La truffa da 50 milioni ai francescani

Indagano le procure di Milano e Lugano

Il Corriere della Sera racconta in un articolo a firma di Luigi Ferrarella che le Procure di Milano e Lugano stanno indagando su una truffa da 49,5 milioni di euro nel periodo 2007-2014 ai danni dell’Ordine dei Frati minori francescani. Quattro gli indagati: il broker finanziario Leonida Rossi e tre ex economi, fra cui Giancarlo Lati, dell’Ordine. L’indagine è nata dalla denuncia dei nuovi amministratori dell’Ordine dei Frati minori francescani:



Il 78enne Leonida Rossi — italiano di nascita, milanese di società con sede a due passi dal Tribunale in via Manara, kenyano di residenza estera, e svizzero per sedicente attività fiduciaria che prometteva interessi del 12% sui capitali affidatigli — è ora accusato di «impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita», ovvero frutto di «un ammanco in enti religiosi di almeno 49 milioni e mezzo di euro nel periodo 2007-2014». Lasciti, testamenti e donazioni alimentanti le casse della Provincia lombarda dei Frati minori francescani (per 23,5 milioni), della Conferenza dei ministri provinciali (3 milioni), e della Casa generalizia dell’Ordine disciplinato dalla regola del 1223 di papa Onorio III, presente in 110 Paesi, e organizzato in 99 Province, 8 Custodie autonome, 14 Custodie indipendenti e 20 Fondazioni, con al proprio vertice il soggetto giuridico autonomo Casa generalizia (detta anche Curia generale).


Ma anche l’Opera Don Bosco avrebbe affidato somme per 680mila euro a Leonida Rossi.



La puzza di bruciato diventa arrosto appena i nuovi amministratori chiedono allora la restituzione dei capitali dell’Ordine secondo quanto attestato da improbabili rendiconti volanti dell’italo-svizzero: se frate Beretta risponde «in maniera contraddittoria ed evasiva», finendo per ammettere di «non poter consegnare ulteriore documentazione perché distrutta come da accordo con il signor Rossi», costui fa a sua volta il vago, dice di non essere in grado di ridare un quattrino neppure parzialmente, poi promette di iniziare una parziale restituzione «fra qualche mese», e alla fine butta lì ai frati l’offerta bizzarra della «intestazione» di un «mio hotel del valore commerciale di 70 milioni di euro» in Eritrea, in realtà investimento ancora sulla carta e comunque sconosciuto ai frati.