La storia dei ritardi nei soccorsi all'Hotel Rigopiano

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-01-20

Lo spazzaneve mai arrivato. Le diverse versioni sulla partenza dei soccorsi. Gli spazzaneve che finiscono la benzina. Gli elicotteri che non partono. E tutte le accuse e le polemiche sulla costruzione dell’hotel e sull’ipotetico abuso edilizio

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Un ritardo nei soccorsi determinato da una sottovalutazione della gravità della situazione: questo ha in parte determinato la strage all’Hotel Rigopiano di Farindola a causa di  una catena di comando farraginosa che, tra la prima segnalazione al 118 del disastro, le 17.40, e l’invio della colonna di soccorso, poco dopo le 19.30, ha perso quasi due ore. Anche se questa ricostruzione è stata in parte contestata dalla prefettura di Pescara, che sostiene che i soccorsi sono partiti nei tempi compatibili con una strada bloccata dalla neve.

I ritardi nei soccorsi all’Hotel Rigopiano di Farindola

Tutto parte dallo spazzaneve che avrebbe dovuto liberare la strada e consentire agli ospiti di lasciare l’Hotel Rigopiano di Farindola: sarebbe dovuto arrivare alle 15 ma non è mai approdato all’hotel. Questo prima della richiesta d’aiuto di Giampiero Parete, sopravvissuto perché all’arrivo della slavina era andato nella sua auto a prendere dei medicinali, a Quintino Marcella che ha accusato ieri i soccorritori di non avergli creduto quando ha chiesto di inviare i soccorsi all’hotel dopo l’arrivo della slavina.

Quintino Marcella e i soccorsi per l’hotel… di next-quotidiano
La macchina dei soccorsi si sarebbe mossa alle 20 secondo alcune versioni, alle 18,50 secondo altre (la richiesta di aiuto era delle 18). E qui bisognerà comprendere perché gli elicotteri ci abbiano messo molte ore a mettersi in volo. Scrive il Messaggero che “quelli della Forestale-ormai confluita nei carabinieri erano in manutenzione. Quelli dei carabinieri sono partiti più tardi. Infine, ieri il sindacato Conapo ha denunciato: «Assurdo che i Vigili del Fuoco ancor oggi nel 2017 non si siano dotati delle strumentazioni e del numero di piloti necessari per far volare di notte. E parliamo di quegli elicotteri che già il 24 agosto 2016 hanno dovuto attendere la luce per trasportare i Vigili del Fuoco nelle zone terremotate. Quegli stessi elicotteri che anche questa mattina, non prima dell’alba, hanno trasportato i soccorritori all’hotel Rigopiano». Nella ricostruzione di Repubblica, a firma di Marco Mensurati, si parla anche di spazzaneve che finiscono il gasolio e ulteriori ritardi:

Come un miraggio, per infinite ore, resteranno i soccorsi. Intorno alle 17.30 la montagna bianca sopra l’albergo cede. La prima chiamata in prefettura è di pochi minuti dopo. «La signorina che ha risposto mi ha detto che avevano altro da fare, altre emergenze», spiega Quintino Marcella, il ristoratore di Silvi Marina cui Parete affida uno dei suoi tanti sos. Cosa sia esattamente successo non è chiaro, probabilmente si è generato un equivoco con una chiamata — precedente alla slavina — arrivata in prefettura sempre da quell’albergo. Fatto sta che fino alle 19.04, quando la prefettura allerta un volontario della protezione civile, nessuno al centro d’emergenza di Penne ha un’idea precisa delle dimensioni della catastrofe. Dalle 19.04 alle 19.33 ci sono 5 telefonate tra Marcella e la protezione civile (le altre sono alle 19,08, 19,17 e 19,24).
Solo dopo alle 19.33 — due ore dopo il primo allarme — parte d’urgenza la colonna dei soccorsi, che però non possono contare su alcun appoggio aereo perché è notte. Oltretutto, da alcuni giorni a causa del trasferimento di uomini e mezzi della Forestale ai Carabinieri gli elicotteri non si alzano più dalla vicina base dell’aeroporto Ciuffelli di Rieti. A metà del percorso agli spazzaneve finisce il gasolio e questo provoca un ulteriore ritardo (le taniche di carburante sono state portate a piedi dai vigili del fuoco). La corsa si interrompe definitivamente quando nel cuore della notte le condizioni della strada si fanno proibitive: per procedere occorre una turbina. A quel punto, in attesa dell’alba (e della turbina, che poi si guasterà per un’ora durante le operazioni), gli unici in grado di arrivare sul posto sono gli alpini della guardia di finanza, armati di sci con la pelle di foca. Ma sarà troppo tardi.

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La ricostruzione dell’emergenza all’Hotel Rigopiano di Farindola (Corriere della Sera, 20 gennaio 2017)

La polemica sulla costruzione dell’Hotel Rigopiano di Farindola

C’è poi una polemica sulla costruzione del resort. L’Hotel Rigopiano, spazzato via dalla slavina, era gestito dalla società Gran Sasso Resort, a cui lo aveva ceduto, a seguito del fallimento, la società Del Rosso Srl dei cugini Marco e Roberto Del Rosso, ex gestori della struttura. L’Hotel Rigopiano aprì i battenti nel 1972 ma assunse una veste completamente nuova, ristrutturato e dotato di tutti i confort, tra cui centro benessere e piscina, nel 2007. La storia della struttura e della Del Rosso è stata segnata anche da un processo per presunto abuso edilizio conclusosi con una assoluzione a novembre, tanto che in paese e lungo la strada che porta all’hotel comparvero dei manifesti – tuttora visibili – in cui oltre agli auguri di buon Natale e felice 2017, si scriveva a chiare lettere “Hotel Rigopiano: assolti con formula piena”. Il procedimento coinvolse anche componenti della precedente amministrazione comunale di Farindola. Una vicenda che risale al 2008 ed è legata all’ampliamento e alla trasformazione di quello che era un edificio modesto in un resort a 4 stelle. La vicenda è un filone dell’inchiesta “Vestina”, denominata così dal nome della Val Vestina e condotta dal pm Gennaro Varone: gli indagati per questo ‘ramo’ d’indagine furono sette e tra questi l’allora sindaco di Farindola ed ex assessori.

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Hotel Rigopiano di Farindola: la ricostruzione del dramma (Il Messaggero, 20 gennaio 2017)

L’ipotesi dell’accusa era, in sostanza, che, in cambio di favori, avessero agevolato una sanatoria per consentire all’albergo di superare problemi con l’occupazione di suolo pubblico necessaria per ampliarsi. Il processo si è concluso un’assoluzione “perché il fatto non sussiste”, ma in ogni caso i fatti erano già andati prescritti.  Uno dei massimi esperti italiani della progettazione di impianti a fune, l’ingegnere aquilano Dino Pignatelli sostiene con il Messaggero che l’albergo non dovesse essere costruito lì: «Sicuramente – dice – neve e terremoto hanno la colpa principale, ma l’hotel  è situato in una posizione completamente esposta. L’esistenza di un bosco, evidenziata come motivo di sicurezza, non ha nessuna rilevanza; il bosco può essere una protezione attiva se si trova nella zona di possibile distacco. Il versante a monte dell’hotel, privo di alber ie con le caratteristiche proprie di un sito valanghivo, confluisce in una gola generando la classica valanga incanalata, la più violenta. Al contrario, un bosco posto lungo il prevedibile tragitto di una valanga ne incrementa le capacità distruttiva arricchendo la massa nevosa di detriti e materiale legnoso».

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