrutticolo di Firenze. Ai poliziotti iscritti al Siulp bastava versare alla Fondazione Sicurezza e libertà una retta di iscrizione di 600 euro (oltre ai 3.500 della retta universitaria) che finiva in un conto corrente a San Marino.

La storia di Mifsud e del Russiagate

Nel 2019 invece uscì fuori la vicenda del Russiagate e di  Joseph Mifsud, il professore dell’università Link Campus di Roma che nel 2016 avrebbe informato George Papadopoulos — all’epoca consigliere della campagna elettorale di Donald Trump —dell’esistenza di «migliaia di mail imbarazzanti su Hillary Clinton», in possesso dei russi. Per oltre un anno il procuratore Robert Mueller ha indagato su un possibile complotto ordito contro la Clinton dal comitato elettorale di Trump e il Cremlino. Al termine dell’inchiesta Mueller ha dichiarato di non aver raccolto prove sufficienti a dimostrarlo, ma ha comunque raccontato le trame e lo scambio di documentazione. Per questo il ministro della Giustizia di Trump William Barr incontrò in due occasioni i servizi segreti italiani. La seconda è stata raccontata all’epoca dal Corriere della Sera:

Barr torna a Roma e incontra nella sede del Dis di piazza Dante lo stesso direttore, il capo dell’Aise Luciano Carta e quello dell’Aisi Mario Parente. Con loro c ’è anche il procuratore Dhuram. Viene rinnovata la richiesta — già rivolta a Gran Bretagna e Australia — di mettere a disposizione eventuale documentazione raccolta in questi anni. L’attenzione si concentra su Mifsud, visto il ruolo chiave che gli ha assegnato Papodopoulos. Agli atti ci sono diversi incontri tra i due, alcuni anche in compagnia di Olga Polonskaya, ex manager di una società russa che si sarebbe presentata come amica dell’ambasciatore russo a Londra. Barr insiste più volte sulla necessità di scoprire che fine abbia fatto.

trump conte salvini

Nonostante risultasse irreperibile dal 2017, il professore avrebbe alloggiato infatti a Roma, in un appartamento intestato a una società collegata con la Link Campus ,fino a maggio 2018. Barr chiede notizie sull’Università e sui collegamenti con M5s. Al termine dell’incontro Vecchione informa Conte. Chi altri è a conoscenza della riunione? Il 30 settembre una nota di palazzo Chigi rende noto che il presidente del Consiglio ha incontrato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini e quello degli Esteri Luigi Di Maio, ma senza specificare il motivo. Sarà il Copasir a dover accertare se si sia parlato anche delle missioni di Barr e Dhuram.

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