La tassa per Rousseau e la rivolta contro Casaleggio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-01-13

Un contributo per la piattaforma di discussione e voto del MoVimento 5 Stelle che sarebbe pari al 10% dello stipendio di ciascun eletto: questa, racconta il Corriere della Sera, sarebbe stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e fatto scoppiare una mini-ribellione contro il figlio del fondatore

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Un contributo per l’Associazione Rousseau, la piattaforma dove sono discusse e votate le proposte di legge. Da chiedere a ciascuno degli eletti del MoVimento 5 Stelle nelle istituzioni, pari al 10% dello stipendio annuo. Che servirà a rendere solida la struttura ed evitare la richiesta di continue donazioni ai militanti. Secondo Emanuele Buzzi, che ne parla sul Corriere della Sera, questa è l’ipotesi che inizia a circolare tra i grillini e che avrebbe spinto ieri a registrare i malumori sempre più forti contro il figlio del fondatore del M5S.

La tassa per Rousseau e la rivolta contro Casaleggio

La cifra si dovrebbe aggirare intorno ai 1500-2000 euro. E proprio questa circostanza avrebbe scatenato ieri la senatrice Elisa “Jack” Bulgarelli che ha definito Rousseau «la segreteria” del partito 5 stelle, ovvero il centro dei cerchi e cerchietti magici del Movimento»:

Fonti attendibili vicine all’Associazione Rousseau sostengono che però alla fine prevarrà il modello adottato già quest’anno: a maggio 2017 verranno rendicontate le spese sostenute in dodici mesi e si lancerà una nuova campagna per raccogliere denaro. Il tetto di spesa per l’Associazione Rousseau — i tre soci Davide Casaleggio, David Borrelli e Massimo Bugani agiscono a titolo gratuito — è di circa 250 mila euro annui e nel 2016 ne sono stati raccolti 375 mila. Il dado, però, è stato tratto.
«Vediamo, c’è ancora tempo per capire come muoverci — dice un parlamentare —: sono questioni delicate e in questo momento le priorità da discutere sono altre». Altrettanto indiscutibile, però, è il fatto che negli ultimi mesi le donazioni all’associazione siano andate un po’ a rilento: se nei primi due mesi i Cinque Stelle avevano raccolto 278 mila euro — il dato è del 20 giugno — nei successivi sei/sette il volume si è dimezzato: ieri il totale generale segnava quota 401 mila euro. Si tratta, in sostanza di 123 mila euro in più di metà anno: una cifra non sufficiente a raggiungere il tetto indicato. Un punto che suscita interrogativi anche nel Movimento.

associazione rousseau
Intanto però dalle parti della Casaleggio s’avanza anche un’altra proposta: ovvero quella di cominciare a sanzionare i comportamenti “ribelli” come quello della senatrice. Spiega Annalisa Cuzzocrea su Repubblica che “il reato previsto dal nuovo regolamento sarebbe “lesione all’immagine del Movimento”. Il grado più leggero tra le pene, il richiamo. Seguono sospensione ed espulsione. (I ricorsi in tribunale però frenano gli entusiasmi. Già oggi a Roma potrebbe arrivare la sentenza sulla validità del regolamento, con tanto di penale, firmato dai consiglieri e da Virginia Raggi nella capitale)”.

Le sanzioni per chi parla troppo

Il blog, però, potrebbe decidere di agire con maggior forza per stroncare le lamentele e — non essendoci elezioni in vista con eventuali ricadute nel calo di consensi — strategicamente il momento è propizio. Bulgarelli è la punta dell’iceberg di un sommovimento carsico che ormai a stento nasconde irritazione per la deriva presa dal Movimento. A Bruxelles gli europarlamentari si leccano la ferita dello strappo e smentiscono le voci di nuove defezioni dopo quelle di Marco Affronte, passato con i Verdi, e di Marco Zanni passato all’ Enf, la formazione ‘eurofobica’ che vede al proprio interno la Lega Nord di Matteo Salvini. Ma lo stesso Affronte parla ora del Movimento come un soggetto gestito da “incapaci”, tanto da avere paura all’idea che i suoi figli possano vivere in un paese governato dal M5S. Bersagliato dalle solite ingiurie in rete riservate ai fuoriusciti, reagisce senza scomporsi: “il movimento ha una base fideistica con dinamiche quasi da setta”. Ma gli attacchi arrivano anche da dentro e anche da chi aveva mal digerito il blitz verso l’Alde, nascosto alla gran parte del gruppo. “Se non rassegneranno le loro dimissioni da eurodeputati per me avranno la stessa credibilità di un Currò o di uno Scilipoti qualunque” gli manda a dire l’ormai ex collega Ignazio Corrao. E, multe astronomiche a parte, a ricordare il principio che dovrebbe albergare nei 5 Stelle è Luigi Di Maio: “Se scopri di non essere più d’accordo con la sua linea, hai tutto il diritto di cambiare forza politica. Ma ti dimetti, torni a casa e ti fai rieleggere. Non ti tieni la poltrona”.

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