Come il caso Lifeline rischia di scoppiare in faccia a Toninelli e Salvini

Categorie: Attualità, Fatti

La ONG pubblica la registrazione che le consente di battere bandiera olandese. Il ministro ieri sera aveva mostrato la comunicazione del governo olandese che spiegava che la Ong “utilizza un certificato internazionale ICP per imbarcazioni da diporto che può essere usato per dimostrare la proprietà del vascello quando viaggia all’estero”. Ma non giustifica la bandiera

Il caso Lifeline rischia di scoppiare in faccia al governo Lega-M5S. Ieri il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ha annunciato l’avvio di un’indagine della Guardia Costiera italiana sulla nave della ONG: il ministro ha denunciato la presunta irregolarità del registro della nave e annunciando l’imminente sequestro.



Come il caso Lifeline rischia di scoppiare in faccia a Toninelli e Salvini

Il problema è che proprio ieri sera la Lifeline ha pubblicato la registrazione che le consente di battere bandiera olandese. Il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture –a capo della Guardia costiera –ha mostrato durante la diretta la comunicazione ricevuta dalle autorità marittime olandesi. Il testo– che il Fatto Quotidiano ha pubblicato e ne parla oggi in un articolo a firma di Andrea Palladino  – spiega che la Ong “utilizza un certificato internazionale ICP per imbarcazioni da diporto che può essere usato per dimostrare la proprietà del vascello quando viaggia all’estero”. Esisterebbe, dunque, un documento ufficiale della nave, ma che non rappresenterebbe una reale attestazione di bandiera: “Questo documento non può essere interpretato come base per una nazionalità olandese, né costituisce il diritto di utilizzare bandiera del Regno dell ’Olanda, come definito dall’articolo 91 dell’Unclos ”, scrive nella comunicazione ufficiale il Rescue Coordination Center della Guardia costiera dei Paesi Bassi.



L’AGI ha spiegato ieri che l’inchiesta di bandiera a cui l’Italia intende sottoporre la Lifeline (e anche la Seefuchs) è prevista dalle convenzioni internazionali e dall’articolo 201 del codice della navigazione. Si tratta dell’accertamento dell’effettiva nazionalità di un’imbarcazione attraverso atti di polizia giudiziaria di cui deve essere informato lo Stato di bandiera, ovvero quello che attribuisce la propria nazionalità alla nave. Ogni nave, infatti, può navigare sotto la bandiera di un unico Stato ed è soggetta, in alto mare, alla sua giurisdizione esclusiva. Il termine nazionalità o bandiera collega la nave all’ordinamento giuridico di uno Stato e comporta la soggezione della stessa e dell’equipaggio a bordo alla sovranità di questo. Tale legame, però, deve essere sostanziale: uno Stato attribuisce la propria nazionalità a una nave attraverso la registrazione della stessa in appositi registri (ad esempio il Registro internazionale per l’Italia). Una nave non legittimamente registrata in alcun Paese è priva di nazionalità e quindi soggetta alla giurisdizione di tutte le nazioni. Alle navi prive di nazionalità sono assimilate quelle che navighino sotto la bandiera di uno o più Stati, usandole come bandiere di comodo.

La bandiera di Lifeline e Seefuchs

Ma il sequestro è quindi possibile? Scrive Alessandra Ziniti su Repubblica che  dopo l’annuncio in pompa magna ai due ministri (Toninelli e Salvini) viene spiegato che la Guardia costiera italiana non può eseguire un provvedimento di fermo in acque internazionali. Tanto che dal Viminale si precisa che «nel caso la nave dovesse attraccare in Italia potrebbe farlo solamente se vuota. Successivamente l’imbarcazione verrebbe sequestrata».  Lifeline ha pubblicato anche la foto della conferma di registrazione della nave omonima, datata 19 settembre 2017 con scadenza il 19 settembre 2019, in cui si indica Amsterdam come porto “di casa”. La Ong ha ribadito che l’intervento di soccorso di migranti davanti alle coste libiche è avvenuto in acque internazionali e ha fatto sapere che nella notte ha fornito assistenza a un mercantile intervenuto in soccorso di un altro gommone in difficoltà.



Fonte: Twitter.com

Ieri Toninelli aveva detto che la ONG avrebbe potuto sbarcare i naufraghi che aveva in pancia a Malta o in Libia e poi dirigersi in Italia. Salvini in serata ha ribadito: “Se arriva in Italia la sequestriamo”. Quello che Lifeline ha mostrato è l’ICP (International Certificate Pleasurecraft): non basta per battere bandiera olandese secondo il governo dei Paesi Bassi, anche se su Internet promettono di sì.

La nave fantasma?

Stamattina era uscita la notizia che alcuni dei naufraghi della Lifeline sono stati trasferiti sulla nave commerciale Alexander Maersk. Tra l’altro nel certificato si nota che la barca viene dichiarata di un’altezza di tre metri nel certificato postato. Nei registri si parla invece di otto metri. Le dimensioni dell’imbarcazione registrata presso l’ICP non corrispondono a quelle effettive. La stessa nave è rimasta in secca per sei mesi a Licata senza che a nessuno venisse in mente di controllare alcunché.

E stamattina su Facebook Matteo Salvini è tornato sull’argomento: “La nave fuorilegge Lifeline (Ong tedesca che usa finta bandiera olandese e mi diede del ‘fascista’) è ora in acque di Malta, col suo carico illegale di 239 immigrati. Per la sicurezza di equipaggio e passeggeri abbiamo chiesto che Malta apra finalmente i suoi porti. Chiaro che poi quella nave dovrà essere sequestrata, ed il suo equipaggio fermato – aggiunge il ministro dell’Interno – Mai più in mare a trafficare, mai più in Italia. Sento il Popolo vicino, grazie per l’affetto!”.

Foto copertina da Lifeline su Twitter

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