La politica che specula sui litigi tra i bambini

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-05-17

Dopo Salvini e Meloni anche Alfano decide di portare la storia del crocifisso e del bambino che ha picchiato una compagna di scuola in campagna elettorale. A dimostrazione che al peggio non c’è mai fine

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Sulla vicenda della ragazzina dodicenne aggredita a Terni da un coetaneo perché portava un crocifisso, “voglio vederci chiaro fino in fondo, ma deve valere una regola generale” per chi arriva in Italia: “Nessuno li costringe a venire e a restare, chi non condivide l’idea del nostro Paese può tornarsene al suo”. Così il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, parlando a Pesaro ad un’iniziativa elettorale a sostegno dei candidati alle regionali di Marche 2020-Ap, Dc e Forza Italia, entra miserabilmente nella polemica più cretina dell’anno: quella che sentenzia (e specula) sui litigi tra i bambini. E quando a farlo è uno che in teoria fa anche il ministro dell’Interno, la questione fa ancora più paura rispetto alle normali speculazioni della premiata ditta Salvini & Meloni.
 
LA POLITICA CHE SPECULA SUI LITIGI TRA I BAMBINI
La storia del bambino che ha aggredito una compagna di scuola per il crocifisso che la ragazzina portava si configura infatti sempre più come una bufala. La bambina è stata certamente aggredita e colpita dal bambino, come ha raccontato la madre ai carabinieri e come conferma il referto dell’ospedale con i venti giorni di prognosi, ma che le motivazioni siano religiose o che riguardino i simboli della religione è quantomeno in dubbio. La dirigente scolastica dell’istituto dove è accaduto il fatto ha decisamente smentito: «Certo è un fatto grave, che però secondo me è riconducibile più ad un problema di integrazione del bambino che a motivi religiosi. Nei giorni scorsi il ragazzo aveva già litigato con la stessa bambina. Forse non si sono capiti su qualcosa, forse sono semplici dinamiche tra ragazzi. E in questo forse abbiamo sbagliato anche noi, che dovevamo vigilare di più. Poi questa incomprensione è finita alle mani. E questo ovviamente è grave. Ma non ne facciamo una tragedia nazionale». «Del fatto del crocefisso – prosegue la dirigente – ha parlato solo la mamma della bimba, che è stata di fatto l’unica testimone dell’accaduto. Io ci ho parlato, ho parlato anche con i genitori del ragazzo, che ha iniziato qui in classe il 27 aprile scorso. Viene dal Senegal, dove viveva con i nonni, e con il ricongiungimento è arrivato in Italia. Non parla nemmeno italiano, per questo credo sia difficile integrarsi per lui. I genitori li conosco, sono integrati e sono in Italia da tantissimo tempo. Anche la loro figlia viene qui a scuola con noi». Anche il padre del bambino ha precisato che il ragazzino non parla ancora bene in italiano (d’altro canto è arrivato nell’aprile scorso): ogni pomeriggio «va nella chiesa vicino casa nostra e lì fa i compiti e gioca. Quindi – si chiede – come fa a dire che uno che porta la croce non lo vuole vedere? Non è possibile”. Il papà raccontainoltre che suo figlio già dai primi giorni di scuola sarebbe stato preso in giro dagli altri bambini. Secondo il padre del ragazzino africano, inoltre, il pugno alla sua compagna di classe sarebbe l’atto finale di un litigio tra i due partito già nella mattinata, e del quale l’uomo era stato informato dalla scuola. “È stato un litigio tra ragazzini, le maestre lo sanno”. In un’intervista a Repubblica firmata da Fabio Tonacci il padre oggi è stato ancora più preciso:

«Mi ha detto che nei primi tre giorni dopo il suo arrivo (è stato inserito il 27 aprile dopo un ricongiungimento familiare avvenuto a metà aprile, ndr) qualcuno dei suoi compagni si alzava dal banco, gli dava uno schiaffetto, poi tornava al posto. Ridevano di lui, lo prendevano in giro. Anche giovedì scorso: Amadoumi ha detto che Chiara gli avevadato uno schiaffo. Per quello l’ha aspettata fuori dalla scuola. Naturalmente il suo gesto è sbagliatissimo, non lo deve rifare mai più».
Secondo lei queste prese in giro dipendono anche dalla pelle nera di suo figlio?
«Certo che sì! Gli dicono “brutto,fai schifo”. Tutti i miei bambinia scuola subiscono cose del genere. È un tipo di bullismo che esiste solo in Italia. Mio figlio più grande, che ha 16 anni, non vuole più studiare proprio per questo motivo. E infatti lo porto al mercato con me. Pure io sono stato vittima più volte di discriminazioni. Ma non ho mai reagito, ho capito che avevo a che fare con persone poco intelligenti».
Ai dirigenti scolastici, però, non risultano episodi di razzismo. Come fa ad essere sicuro? Ha detto lei che Amadou non capisce l’italiano.
«Certi comportamenti sono facili da intendere e lui non è stupido. E poi ha la sorella che gli traduce le parole degli altri. Io so cosa vuol dire essere discriminato, ma sono adulto, non mi interessa. Ma i bambini no, non devono farlo. Ripeto, mio figlio ha sbagliato a picchiare Chiara. Siamo disposti a fare la pace, ma devono smetterla di prendere in giro Amadou».

terni crocifisso
LA PREMIATA DITTA ALFANO, MELONI, SALVINI
Insomma, anche se è difficile dirlo con certezza la storia sembrerebbe più complicata di come è stata presentata, e in ogni caso la religione non c’entrerebbe nulla. E infatti da un paio di giorni Salvini e la Meloni non parlano d’altro, speculando su una storia senza certezze.
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Ora a dare credito alla bufala ci si mette anche in ministro dell’Interno per ragioni elettorali. La politica che specula sui litigi tra bambini fa più orrore di quella che specula sugli immigrati.
Edit: Il Corriere della Sera pubblica questa foto in un articolo a firma di Fabrizio Caccia in cui si vede il famoso bambino che aggredisce per il crocifisso il quale gioca a biliardino nella sala parrocchiale. Alla vostra sinistra potete ammirare un crocifisso. Questo probabilmente chiuderà la discussione intorno alla famosa rissa tra dodicenni “per motivi religiosi” (sic.).
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