Non è un Jobs Act per giovani

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-12-29

Tra gli under 35 l’occupazione scende sia rispetto al trimestre precedente (-1,1%) che sull’anno (-0,6%). Ed è di sicuro la componente più malconcia della forza lavoro italiana

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Per la prima volta da ieri i dati su mondo del lavoro e occupazione vengono forniti congiuntamente da ministero del Lavoro, Istat, Inps e Inail. Un rapporto unico che prende il posto di quelli che prima ognuno rilasciava per conto proprio, alimentando incertezza per i dati che spesso differivano. Il giudizio sui numeri così è più chiaro: rispetto a un anno fa nel terzo trimestre 2016 l’occupazione segna un aumento dello 0,9% e il numero dei dipendenti è cresciuto di 543 mila unità. Se il confronto si fa con il trimestre precedente, invece, il quadro è stazionario, rendendo ancora più evidente la frenata causata dalla riduzione dello sconto sui contributi per le assunzioni stabili. Continuano a crescere i voucher, i buoni a ore che tanto fanno discutere in questi giorni tra il referendum della Cgil in arrivo e le correzioni allo studio del governo: più 34,6% rispetto all’anno scorso.  L’occupazione cala tra gli under 35, meno 0,6% rispetto al trimestre precedente ma cresce tra gli over 50 (+1%) soprattutto a causa dell’innalzamento dell’età della pensione.

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Il mercato del lavoro in Italia nel terzo trimestre 2016 (La Repubblica, 29 dicembre 2016)

Spiega oggi Repubblica:

Tra gli under 35 l’occupazione scende sia rispetto al trimestre precedente (-1,1%) che sull’anno (-0,6%). Ed è di sicuro la componente più malconcia della forza lavoro italiana, come confermano da un po’ tutte le rilevazioni statistiche. Tra luglio e settembre, gli occupati di questa fascia d’età sono arretrati di altre 55 mila unità rispetto al periodo precedente (aprile-giugno). Mentre quelli over 50 avanzavano di altre 79 mila (+1%) e addirittura di 344 mila sull’anno (+4,6%), un piccolo boom. È evidente l’effetto tappo causato dalla riforma Fornero e dai requisiti allungati per il pensionamento che limitano il ricambio generazionale. Contrariamente alle altre classi di età, sale anche la disoccupazione giovanile, sul trimestre (+2,9%) e sull’anno (+6,6%): sono quasi un milione e mezzo gli under 35 in cerca di un posto. Anche perché gli inattivi — e questa è una buona notizia, ma parliamo di 6 milioni di giovani, compresi però gli studenti — diminuiscono, seppur di poco sul trimestre (-0,3%), meglio sull’anno (-2,9%).

E nel frattempo ha operato un controsorpasso tra contratti a tempo e stabili:

Nel terzo trimestre è andata così e l’inversione di tendenza certo non è un buon segno. Soprattutto perché il dato annuale è di certo più confortante: 239 mila occupati in più, registrati dall’Istat, equivalenti a 543 mila contratti aggiuntivi, comunicati al ministero del Lavoro, di cui il 90% a tempo indeterminato. Da luglio a settembre invece è andata alla rovescia: c’è ancora un segno più, 93 mila contratti extra, ma di questi appena 10 mila sono a tempo indeterminato. L’ultimo trimestre dell’anno potrebbe ribaltare ancora la situazione? Solo se gli imprenditori decideranno di prendere al volo l’ultimo treno degli sgravi, seppur ridotti, in vista del loro azzeramento nel 2017. Non confortano i dati settoriali. Nel dato congiunturale (trimestre su trimestre) l’industria ha di fatto azzerato le assunzioni (-0,1%). I pochi posti creati si devono ai servizi (+1,1%, soprattutto alloggio, ristorazione, commercio). In crisi il lavoro autonomo: 80 mila occupati in meno sul trimestre (-1,5%).

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