La risposta scomposta di Marco Travaglio a Sabino Cassese su Roma

di Alina Harja

Pubblicato il 2017-09-03

Marco Travaglio ha un cognome impegnativo. Come capita ai bambini che si preparano a venire al mondo nella sala travaglio, le sue idee vengono fuori un po’ a fatica, confuse e trafelate. Insomma, risentono dei dolori del parto. Questa volta il parto ha di mira niente meno che il professor Sabino Cassese. Ora, bisogna sapere …

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Marco Travaglio ha un cognome impegnativo. Come capita ai bambini che si preparano a venire al mondo nella sala travaglio, le sue idee vengono fuori un po’ a fatica, confuse e trafelate. Insomma, risentono dei dolori del parto. Questa volta il parto ha di mira niente meno che il professor Sabino Cassese. Ora, bisogna sapere che Cassese è forse il più importante giurista italiano, senza dubbio uno dei più noti all’estero. E’ stato allievo di Massimo Severo Giannini, il padre del diritto amministrativo del dopoguerra. Ha scritto quasi mille pubblicazioni, alcune di straordinario successo e tradotte in molte lingue. E’ stato professore in Italia e in prestigiose università straniere, in Europa e in America. E’ stato ministro della funzione pubblica nel breve ma incisivo governo Ciampi del 1993-94 ed ha impostato un vasto piano di riforme amministrative che poi i suoi successori non hanno saputo realizzare ma che resta una delle pagine più importanti del riformismo amministrativo italiano. E’ stato un eminente giudice costituzionale. Ha lavorato in centinaia di commissioni e gruppi di lavoro in Italia e all’estero. Scrive magistralmente da 40 anni sui giornali.

Travaglio gli imputa di avere denunciato in un editoriale appena apparso sul “Corriere della Sera” i mali di Roma. E gli rinfaccia di averlo fatto solo ora. Se sapesse che Cassese su Roma (sullo sviluppo urbano della città e dell’area metropolitana) ha prodotto con colleghi urbanisti e sociologi anni fa un documento fondamentale(mai preso in considerazione da chi di dovere) , forse non si azzarderebbe a scrivere quel che scrive. Se sapesse che da tempo Cassese sostiene che Roma ha bisogno di una forma amministrativa diversa da quella del Comune, più articolata e simile a quelle che hanno le grandi metropoli nel mondo, non si butterebbe (Travaglio) a scrivere sciocchezze quali quelle che escogita nella sua presunta demolizione di Cassese. Ma Travaglio è Travaglio. Lui non legge che sé stesso. Lui non ragiona, sentenzia, e possibilmente condanna. Lui non discute, emette oracoli inappellabili. Per farlo ai danni di Cassese però deve ridurlo a zero. E come fa? Lo dipinge come un quaquaraquà qualunque, di quelli che lui conosce e forse frequenta. Cassese arrampicatore, uomo che balza da una poltrona all’altra (come se le poltrone non potessero essere semplicemente servizio di uno studioso valente alla comunità), che piazza i suoi allievi (come se un grande professore non possa formare allievi bravissimi, che si “piazzano”da soli per il loro valore), ipocrita verso i potenti (come se avesse bisogno, uno come Cassese, di “vendersi” per quattro danari), sostenitore di cause perse (come il Si al referendum ultimo, sul quale Travaglio continua a insistere senza vedere quali catastrofiche conseguenze ha provocato la vittoria del No).
sabino cassese
Travaglio conosce solo la camorra , la cattiva politica e gli uomini (e le donne) che si vendono. Che uno possa sostenere un’idea perché ci crede e vuole perseguire l’interesse pubblico non gli passa neppure per l’anticamera del cervello.

Leggi sull’argomento: Sabino Cassese e l’evidente incapacità amministrativa dei grillini

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