L'Imu agricola e il pasticcio dei comuni montani

Una classificazione a prima vista bizzarra e i ricorsi al TAR

La nuova versione dell’IMU agricola rischia di finire in un bel pasticcio. La tassa che porta 280 milioni di gettito nelle casse dello Stato, necessari a coprire la misura degli 80 euro in busta paga, sarà oggetto di ricorsi e class action già annunciati da vari partiti politici. Ma la questione giudiziaria più spinosa è quella che pende al TAR e, ci racconta il Corriere della Sera, prende il via dalla classificazione dei comuni che devono pagarla:
 



Per i comuni montani è prevista l’esenzione totale del versamento dell’Imu agricola. I proprietari dei terreni, insomma, non pagano alcunché. Nei comuni parzialmente montani l’esenzione esiste, ma solo per i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali. Negli altri comuni chi possiedeun terreno agricolo deve, invece,pagare la relativa imposta.Tutto chiaro, se non fosse che a stabilire il carattere montanodi un comune è la catalogazione dell’Istat che presta il fianco al ricorso dell’Anci Lazio. Tanto che ieri l’Istituto statistico, per effetto di un’ordinanza del Tar, ha dovuto depositare una relazione per argomentare e chiarire quali siano i criteri utilizzati per classificare i comuni montani e non montani. La controversia è alimentata da una semplice ragione: il criterio non è altimetrico. I comuni, cioè, non sono ordinati in base all’altezza sul livello del mare. Motivo per cui Gesualdo (Avellino), posto a 670 metri di altitudine, secondo l’elenco dell’Istat,non è montano. Lo sono, al contrario, i comuni sardi di Domusnovas e Tratalias sebbene, rispettivamente, a trenta e, addirittura, zero metri sul livello del mare. Stando così le cose, dunque, sono esentati.


Non si tratta di sviste isolate.La lettura dell’intero elenco Istat restituisce una classificazione bizzarra:



Monte Argentario(Grosseto), località balneare a 5 metri sul livello del mare, è un comune montano. A dispetto del nome però non lo sono, comuni come Montefiascone (Viterbo) e Montemiletto (Avellino) arroccati a 600 metri di altitudine. L’etimologia, del resto, non ha suggerito alcunché ai classificatori. Piedimonte Matese (Caserta), malgrado si intuisca collocato ai piedi di una montagna, è un comune montano, mentre Piedimonte Etneo è considerato parzialmente montano. C’è poi il caso dei Castelli Romani oggetto di un’interrogazione parlamentare dei 5 Stelle. I comuni di San Cesareo (312 mt) e Colonna(343 mt) sono considerati montani, mentre Rocca di Papa(680 mt) e, soprattutto, Rocca Priora (768 metri di altitudine e sede della comunità montana) nell’elenco Istat risultano parzialmente montani. Proprio come il comune di Roma. Abbastanza per spingere l’Anci Lazio e una serie di sindaci a non mollare la presa davanti al Tar. Enrico Michetti, l’avvocato che assiste l’Anci, è netto: «Se la relazione dell’istituto di statistica è insoddisfacente, nei prossimi giorni chiederemo al Tar la sospensiva immediata o, peggio, ricorreremo al Consiglio di Stato».