La lettera di Renzi agli italiani sul referendum

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-11-15

Non solo i residenti all’estero: anche quelli in patria riceveranno una missiva nel fine settimana o all’inizio della prossima. Quei Sì, non importa quanti saranno, Renzi li considererà quasi tutti “roba sua”. E perciò, in caso di vittoria, li farà pesare al tavolo delle trattative per la modifica dell’Italicum

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Una lettera alle famiglie italiane a poche settimane dal voto sul referendum. Che Matteo Renzi indirizzerà e firmerà come segretario del Pd. Per presentare le ragioni del Sì. Dovrebbe arrivare nel fine settimana o al massimo all’inizio della prossima per spiegare nel dettaglio il contenuto della riforma Boschi, facendo intendere che il ddl costituzionale vuol dire cambiamento, il No invece equivale a restare nella palude.

La lettera di Renzi agli italiani sul referendum

La strategia per il rush finale messa in piedi a Palazzo Chigi prevede di blindare militanti ed elettori del Pd, utilizzando gli elenchi di coloro che hanno votato alle primarie, per convincere indecisi e chi nel Pd segue la minoranza a votare per il Sì. Abbandonando Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani impegnati attivamente per far vincere il No. “Sarebbe una forzatura, del resto è assurdo il tono che sta usando in questi giorni il presidente del Consiglio”, commenta il bersaniano Zoggia. Spiega oggi sul Corriere Maria Teresa Meli, cantrice ufficiale del renzismo a via Solferino:

Già, perché, come spiega ai suoi, il premier è convinto che «la maggioranza silenziosa sia portata a scegliere la stabilità». Sono quelli che vorrebbero restare a casa che Renzi vuole portare al voto. Ed è per questo motivo che oggi e domani sarà in Sicilia, patria dell’astensionismo. Ma la «maggioranza silenziosa» è anche quella che non si esprime nei sondaggi e che, magari, ha già deciso di votare per il Sì, solo che non lo dice: «Un po’ come avveniva per la Dc – spiega David Ermini – quando la gente intervistata si vergognava di votare per lo scudocrociato».
Dunque, il premier non rinuncia a giocarsi tutte le carte. E benché non dica più apertamente che si dimetterà in caso di vittoria dei No, lo lascia intendere chiaramente quando spiega: «Non sono qui per vivacchiare, ma per cambiare. Preferisco morire da Renzi che vivere da “galleggiatore”». I suoi interlocutori sono molteplici. La «maggioranza silenziosa» che, «soprattutto al Nord», «teme gli effetti controproducenti dell’instabilità». Gli elettori «che puntano al cambiamento» e che il premier vuole portare dalla sua.

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La lettera agli italiani all’estero di Matteo Renzi sul referendum

Ma il messaggio del premier che non vuole galleggiare e preferisce «morire da Renzi» è indirizzato anche gli attori politici, che vorrebbero che il premier rimanesse al suo posto pure in caso di sconfitta:

Berlusconi, che ha fatto sapere di essere pronto a collaborare con il governo per varare una legge elettorale proporzionale, Alfano, che ha detto che Renzi dovrebbe restare comunque, e alcuni esponenti del Pd, sia di minoranza che di maggioranza, che la pensano come il ministro dell’Interno. A tutti loro Renzi invia il suo messaggio.
Al quale va aggiunta una postilla non esplicitata: quei Sì, saranno quanti saranno, Renzi li considererà quasi tutti “roba sua”. E perciò, in caso di vittoria, li farà pesare al tavolo delle trattative per la modifica dell’Italicum. Far passare «un proporzionale che non garantisca la governabilità non sarà perciò possibile». Sono avvisati tutti. Anche gli alleati del Nuovo centrodestra. O i bersaniani, che potrebbero veder anticipare il Congresso del Pd «per il chiarimento dovuto».

Intanto l’opposizione va all’attacco anche per la partecipazione in solitaria del premier a “Che tempo che fa”, sull’uso dell’elicottero di Stato fatto da palazzo Chigi per la campagna referendaria. Ma il duello è ancora tra Massimo D’Alema e Renzi. “Se vince il Sì l’Italia cambia, altrimenti tornano quelli di prima che hanno già sprecato le loro occasioni, qualcuno di questi, se gli avessimo dato una poltrona europea, non farebbe polemica, non possiamo basarci sul risentimento”, attacca il premier, ricordando che si riducono sprechi e tempi delle decisioni politiche. Oltre che i costi. ®Con 80.000 leggi siamo uno dei paesi al mondo più prolifici, quando leggo che ci vuole una riforma per fare più rapidamente le leggi, mi spavento, quante ne vogliono fare? Il vero problema dell’Italia sarebbe fare meno leggi ma meglio”, ribatte da Genova D’Alema.
Foto copertina da Casa Cucina

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