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La Roma furbetta che sgombera i campi rom per il Giubileo
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2015-10-05
Le autorità capitoline hanno realizzato 64 sgomberi forzati, passando da una media di 2,8 operazioni al mese, nel periodo 1 gennaio-13 marzo 2015) a una media mensile di 9,9 (13 marzo-30 settembre scorso). Il Giubileo nero degli zingari andato in scena nel 2000 avrà un bis?
Una petizione internazionale per chiedere al Comune di Roma una moratoria sugli sgomberi forzati dei rom nel periodo del Giubileo della Misericordia. Questo è #PeccatoCapitale, l’iniziativa promossa dall’Associazione 21 Luglio e lanciata in concomitanza con la Giornata mondiale del diritto all’alloggio, in una conferenza stampa alla quale hanno partecipato Carlo Stasolla, presidente dell’associazione, monsignor Paolo Lojudice, vescovo ausiliare della diocesi di Roma sud, e il missionario comboniano, padre Alex Zanotelli.
La Roma furbetta che sgombera i campi rom per il Giubileo
Nel report diffuso dalla 21 luglio, dal 13 marzo, giorno in cui Papa Francesco ha annunciato il Giubileo straordinario della Misericordia, “gli sgomberi forzati ai danni delle comunità rom a Roma, che violano il diritto internazionale e i diritti umani delle famiglie coinvolte, sono più che triplicati. Le autorità capitoline hanno realizzato 64 sgomberi forzati, passando da una media di 2,8 operazioni al mese, nel periodo 1 gennaio-13 marzo 2015) a una media mensile di 9,9 (13 marzo-30 settembre scorso). Nello stesso periodo dell’anno precedente la media mensile si attestava su poco più di 3 operazioni di sgombero”. Scendendo ulteriormente nel dettaglio “negli ultimi 5 anni a Roma si è registrata una presenza costante di 2.200/2.500 rom di origine prevalentemente rumena che abitano in insediamenti precari spontanei, i cosiddetti insediamenti informali o, nel linguaggio dell’Amministrazione, abusivi. In una città che ha 2.872.021 abitanti, queste persone rappresentano lo 0,09% della popolazione. Nell’anno in corso sono stati già 71 gli sgomberi forzati nella Capitale ai danni delle comunità rom, che hanno riguardato circa 1.100 persone e sono costati al Comune una cifra stimata in 1.342.850 euro. In tutto il 2024 invece l’Amministrazione guidata dal sindaco Marino si era limitata a 34 operazioni di sgombero in totale”.
Buona parte di essi vive a Roma da anni, spesso sono famiglie con minori al seguito che migrano per motivi economici. “Nessuna delle famiglie incontrate dall’Associazione nel corso degli anni persegue uno stile di vita nomade – si legge ancora – tuttavia la maggior parte di loro è stata ripetutamente costretta a trovare rifugio in diverse parti della città, a seguito di operazioni di sgombero forzato, in un perverso ‘gioco dell’oca’ che viola sistematicamente i diritti umani”. “Siamo molto preoccupati dalla netta impennata di sgomberi forzati a cui, ogni giorno, stiamo assistendo dell’annuncio del Giubileo – ha detto Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione – Gli sgomberi forzati che si realizzano nella Capitale sono illegali, perché non rispettano le garanzie procedurali previste dal diritto internazionale e rappresentano un’evidente violazione dei diritti umani di uomini, donne e, soprattutto, bambini. In più, rappresentano un inefficace sperpero di risorse pubbliche, si limitano a spostare le persone da una parte all’altra della città, senza risolvere il problema dell’inadeguatezza dell’alloggio. rendendole ancora più vulnerabili, e denotano più che mai il perpetuarsi di un approccio emergenziale da parte dell’Amministrazione – ha concluso – in luogo di una lungimirante visione di stampo sociale”.
Il giubileo nero degli zingari
Gli sgomberi forzati realizzati in occasione del Giubileo del 2000, ad esempio, portarono alcuni a parlare di “Giubileo nero degli zingari”. La preoccupazione dell’Associazione 21 luglio si è tradotta in una richiesta formale di informazioni al riguardo alle autorità di Roma la quale, fino ad oggi, è rimasta inevasa, si scrive nel documento. Poi la 21 luglio racconta cosa è successo in occasione dello sgombero della Stazione Val d’Ala:
Il 9 luglio 2014 alcune famiglie rom, 39 persone in tutto tra cui anche vari minori e un neonato, vengono sgomberate forzatamente da un insediamento informale nei pressi della stazione Val d’Ala a Roma. Lo sgombero viene comunicato esclusivamente a voce, in assenza di consultazioni, non viene prodotta alcuna notifica formale né vengono offerte compensazioni per la perdita di beni privati. Le ruspe abbattono le abitazioni di fortuna e le famiglie vengono lasciate per strada. Solo dopo alcuni giorni di sit-in di fronte al Dipartimento Politiche Sociali e alla sede del MunicipioIII – che aveva promosso losgombero – alle famiglie vieneofferta una sistemazionealternativa presso la “Ex Fieradi Roma”. Dopo 5 giorni passatisenza elettricità e riscaldamento,il 30 novembre 2014 le famiglie vengono rimpatriate in Romania.
A fine febbraio 2015, nel corso di un sopralluogo, l’Associazione 21 luglio incontra le medesime famiglie nuovamente insediate nello stesso punto da cui erano state sgomberate a luglio. Il 14 luglio 2015 le stesse famiglie vengono nuovamente sgomberate dalle autorità e le loro abitazioni nuovamente distrutte, senza preavviso né notifica formale. Viene offerta come alternativa abitativa esclusivamente un rifugio temporaneo per mamme con bambini, che viene rifiutato dalle famiglie. Dopo quattro giorni di sit-in davanti al Dipartimento Politiche Sociali con temperature che raggiungono i 40°C, le famiglie vengono trasferite nel “Centro di raccolta rom” di via Salaria, una struttura sotto standard e riservata ad ospitare soli rom, con la promessa dell’Assessore alle Politiche Sociali di avviare percorsi di integrazioni volti all’autonomia. Per le varie operazioni le autorità di Roma ad oggi hanno speso unacifra stimata di 219.582€.
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