La lettera di Di Maio a Repubblica

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-03-07

Senza mai nominare il PD, il capo politico del MoVimento 5 Stelle propone, sul giornale più rappresentativo della sinistra italiana, un’alleanza per il governo. Chiedendo quella responsabilità che il suo partito non ha mai fornito durante la scorsa legislatura

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Luigi Di Maio scrive una lettera aperta a Repubblica nella quale riesce nell’acrobazia dialettica di non nominare mai il Partito Democratico ma con un’intenzione chiara: proporre, sul giornale più rappresentativo della sinistra italiana, un’alleanza tra PD e MoVimento 5 Stelle per il governo.

Caro direttore,
come ho avuto modo di dire a caldo commentando i risultati, con il voto del 4 marzo è iniziata la Terza Repubblica, che sarà la Repubblica dei Cittadini. La portata di questo voto è immensa e segna uno spartiacque con tutto quello che è venuto prima. Forse ancora non ne apprezziamo del tutto l’importanza, soprattutto per quanto inciderà sugli anni a venire. Ma una cosa è sicura. Da qui non si torna più indietro.

Il voto ha ormai perso ogni connotazione ideologica. I cittadini non hanno votato per appartenenza o per simpatia, hanno votato per mettere al centro i temi che vivono nella propria quotidianità e per migliorare la propria qualità di vita. La narrazione del “va tutto bene” non ha retto di fronte alla realtà vissuta dagli italiani. Dieci milioni di poveri non possono essere ignorati. 30 miliardi di sprechi non possono non essere eliminati. Una tassazione folle per le imprese non può non essere ritoccata. La sicurezza nelle città giorno e notte non può non essere garantita. La disoccupazione, soprattutto giovanile, non può continuare a dilagare. Questo è il messaggio che arriva forte e chiaro dalle urne.

partito democratico governo m5s

«Politica vuol dire realizzare» disse Alcide De Gasperi. Politica per noi sarà realizzare il programma che abbiamo presentato agli elettori. Politica sarà mantenere gli impegni. Politica sarà onestà. Per decenni i partiti hanno messo al centro i loro interessi, per decenni la formazione dei governi è avvenuta con il bilancino per accontentare gli appetiti dell’uno e dell’altro. L’obbiettivo erano sempre e soltanto le poltrone, mai gli interessi dei cittadini. Questo è il passato. Ora i tempi sono maturi per mettere al centro i temi che interessano i cittadini, il loro bene, la qualità della loro vita. Li hanno lasciati ai margini, noi ora i cittadini li rimettiamo al centro.

Il governo sarà con chi, insieme a noi, è pronto a fare la stessa cosa. È una “rivoluzione copernicana” della politica che il MoVimento 5 Stelle invoca da sempre e per la quale i cittadini ci hanno dato un mandato chiaro. “Partecipa. Scegli. Cambia.” era quello che abbiamo chiesto ai cittadini, loro hanno partecipato e hanno scelto. Ora insieme abbiamo la storica occasione di cambiare l’Italia. Io non voglio perderla e chi ha scelto di ostacolare a tutti i costi il cambiamento faccia pure, ma sappia che non si può fermare il vento con le mani e che noi nonostante tutto cambieremo l’Italia.

E Repubblica che dice? Il partito di Repubblica pubblica due editoriali di commento, uno di Ezio Mauro e uno di Stefano Folli. Quello di Ezio Mauro si dipana in un lungo ragionamento per poi piazzare solo alla fine la stoccata finale ai due populismi che ora chiedono ragionevolezza dopo che non l’hanno mai data durante i loro anni all’opposizione matta e disperatissima:

Entrambi, oggi che hanno vinto ma non hanno i voti per governare, chiedono agli altri (come testimonia la lettera di Di Maio a Repubblica) quelle prove di responsabilità che loro hanno sempre negato in passato, e fino all’altro ieri: magari in streaming.

La vera responsabilità, a destra, sarebbe quella di separare finalmente anche in Italia i moderati dai populisti, cosa che Berlusconi non ha mai voluto fare, fino a subire un’opa definitiva da Salvini. E a sinistra, la responsabilità è chiara: ricostruire quel che si è perduto (ben più del voto), stando all’opposizione con la propria gente e con le proprie idee. Ritrovate.

Il pezzo di Stefano Folli invece chiude con lo spauracchio delle nuove elezioni, che dovrebbe convincere i Dem alla responsabilità dei fessi:

La crisi si annuncia lunga e alcuni dei “no” di oggi potrebbero diventare i “sì” di domani, sia pure a certe condizioni. Di sicuro non si può chiedere a un centrosinistra che cerca la strada per rigenerarsi di diventare il vassallo dei Cinquestelle. D’altra parte il limite della posizione intransigente, che concepisce solo l’opposizione a tutti i costi, è il rischio di portare a nuove elezioni in tempi brevi. Un esito che nessuno si augura.

Leggi sull’argomento: Lo spauracchio delle elezioni per convincere il PD al governo con il M5S

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