L’accusa a Draghi sul rifiuto dei vaccini all’Africa e il silenzio della politica

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Secondo il quotidiano francese "Le Monde" il Presidente del Consiglio italiano avrebbe opposto un secco rifiuto all'invio di 13 milioni di dosi di vaccini al continente africano

“Draghi ha detto no all’invio di 13 milioni di vaccini all’Africa”.



L’accusa è di quelle pesanti, la fonte più che autorevole: il quotidiano francese “Le Monde” non ha dubbi e punta il dito direttamente contro il Presidente del Consiglio italiano. Draghi, secondo “Le Monde”, nel corso dell’ultimo summit Ue della scorsa settimana – salutato in Italia come il primo grande successo del nuovo premier – avrebbe rifiutato la proprosta di Angela Merkel ed Emmanuel Macron di inviare in Africa un numero sufficiente perlomeno a coprire gli operatori sanitari impegnate a fronteggiare l’emergenza Covid, oltre ad alcune delle fasce più colpite, per un totale di circa lo 0,5% della popolazione africana.

Un numero sicuramente non risolutivo ma comunque un punto di partenza e un aiuto concreto da parte dei Paesi sviluppati ad alcune delle zone più povere del Pianeta, a corto di dosi visti gli alti costi e dove l’impatto del Covid rischia non solo di trasformarsi in uno tsunami da milioni di morti ma che rischia di coinvolgere anche l’Europa, almeno fino a quando non si raggiungerà l’immunità di gregge. Insomma, oltre l’atto di umanità e solidarietà, ci sarebbe anche un interesse concreto da parte dell’Unione europea. Eppure Mario Draghi avrebbe opposto un netto rifiuto, motivandolo con la difficoltà, da parte dei principali Paesi europei, a garantire una copertura vaccinale all’interno dei propri confini, il che renderebbe impensabile – almeno per ora – destinare un numero relativamente alto di dosi all’altra sponda del Mediterraneo.



Un rifiuto senza se e senza ma

“L’ex presidente della Banca centrale europea non ne vuole sentire parlare” scrive “Le Monde”. Non solo. Mentre altri Paesi “come Belgio, Svezia, Paesi Bassi o Spagna si sono detti piuttosto favorevoli alla proposta”, pur preferendo posticipare l’invio solo una volta che la propria popolazione sia vaccinata, Draghi sembra non aver gradito la soluzione tout-court, escludendola anche in futuro, a prescindere dalla situazione della campagna vaccinale in Italia. La conferma alle indiscrezioni di “Le Monde” è arrivata anche da Lorenzo Robustelli, direttore di Eunews, secondo cui “nessuno a Bruxelles ha commentato e anche in Italia è stata fatta passare sotto silenzio, ma proporre una cosa del genere vuol dire non avere il senso politico di capire i valori politici che esistono nell’Unione europea, oltre che il buon proposito generale di aiutare i più deboli”.

Il silenzio della politica

Una presa di posizione netta che potrebbe avere ripercussioni politiche anche tra i partiti italiani, su uno dei temi tradizionalmente più discussi: quello degli aiuti umanitari e dei rapporti tra Europa e Africa. Al momento il Presidente del Consiglio non ha né confermato né smentito la notizia, in quello che è ormai il proverbiale silenzio di Palazzo Chigi, né alcun partito ha chiesto conto a Draghi di questa scelta, anche perché l’unica opposizione rimasta è quella di Giorgia Meloni, e pare difficile che su questo punto specifico la leader di Fratelli d’Italia possa erigere barricate.