La lettera di Casaleggio sull'albergo per i profughi a Settimo Vittone

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-07-08

Il fondatore del MoVimento si dice preoccupato per l’utilizzo di una struttura piemontese. Ma…

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Un albergo a Settimo Vittone, il paese tra Ivrea e Valle d’Aosta, per ospitare i profughi. La storia gira per il Piemonte ed è arrivata evidentemente all’orecchio di Gianroberto Casaleggio, il quale ha fatto scrivere dal suo avvocato al presidente della Regione Sergio Chiamparino e all’assessora all’immigrazione Monica Cerutti, per manifestare perplessità:

Una voce che gira nel paese. Il guru pentastellato non avrebbe «nulla da obiettarea che la Comunità locale di Settimo Vittone si faccia carico nei limiti delle proprie capacità e possibilità di tale emergenza sociale»,ma Casaleggio, che nel paese in provinci adi Torino possiede una villetta circondata da tre ettari di terreno, sottolinea attraverso il suo legale che si tratta «di un immobile dismesso e fatiscente, privo dei minimi requisiti igienico sanitari e che di alberghiero ha solo la denominazione e la destinazione d’uso». Insomma, quello stabile non va bene.Una presa di posizione, inviata anche al sindaco di Settimo, alla Asl e alla prefettura di Torino, che il legale inquadra in un «senso di umanità». Forse c’è anche la voglia di evitare di avere a poche centinaia di metri dal cortile di casa un gruppetto di profughi.

Nella foto: l'intervento di Casaleggio al Forum Ambrosetti
Nella foto: l’intervento di Casaleggio al Forum Ambrosetti

Ma c’è un particolare: la storia è falsa. Nel senso che nessuno ha intenzione di usare l’albergo di Settimo Vittone, come spiega l’assessora Cerutti a Repubblica:

«I soggetti istituzionali da noi interpellati non sono a conoscenza di questa possibilità paventata e che deve aver turbato il suo assistito». Cerutti fa presente anche al legale di Casaleggio che da parte della Regione c’è molta attenzione alla gestione dei gruppi che arrivano dal Sud Italia: «Il senso di umanità oltre che il rispetto di adeguate condizioni igienico sanitarie, inducono tutti gli attori a opportune verifiche preventive circa la sussistenza dei requisiti minimi per poter offrire una dignitosa ospitalità a chi fugge da situazioni estreme di fame, guerra ed epidemie»,scrive l’assessora della giunta Chiamparino.

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