La legge sulla legittima difesa già bocciata

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-05-05

Renzi “cancella” il provvedimento votato alla Camera dopo le proteste. Ma rimane il problema delle modifiche. Prosegue l’inseguimento del PD al voto moderato. Che di solito preferisce l’originale alla copia

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«Capisco le sue considerazioni Inviterò i senatori a valutare di correggere la legge nella parte in cui risulta meno chiara e logica, visto che io per primo – leggendo il testo – ho avuto molti dubbi»: Matteo Renzi rispondendo ai messaggi critici che sono arrivati sulla legittima difesa già boccia la legge sulla legittima difesa ieri approvata alla Camera e che prevede la circostanza dell’aggressione notturna, tradotta liberamente nella possibilità di poter “sparare” anche di notte in caso di attacco.

La legge sulla legittima difesa già bocciata

C’è una questione che però sembra sottovalutata. La legge così com’è stata pensata ha trovato l’opposizione “da destra” di Salvini, Forza Italia e Meloni in quanto considerata blanda e contraddittoria; e ha ricevuto critiche da sinistra come quella di Roberto Saviano, che ha accusato il Partito Democratico di essere “come la peggiore destra”. Se la legge deve cambiare, in quale direzione deve farlo? Ad occhio si direbbe che il segretario del Partito Democratico voglia andare a destra: scrive infatti Tommaso Ciriaco su Repubblica che «è il passaggio sul “giorno e la notte” a non convincerlo, quel discrimine “orario” nella legittima difesa che lo lascia interdetto. Un principio va fissato, ma legarlo troppo alla visibilità dell’aggressore, determinata dalla luce e dal buio, rischia di trasformarsi, appunto, in un pasticcio». Eppure è proprio quel punto, spiega oggi Bruno Tinti sul Fatto, ad avere una difficile legittimazione e quindi ampliarlo sarebbe complicato:

La novità rispetto al passato (prima del 2006) consiste nel fatto che non è richiesta una proporzione tra il mezzo utilizzato per difendersi e quello utilizzato dall’aggressore: gli posso sparare senza se e senza ma (che è quello che interessa agli sceriffi). Legge equilibrata ed efficiente. Però c’è ancora una fastidiosa condizione: è necessario che chi si introduce in casa abbia un atteggiamento aggressivo oppure che, pur avendolo inizialmente, non decida di desistere, cioè andarsene per i fatti suoi. Così oggi è arrivata la nuova legge: “Si considera legittima difesa la reazione a un’aggressione commessa in tempo di notte ovvero con violenza alle persone o alle cose ovvero con minaccia o con inganno”. Micidiale: chiunque si aggira di notte in una casa può essere ucciso.
Per completare il quadro, hanno modificato anche l’ipotesi di eccesso colposo in legittima difesa, cioè quando si usa un’arma in una situazione non prevista dalla legge, per esempio contro un ladro in fuga (di giorno, di notte abbiamo visto che si può, se ancora non è uscito dalla casa): “È sempre esclusa la colpa se sussiste la simultanea presenza di due condizioni: se l’errore è conseguenza di un grave turbamento psichico; se tale turbamento è causato dalla persona contro cui è diretta la reazione”. “Signor giudice, vero che stava scappando, anzi era già in strada: ma ero così turbato…”.

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Legittima difesa, i punti dell’intesa (Corriere della Sera, 5 maggio 2017)

La legittima difesa in Senato

Di certo c’è che la legge così com’è in Senato avrebbe molte difficoltà a passare. Il governo Gentiloni ha ottenuto a dicembre 169 voti di fiducia, otto in più della maggioranza assoluta, compresi quelli di Mdp ed escluso Ala di Denis Verdini che uscì dall’aula. Mdp alla Camera non ha votato e, senza modifiche, non sembra intenzionata a votare nemmeno a palazzo Madama. Ala, invece, alla Camera ha votato sì e quindi potrebbe bilanciare i voti in mendo degli ex Pd. Mdp e Ala, infatti, sostanzialmente si equivalgono come numeri al Senato (15 gli ex Pd, 16 i verdiniani). Ma dubbi sono stati espressi anche dai socialisti di Riccardo Nencini, che contano su tre senatori. E nello stesso Pd non si può dare per scontato il voto di tutto il gruppo, anche alla Camera c’è stata la defezione di Franco Monaco.

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