Le cinque domande di Di Maio e Grillo a Matteo Renzi sull'inchiesta sul padre (con le risposte!)

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-02-17

Il notoriamente garantista vicepresidente della Camera va all’attacco del segretario del PD ponendogli cinque questioni sui suoi rapporti con Alfredo Romeo, l’uomo al centro dell’inchiesta sulla Consip nella quale è finito il padre Tiziano. Vediamo qualche possibile replica…

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Luigi Di Maio da vero garantista quale ha imparato ad essere negli ultimi tempi si toglie qualche soddisfazione per la notizia dell’indagine su Tiziano Renzi, padre di Matteo Renzi, coinvolto nell’inchiesta sugli appalti della centrale acquisti della pubblica amministrazione (la Consip). Il padre dell’ex Presidente del Consiglio risulta indagato in uno stralcio dell’inchiesta sugli appalti della Consip a Napoli e il reato ipotizzato è quello di traffico di influenze illecite.
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Il garantismo di Luigi Di Maio

In un post pubblicato su Facebook e sul Blog di Beppe Grillo Di Maio riassume quella che fino ad ora è la storia dell’inchiesta che vede indagati l’ex braccio destro di Renzi a Palazzo Chigi e attuale Ministro dello Sport Luca Lotti, il comandante generale dei Carabinieri, Tullio Del Sette, e il generale di brigata dell’Arma Emanuele Saltalamacchia. Lotti è indagato per rivelazione di segreto e favoreggiamento nell’inchiesta della procura di Napoli sugli appalti pilotati alla Consip in favore di cartelli di imprese spinti dal manager Alfredo Romeo che invece è accusato di corruzione. In ballo c’erano le commesse della Consip e in particolare la gara di Facility management del valore di 2,7 miliardi di euro bandita nel 2014 nell’ambito della quale Romeo si è aggiudicato tre lotti per un importo complessivo superiore ai 600 milioni di euro. Stando a quanto scrive il Fatto Quotidiano Tiziano Renzi è stato coinvolto nell’inchiesta da alcune intercettazioni di conversazioni tra Carlo Russo – amico di famiglia dei renzi e imprenditore del settore farmaceutico – e Laura Bovoli, moglie di Tiziano e madre di Matteo Renzi. Russo sarebbe anche il trait d’union tra Renzi e Alfredo Romeo. Come ha ricordato lo stesso Renzi – che ha espresso la massima fiducia nella magistratura – non è la prima volta che il padre viene coinvolto in un’inchiesta giudiziaria; tre anni fa infatti Tiziano Renzi fu indagato per bancarotta ma il procedimento finì con un’archiviazione su richiesta del Pm.

1) Eri a conoscenza delle attività che stavano portando avanti il ministro Lotti e tuo padre?
2) Hai mai alloggiato in uno degli alberghi di Alfredo Romeo? Hai pagato regolarmente o sei stato ospitato?
3) Alfredo Romeo ha mai finanziato la tua fondazione o una delle tue campagne elettorali? A quanto ammontano le sue donazioni?
4) Hai mai avuto contatti pubblici o incontri privati con Alfredo Romeo? In che occasioni? Quale era la motivazione ufficiale? E’ registrato da qualche parte?
5) Sapevi del sistema di pagamenti su cui indaga la magistratura e dell’esistenza dell’inchiesta? E’ possibile che a causa tua ci siano state fughe di notizie?
#RenziConfessa.

L’inchiesta di Luigi Di Maio sui legami tra Renzi e Romeo

In tutto questo arriva Luigi Di Maio che – sostituendosi alla Procura – chiede a Renzi di confessare e di rispondere a cinque domande. La prima è molto semplice (Renzi sapeva o no delle attività che stavano portando avanti il sottosegretario Lotti e Tiziano Renzi?) ma nasconde un errore: ovvero dà per scontato che le attività di Lotti e di Renzi senior siano state dimostrate dai giudici. Cosa che allo stato attuale delle indagini non è possibile dire, e questo Di Maio lo sa. Come sa che se l’ex premier fosse stato a conoscenza di quanto stava accadendo (e non avesse quindi denunciato i fatti) allora sarebbe ipotizzabile l’apertura di un fascicolo anche su Matteo Renzi. Cosa però che non è ancora avvenuta e della quale Renzi dovrà eventualmente rispondere ai magistrati e non a Di Maio. L’unico appiglio per sostenere che Renzi sapesse è che a fare il nome di Lotti e di Del Sette è stato il capo della Consip Luigi Marroni – ex assessore alla Sanità della Toscana e amico di Lotti – che ha detto ai Pm che Lotti e Del Sette lo avrebbero messo in guardia sull’indagine sulla Consip. Cosa c’entra Matteo Renzi in tutto questo? È stato proprio Renzi a nominare Marroni a capo della Consip.

