La smentita dei Carabinieri alle parole di Di Maio e Di Stefano su Israele

di David Puente

Pubblicato il 2016-08-02

Il 9 luglio 2016 Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera dei Deputati, pubblica il seguente post nella sua pagina Facebook: Nel pomeriggio siamo stati ad Hebron, qui abbiamo visitato la città vecchia e incontrato il sindaco Daoud Zatari. Con lui abbiamo parlato di cosa è il MoVimento 5 Stelle e del perché stiamo facendo questo …

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Il 9 luglio 2016 Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera dei Deputati, pubblica il seguente post nella sua pagina Facebook:
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Nel pomeriggio siamo stati ad Hebron, qui abbiamo visitato la città vecchia e incontrato il sindaco Daoud Zatari. Con lui abbiamo parlato di cosa è il MoVimento 5 Stelle e del perché stiamo facendo questo viaggio in Palestina e Israele. Ascoltare da lui parole di incoraggiamento e sostegno è stato importante: la politica internazionale con i suoi rappresentanti dei partiti ha finora fallito a livello diplomatico, ed è per questo che noi siamo qui oggi.
Dopo l’incontro con il primo cittadino abbiamo avuto modo di far visita ai nostri carabinieri della missione TIPH a Hebron. Qui abbiamo ascoltato le parole del responsabile della missione e dei vertici del contingente italiano. Ci hanno spiegato come circa l’80% dei conflitti nella zona siano dovuti ai comportamenti dei coloni israeliani.
Come già ricordato tante volte le colonie israeliane in territorio palestinese sono illegali secondo tutta la comunità internazionale e dunque ostacolo alla pace. Ce lo ha ricordato l’Onu con numerose risoluzioni. Questo è un elemento fondamentale se si vuole la pace in questa terra martoriata.

Lo stesso giorno il deputato Manlio Di Stefano pubblica il suo post:
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COLONIE: DOVE FINISCE LA LIBERTÀ
Oggi pomeriggio siamo stati a Hebron e abbiamo incontrato il sindaco Daoud Zatari.
Gli abbiamo raccontato cosa sia il Movimento 5 Stelle, il senso di questo nostro viaggio e le nostre posizioni sulla questione Israelo-palestinese. Ci ha dimostrato gioia per la coerenza delle nostre scelte e l’assenza di ideologie precostituite e speranza in una politica nuova, fresca e giovane che possa contagiare il resto del mondo.
Da lì siamo andati a conoscere i nostri carabinieri della TIPH a Hebron, una missione che ha il compito di monitorare le violenze sul territorio e riportarle alle Nazioni Unite. Ci hanno spiegato di come circa l’80% dei conflitti nella zona siano dovuti agli attacchi dei coloni israeliani e di come nel 99% dei casi non avvenga nulla in loro presenza. Siamo orgogliosi degli uomini e delle donne dell’Arma dei Carabinieri e del loro ruolo di deterrenza alle violenze.
Abbiamo incontrato i giovani del comitato Youth Against Settlement che si battono pacificamente per non perdere le loro terre.
Abbiamo passato due checkpoint con fucili puntati e passeggiato lungo Shuhada Street, quella che un tempo era la via commerciale di Hebron e che oggi è chiamata “la città fantasma” perché abbandonata dai palestinesi forzatamente e abitata dai coloni sostanzialmente in gabbia sotto la stretta sorveglianza di militari ad ogni angolo.
A chi serve tutto questo?
Può un’ideologia, la religione e persino la storia creare tutto questo?
Può la politica, nazionale e internazionale, sostenere tutto questo?
Nelle colonie finisce la libertà, di chi scappa ma anche di chi ci abita.
Serve un risveglio sociale, serve un’azione internazionale di sensibilizzazione e serve, soprattutto, una condanna vera da parte dell’Unione Europea contro le colonie.
Un futuro pacifico passa da questo, noi siamo pronti, una volta al governo, a farci portavoce in Europa di questa necessità.

In seguito a queste dichiarazioni si è mossa Flaminia Sabatello, Presidente dell’Ass. Romana Amici di Israele, la quale ha contattato con un’email dell’undici luglio 2016 direttamente l’Arma dei Carabinieri:
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A seguito di quanto scritto ieri sui profili Facebook degli onorevoli Di Maio e Di Stefano, in merito a presunte dichiarazioni a loro rilasciate da non meglio specificati appartenenti dell’Arma dei Carabinieri )”siamo andati a conoscere i nostri carabinieri della TIPH a Hebron, una missione che ha il compito di monitorare le violenze sul territorio e riportarle alle Nazioni Unite. Ci hanno spiegato di come circa l’80% dei conflitti nella zona siano dovuti agli attacchi dei coloni israeliani e di come nel 99% dei casi non avvenga nulla in loro presenza”), chiedo delucidazioni su chi dell’Arma abbia autorizzato i suddetti militari a fornire dati così sensibili ( sempre che ciò risultasse essere vero) a persone che stanno compiendo un viaggio non istituzionale, ma solo a nome loro. Credo che ciò costituisca un fatto grave, ma soprattutto non aiuti in nessun modo quel processo di pace che tutti ci auspichiamo.
In fede,
Flaminia Sabatello
Presidente Associazione Romana Amici di Israele

Ecco la risposta dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, inviata il 28 luglio 2016:

Gentile Sig.ra Sabatello,
in relazione alla sua mail dell’11 luglio, le precisiamo che nel corso della visita della delegazione parlamentare guidata dagli On. Di Maio e Di Stefano a Hebron, i militari dell’Arma dei Carabinieri impiegati nella missione TIPH 2 non hanno rilasciato alcuna dichiarazione alla suddetta delegazione, che è stata ricevuta ed ha interloquito esclusivamente con il Capo Missione, Gen. B. norvegese Einar Johnsen, al quale un militare dell’Arma ha fornito un supporto come mero traduttore.
Distinti saluti
Ufficio Relazioni con il Pubblico
Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri

La domanda posta da Flaminia Sabatello all’Arma è legittima, così come la riposta, ma a questo punto sorge una nuova domanda: quale fonte avrebbe fornito tale informazione ai rappresentanti del M5S se non sono stati i Carabinieri? Sono informazioni che diffuse senza fornire una fonte attendibile possono creare ulteriori problemi anziché risolvere i conflitti.
I rappresentanti del M5S sono entrati nelle istituzioni, come tali dovranno rispondere a questa e tante altre domande, stesse domande e critiche che erano abituati in precedenza a porre loro ai politici che tanto contestano in seguito a qualsiasi forma di smentita. Devono accettarle e rispondere, facendo attenzione ai “casi Frongia“.

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