Mercoledì 15 ottobre il governo ha inviato alla Commissione Europea il Documento programmatico sulla Legge di Stabilità, con i saldi della manovra finanziaria di Renzi e Padoan. Il ministro dell’Economia parlando in radio alla Rai aveva detto che per il documento con i dettagli ci sarebbero volute ancora alcune ore. Da lì più nulla. La legge di stabilità sembra scomparsa, e ad accorgersene è stato anche Giorgio Napolitano, che avrebbe ricevuto rassicurazioni sull’approdo completo al Quirinale per oggi.
LA FINANZIARIA SCOMPARSA
Di più: il presidente della Repubblica avrebbe ricevuto finora varie tranche del testo «per portarsi avanti con il lavoro», come ha fatto sapere il fronte renziano.
IlTesoro ha subito assicurato che si è trattato di “ritardi tecnici”, altri ambienti spiegano che il testo è stato inviato nei giorni scorsi, in varie tranche, in modo da consentire al Quirinale di portarsi avanti con il lavoro di esame e che quello di ieri era una stesura ancora “ufficiosa”, per cui era ovvio che mancasse la “bollinatura”. Velate polemiche che nascondono tuttavia un generale disagio per lo slittamento dei tempi tant’è che anche il presidente del Consiglio Renzi è salito ieri sera al Colle. La decisione finale è giunta al termine della giornata: la “bollinatura”,annuncia una nota del Tesoro, e le “tabelle”della Ragioneria arriveranno oggi sul tavolo del Capo dello Stato.
Secondo alcuni il problema del mancato approdo è dovuto al solito dramma del governo Renzi: trovare le coperture per ciò che promette:
Nell’aria aleggia la questionedelle coperture non sempre “blindate”a dovere. Secondo alcune voci – smentitedal Tesoro – ci sarebbe anche la richiestada parte di Rgs di maggiori garanziee persino di anticipare la “clausoladi salvaguardia”(già prevista per il 2016 per 12,4 miliardi di aumento dell’Iva)nell’eventualità di sforamento deisaldi o di mancate coperture. Sotto scrutinioci sono i 3,8 miliardi imputati allalotta all’evasione fiscale (tra cui il meccanismodella reverse charge), le coperturedi 1,9 miliardi per gli sconti destinatialle assunzioni e genericamente moltitagli. La “clausola”, che significa lo scattoautomatico di aumenti Iva o di tagli diagevolazioni fiscali, in caso di mancatoraggiungimento degli obiettivi, del restoè uno dei cavalli di battaglia di Bruxelles.Accredita la voce il capogruppo diForza Italia alla Camera Renato Brunettache annuncia anche la convocazionelampodel consiglio dei ministri per la serataper introdurre le modifiche. Ma PalazzoChigi smentisce seccamente. (La Repubblica, 22 ottobre 2014)
Per coprire le spese e per correggere il deficit, dopo un 2015 di pausa nel percorso di risanamento, la manovra prevede fin da ora un forte aumento dell’Iva e, ancora una volta,delle accise. E sconta tuttora una riduzione molto forte delle detrazioni Irpef. Nel 2016 l’aliquota Iva del 10% passerebbe al 12, poi al 13% nel 2017, mentre quella del 22 salirebbe prima al 24, poi al 25 e al 25,5% nel 2018. Nello stesso tempo si prevede un taglio delle detrazioni Irpef per 4 miliardi nel 2016, e 7 negli anni successivi. La manovra,per ora, ha solo scongiurato una parte del taglio degli sconti fiscali, quello che doveva scattare già quest’anno, poi rinviato al 2015, da 3 miliardi. Sul futuro,dunque, pende un fortissimo aumento delle imposte,quasi 20 miliardi nel 2015, e 30 nel 2018. Misure che potranno essere sempre sostituite da altri provvedimenti, come i tagli di spesa. Anche se a blindare la manovra, ora, ci sono più tasse di quelle che si riducono.