Opinioni
La pessima memoria di Matteo Salvini sulle banche
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2015-12-09
Oggi è implacabile. Ieri si astenne. Il segretario della Lega, Matteo Salvini, chiama in causa la Banca d’Italia e accusa “chi avrebbe dovuto controllare” nella vicenda del dissesto delle 4 banche salvate da un decreto del governo. “Non si capisce cosa faccia la Banca d’Italia – ha detto Salvini durante una puntata di L’Aria che […]
Oggi è implacabile. Ieri si astenne. Il segretario della Lega, Matteo Salvini, chiama in causa la Banca d’Italia e accusa “chi avrebbe dovuto controllare” nella vicenda del dissesto delle 4 banche salvate da un decreto del governo. “Non si capisce cosa faccia la Banca d’Italia – ha detto Salvini durante una puntata di L’Aria che tira su La7 -. E’ la banca d’Italia, e quelli che ci lavorano super pagati, che dovrebbe vigilare, capire che in Monte dei Paschi, in Banca dell’Etruria forse qualcosa che non va. Dovrebbero pagare anche economicamente e personalmente – ha aggiunto Salvini – se io fossi controllore di una scuola e ne avessi la responsabilità, se crollasse il soffitto della scuola in testa ai bambini, cosa faccio, faccio pagare i bambini che non hanno vigilato? Sono io che vado in galera. Quindi Visco – ha concluso Salvini – dovrebbe rispondere di tasca sua”.
Eppure Matteo Salvini dovrebbe sapere che quanto è accaduto, compreso l’azzeramento di azioni e obbligazioni, è dovuto a una direttiva europea. E i verbali dell’europarlamento, come ha ricordato Federico Fubini sul Corriere della Sera ieri, mostrano che lui stesso il 15 aprile 2014 non si oppose alla direttiva che oggi ha causato l’azzeramento di quei titoli (Salvini si astenne nel voto finale). E non solo lui ha la memoria corta:
Silvio Berlusconi chiede al governo di intervenire «al più presto», eppure tutti i suoi eurodeputati a Strasburgo votarono a favore della direttiva; la sinistra del Pd reclama il fondo per gli indennizzi, dopo aver votato anch’essa in blocco a favore delle norme europee che colpiscono i creditori. Gli stessi Cinque Stelle hanno spesso criticato l’uso del denaro pubblico per «salvare le banche», senza spiegare che le perdite dei creditori privati a quel punto sarebbero diventate automatiche.