Decine di migliaia di persone hanno protestato questa sera a Bucarest e in diverse città della Romania nel terzo giorno consecutivo di protesta contro un ammorbidimento della legge anticorruzione, criticata anche dall’Unione europea. Numerosi dimostranti, giovani per la maggior parte, hanno continuato a convergere in serata verso Piazza della Vittoria e attualmente sono in piazza per chiedere le dimissioni del governo che due giorni fa ha emanato un decreto d’urgenza sulla depenalizzazione dell’abuso di ufficio e altri reati di corruzione.
Il premier socialdemocratico Sorin Grindeanu ha detto oggi che non intende revocare il decreto contestato, mentre il presidente Klaus Iohannis – schierato dalla parte dei manifestanti – ha annunciato che chiederà alla Corte costituzionale di dichiarare illegittimo il provvedimento del governo. Stamane il ministro del commercio Florin Jianu si era dimesso motivando la decisione con ‘ragioni morali’. I manifestanti e il presidente accusano il governo – che intende inoltre varare un’amnistia per alleggerire il sovraffollamento delle carceri – di voler vanificare la lotta alla corruzione dilagante nel Paese, favorendo con la depenalizzazione dei reati tutta una serie di politici e funzionari pubblici sotto inchiesta per corruzione.
Alla domanda se il governo intenda ritirare il provvedimento, Grindenau, al termine di una riunione del partito socialdemocratico, ha risposto: “No”. “Abbiamo preso una decisione in seno al governo e intendiamo andare avanti”, ha aggiunto. D’altro canto il ministro della Giustizia Florin Iordache ha detto che il decreto è perfettamente costituzionale. Il Guardasigilli ha risposto anche a distanza alle critiche arrivate dall’estero e dall’Unione europea a proposito dell’ordinanza sull’amnistia per reati con pene detentive sotto i cinque anni. “Rispondendo al Parlamento europeo dico che l’ordinanza è stata inviata al Parlamento ed è perfettamente costituzionale”. Infine il ministro ha smentito che ci sia un progetto per “fondare la Procura anti-corruzione”, che sembra essere nel mirino dell’esecutivo, e la Direzione contro il crimine organizzato, “si tratta di informazioni false. Era una proposta del precedente ministro Pruna”.