L'incontro di Di Maio con i lobbisti

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-07-21

Un grillino tra i lobbisti è una novità: benché in abito grigio e cravatta, in omaggio alla poliedricità di un fenomeno trasversale anche in fatto di estetica. Per intercettare la lunga marcia di avvicinamento al potere

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Massimo Franco sul Corriere della Sera ci racconta oggi di un incontro tra Luigi Di Maio e i lobbisti che il MoVimento 5 Stelle vuole scacciare dal Parlamento. L’incontro si è svolto nella sala di Palazzo Firenze, a due passi dalla Camera e dal Pantheon:

Davanti ha i punti di contatto tra multinazionali, forze politiche e opinione pubblica: rappresentanti di Enel, Vodafone, Microsoft, Confindustria, Codacons, Fastweb, 3M, fondazioni, assicurazioni, studi legali, reti di manager. Deve convincerli che il Movimento sta cambiando, si sta evolvendo. Riflette un pezzo di Italia, e sta fuori ma anche dentro il Palazzo, perché ha la pretesa di cambiarlo. «Siete ancora sulla linea del fuori i lobbisti dal Parlamento?», gli chiede alla fine Fabio Bistoncini della Fb & Associati, che ha organizzato l’incontro ravvicinato, mentre alcuni già sciamano verso il giardino interno, gli aperitivi e le tartine. E Di Maio, pacato, sorridente, risponde che «dal gennaio del 2014» ha deciso di sostenere una legge che «regolamenti la partecipazione dei gruppi di interesse alle procedure legislative». Un grillino tra i lobbisti è una novità: benché in abito grigio e cravatta, in omaggio alla poliedricità di un fenomeno trasversale anche in fatto di estetica.

luigi di maio referendum sull'euro
L’incontro, spiega il Corriere, serve a costruire il dopo-Renzi per quello che è il candidato in pectore dei grillini alla presidenza del Consiglio:

Per intercettare la lunga marcia di avvicinamento al potere, dopo le conquiste di Roma e Torino con i sindaci Virginia Raggi e Chiara Appendino, bisogna passare anche attraverso riunioni di questo tipo: a porte chiuse, senza diaframmi. Il vicepresidente della Camera è indicato come un possibile candidato a Palazzo Chigi. E se la stagione di Matteo Renzi dovesse tramontare e gli altri partiti non riuscissero a trovare un baricentro, non si può escludere che prima o poi succeda. L’Italia del trasformismo già bussa alle porte del M5S per conoscere Di Maio; e anche quella che semplicemente è costretta a prendere atto di non poter prescindere da chi prende un terzo dei voti. Non è chiaro se colpisca di più Di Maio tra i lobbisti, o i lobbisti che lo stanno ad ascoltare per oltre un’ora. Ma si tratta comunque di un segno dei tempi.

Ilario Lombardo sulla Stampa scende ancora più nei dettagli:

In realtà, il giovane pentastellato ha dato un altro colpo di scalpello al Movimento, per plasmarlo secondo la sua idea, meno di piazza e più di palazzo. Lo ha fatto dopo essersi accodato alla campagna anti-lobby del M5S, dal 2013 a oggi, come ricordano bene alla Fb. È stato da Hebron dieci giorni fa che Di Maio ha attaccato Renzi dicendo che «lobby decotte del petrolio, dell’editoria gli stanno chiedendo il conto». E appena ieri la capogruppo Laura Castelli sulla Stampa ha parlato di una nuova lotta di classe tra i cittadini e le lobby. Eppure, nonostante tutti i proclami battaglieri, nonostante «lobby» sia la parola più in bocca ai 5 Stelle dopo «casta», Di Maio ha accettato il confronto. «E’ stata certamente un’apertura – conferma Bistoncini – Mi ha dato l’impressione di una persona che non ragiona per pregiudizi. Sa bene che i gruppi di interesse non sono tutti uguali e che quando hai ambizioni di governo non puoi non avere rapporti con le lobby».

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