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La sede della Consip

La seconda domanda di Di Maio invece fa riferimento alle attività di Alfredo Romeo, immobiliarista napoletano e titolare di numerosi alberghi e di una società – il Gruppo Romeo – che – si legge in questo articolo del Mattino di Napoli – “ha fornito servizi a Palazzo Chigi, al Quirinale, alla Corte dei Conti, agli aeroporti di Linate e Malpensa, all’Atm di Milano, ai palazzi di giustizia della Campania e al Comune di Napoli, con il quale ha avuto il rapporto più controverso“. Se fosse solo questo sarebbe un po’ poco per ritenere che Matteo Renzi possa essere stato ospite (gratuitamente) degli alberghi di Romeo in cambio di qualcosa perché a quanto pare Romeo fornisce da diversi anni servizi alla pubblica amministrazione (servizi per i quali si fa pagare, ovviamente). Simile a questa è la quarta domanda su eventuali incontri tra Renzi e Romeo, di per sé – e Di Maio lo sa bene – un incontro con una persona finita sotto indagine non è molto indicativo. E del resto senza scomodare Romeo di persone indagate in questa inchiesta Renzi ne ha incontrate sia privatamente che pubblicamente, due nomi? Luca Lotti e Tiziano Renzi.
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La terza domanda riguarda i finanziamenti di Romeo a Fondazione Open. Per questa risposta non serve chiedere a Matteo Renzi di “confessare” perché è noto che ci sono stati (ecco alcuni articoli di giornale che ne hanno parlato in tempi non sospetti) e sono alla luce del sole direttamente sul sito di Fondazione Open dal quale si evince che Romeo ha donato a Open 60.000 euro tramite Isvafim s.p.a. Ma Renzi non è stato l’unico uomo politico che ha ricevuto finanziamenti (leciti e regolari) da Romeo che in passato ha contribuito alla campagna elettorale di Rutelli, a quella di Nicola Zingaretti per la candidatura a Presidente della Provincia di Roma e a Nomisma la società di studi economici fondata da Romano Prodi. L’ultima domanda di Di Maio è ambigua, non si capisce se intende chiedere se Matteo Renzi sapesse dell’inchiesta prima che fosse resa pubblica e in tal caso allora non si spiegherebbe perché è stato fatto il nome di Lotti ma non quello di Renzi e soprattutto come mai Renzi non risulti indagato per rivelazione di segreto d’ufficio. Ed in effetti per questo motivo Di Maio aggiunge un’ultima domanda: per lasciare aperto il dubbio che l’ex presidente del Consiglio magari non abbia materialmente rivelato alcunché riguardo all’inchiesta ma che magari abbia causato lo stesso la fuga di notizie. Ma in questo caso si torna alla risposta iniziale, ovvero che Renzi al momento non risulta indagato per quel reato. La cosa interessante è che a tutte queste domande Renzi potrebbe rispondere – ma non risponderà – dicendo che “prima vuole leggere le carte”. Già, le carte, quelle che non risulta siano state ancora lette nemmeno da Di Maio l’inquisitore. Cosa dovrebbe fare a questo punto Matteo Renzi? Ammettendo per ipotesi la sua più totale estraneità ai fatti, se rispondesse a Di Maio avallerebbe il metodo di indagine a Cinque Stelle, e del resto al momento non è nemmeno tenuto a riferire in Parlamento. Non rispondendo però una parte dell’opinione pubblica sarebbe portata a ritenere che ha davvero qualcosa da nascondere. In verità la posizione di Renzi per il momento è chiara: lasciar lavorare i magistrati e non sostituire le aule di giustizia con improvvisati tribunali popolari. Certo è che prima o poi qualcosa sulla vicenda che vede coinvolto il suo braccio destro l’ex premier dovrà dirla: non per rispondere a Di Maio ma per rispondere agli elettori del PD.

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