La guerra furba di Virginia Raggi alle slot machines

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-11-08

Nella delibera presentata dal M5s si spiega che saranno vietate nel centro di Roma. Ma il problema sono le periferie, dove c’è una concentrazione abnorme di sale slot, spesso ubicate vicino scuole, parrocchie e centri sportivi. Con questi limiti si tutela la salute dei cittadini ricchi che abitano in zone centrali, abbandonando quelli che risiedono in periferia

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I romani saranno felici: non hanno bus che funzionano, l’immondizia è in strada, ad ogni acquazzone la città si allaga ma Virginia Raggi ha trovato il modo per rendere più decorosa la Capitale. Con un post sul blog di Beppe Grillo, nuovo organo istituzionale (con pubblicità) che fa le veci dell’antico sito del Comune, la sindaca ha dichiarato guerra alle slot machines, per salvare grandi e piccini dalla perdizione. Tutti? No. Anche se l’obiettivo è quello «di tutelare la salute dei nostri cittadini con conseguenti effetti sulla sicurezza della città, la viabilità, l’inquinamento acustico, il decoro urbano e la quiete pubblica» per tutti, il divieto riguarderà soltanto il Centro Storico.

La guerra furba di Virginia Raggi alle slot machines

E così, annuncia Virginia, a Roma «con le nuove regole vengono introdotti i limiti di distanza di 500 metri dai luoghi “sensibili” come ad esempio scuole, centri sportivi, chiese, caserme e sportelli bancomat. Limiti che puntano a garantire migliori livelli di sicurezza per la tutela della salute e dell’ordine pubblico e a prevenire il rischio di utilizzo da parte di minorenni. Altra novità: centro storico off-limits. Si vieta infatti l’uso delle slot machine nei perimetri del centro e nelle aree pedonali o comunque interdette alla circolazione dei veicoli. Infine, si regolamentano gli orari di esercizio. Infatti, sarà possibile l’utilizzo degli apparecchi automatici di intrattenimento con vincite in denaro, le cosiddette new slot e Videolottery, dalle 10 alle 14 e dalle 18 alle 22 mentre nei giorni festivi non sarà consentito. Altro aspetto importante sono le sanzioni che, aggiungendosi a quelle già stabilite dalla normativa esistente, prevedono in caso di violazioni reiterate sospensioni o in casi gravi revoche dell’autorizzazione da parte dell’amministrazione comunale». Inutile dire che così com’è la decisione è piuttosto criticabile: “Una misura sbagliata e discriminatoria che non servirà a combattere la piaga del gioco d’azzardo nella Capitale”, afferma ad esempio il Codacons. “Il vero problema non è certo il centro storico di Roma, ma sono le periferiespiega il presidente Carlo Rienzi – Qui si registra una concentrazione abnorme di sale slot, con il record su via Tiburtina che in pochi km fa registrare addirittura 23 locali adibiti al gioco d’azzardo, spesso ubicati vicino scuole, parrocchie e centri sportivi. Porre limiti solo in centro equivale a creare discriminazioni, perché si tutela la salute dei cittadini ricchi che abitano in zone centrali, abbandonando quelli che risiedono in periferia“. “La Raggi, se vuole combattere le dipendenza da gioco, deve imporre limiti agli orari di apertura delle sale slot e alla loro ubicazione in tutta la città, così come le abbiamo chiesto con una apposita diffida che non e’ stata accolta. Altrimenti – prosegue Rienzi – i suoi provvedimenti rimarranno misure spot senza alcuna utilità. Per questo motivo invitiamo il sindaco a tutelare la salute di tutti i cittadini romani; in caso contrario saremo costretti a denunciare la Raggi per istigazione al gioco d’azzardo”.
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Le regole sulle slot machines a Roma

Sarà poi interessante scoprire come verranno implementate le nuove regole. Ad esempio, visto il grande numero di sale gioco e lo scarso numero di agenti della polizia municipale, anche adibiti a tutt’altri incarichi, come si farà a controllare che i gestori rispettino i limiti orari? Con il limite a 500 metri inoltre ci si adegua alla distanza prevista in molte regioni italiane (Lombardia, Toscana, Umbria), mentre quella del Lazio era di 300 metri.

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Le distanze da rispettare per le slot machines in Italia (Fonte: Movimento no slot)

Nel Belpaese il gioco d’azzardo è in piena e totale espansione, tanto da aver superato in questa triste classifica gli spagnoli come gli scommettitori più accaniti del Sud Europa da dieci anni. In Italia sono prodotti circa un quinto di tutti i Gratta e Vinci con cui si gioca nel mondo, e il paese ospita un terzo del totale dei terminali per le videolotterie. Un boom legato alla difficile situazione finanziaria del governo italiano, ricordava qualche tempo fa l’Economist, che ha visto negli anni il gioco come una risorsa per rimpinguare le entrate fiscali: dei 17 miliardi di cui parlavamo all’inizio, circa la metà entra direttamente nelle casse del Tesoro. Una cifra talmente enorme che ha spinto i governi a rendere sempre più ampia l’offerta di giochi, tanto da rendere la metafora dello Stato Biscazziere più vera che mai. Prima le scommesse sul calcio, poi le macchinette, infine le scommesse on line passando per le videolottery e le slot machines, oggi responsabili della metà delle perdite al gioco degli italiani.
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La spesa pro capite per giochi nelle regioni italiane (Anno 2012)

Quanti siano gli affetti da ludopatia in Italia è incerto: si parla di quasi un milione di persone. E la questione è talmente diffusa che Massimo Passamonti, presidente di Sistema Gioco Italia, l’associazione aderente a Confindustria che raggruppa le imprese del gioco, si lamenta che l’offerta di giochi sia ormai troppo ampia. La sua associazione addirittura vorrebbe ridurre le slot machines e vorrebbe un sistema più regolamentato, ma il governo centrale da quell’orecchio non ci sente a causa delle entrate fiscali. Più in sintonia sono le autorità locali e regionali, che cercano di regolamentare e restringere l’utilizzo delle slot machines, vietandone ad esempio la presenza vicino alle scuola. In più c’è da segnalare che il gioco in nero, seppur ridotto dal business statale, non è del tutto scomparso: anzi, il suo fatturato raggiunge un quarto di quello delle aziende di gioco legale. E intanto la polizia scopre che 3200 slot machines in Campania erano controllate dai Casalesi. Anche la mafia reclama la sua parte.

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