La fronda per lanciare Chiara Appendino candidata premier

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-10-23

Repubblica racconta che un gruppo di parlamentari e attivisti che usa chat segrete per non farsi beccare dall’ufficio comunicazione vorrebbe proporre un candidato alternativo a Di Maio per il premierato alle prossime elezioni. Ma questo è contrario ai regolamenti M5S

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Una fronda che raccoglie il fronte anti-Di Maio nel MoVimento 5 Stelle sta lavorando per candidare Chiara Appendino come premier alle prossime elezioni politiche. Lo racconta oggi Annalisa Cuzzocrea su Repubblica, non nascondendosi però che l’ideona pare irrealizzabile visto che andrebbe contro le regole del M5S. Ma sono interessanti sia le modalità con cui tutto questo sta avvenendo, sia la dimostrazione implicita delle acque agitate tra i grillini.

La fronda per lanciare Chiara Appendino candidata premier

 
Racconta il quotidiano che la fronda raccoglie attivisti e parlamentari che usano Telegram e un codice (addirittura!) per non farsi “beccare” dall’ufficio comunicazione della Camera, custode della volontà di Di Maio:

Sono attivisti e parlamentari. Si parlano su chat che scompaiono su Telegram e usano parole in codice quando c’è in ascolto qualcuno sospettato di poter riferire. Chi non deve sapere sono l’ufficio della Comunicazione e i sodali di Luigi Di Maio. Il vicepresidente della Camera appare indebolito dalla vicenda della mail sul caso Muraro, da alcune gaffe, dai retroscena fatti uscire su blog vicini ai 5 stelle sui 100mila euro spesi in eventi elettorali. Più in generale, dall’estrema visibilità conquistata in pochi anni e considerata da molti – dentro al Movimento – immeritata. Così, spunta l’idea di un altro candidato premier.
Qualcuno che – a differenza del vicepresidente della Camera – abbia una laurea e almeno un’esperienza a livello amministrativo. Il nome è quello di Chiara Appendino. Il suo portavoce è stato intercettato, una decina di giorni fa, negli uffici della Casaleggio Associati a Milano. Era andato a parlare con Davide, con cui i contatti sono continui. Non per niente, la prima cittadina di Torino è stata ufficialmente definita “il sindaco 5 stelle doc” sul blog di Beppe Grillo. Ha avuto gli abbracci e il calore del fondatore, che è andato perfino a cena a casa sua. E riesce ad averne il sostegno appena chiama, come nel caso del buco di bilancio denunciato giovedì scorso.

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M5S: chi sta con chi (Corriere della Sera, 7 settembre 2016)

Le regole violate e quelle da violare

 
Il problema però, e lo spiega la stessa Repubblica, è che una decisione del genere è contro le regole del MoVimento. Ovvero la regola dei due mandati che metterebbe fuorigioco sia la Raggi che la Appendino anche se volessero tentare la riconferma sulla poltrona di sindaco. E il divieto di interruzione di mandato per candidarsi a qualcos’altro, che veniva utilizzata anche per ricordare l’impossibilità di candidare un big a Roma prima delle comunarie vinte dalla Raggi.

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La mail inviata da Taverna a Di Maio (Il Messaggero)

Di certo c’è che dall’epoca delle mail e della polemica su Roma c’è una guerra interna al M5S che ha coinvolto i piani alti e membri di primo piano del direttorio. All’epoca della riunione tra i vertici del MoVimento 5 Stelle e dei parlamentari di due settimane fa a Roma una fronda interna ha tentato di mettere in discussione il suo ruolo nel MoVimento:

A preoccupare maggiormente Di Maio, però, è la situazione interna al Movimento. Le diverse anime pentastellate in Parlamento sono divise in piccoli gruppi. L’ala più numerosa, quella ortodossa capeggiata da Roberto Fico, è al centro di alcune indiscrezioni sul presunto tentativo di richiedere una assemblea congiunta per parlare proprio delle prerogative del vicepresidente della Camera. I fatti risalgono a due settimane fa, al giorno successivo alla partenza di Beppe Grillo e Davide Casaleggio da Roma dopo il loro blitz e il loro reiterato invito a rimanere uniti, compatti. Un drappello di deputati ortodossi sonda gli umori e inizia a chiedere una riunione. La voce arriva a un ex capogruppo alla Camera, che decide di stoppare il tentativo, facendo circolare la voce.
I vertici, che si sentono scavalcati dopo i loro inviti, intervengono con il pugno duro e da quel momento scende il gelo con l’ala ortodossa. La situazione non è migliorata certo ieri, dopo alcune fughe di notizie sulle tensioni interne. Grillo e Casaleggio si sono sentiti di prima mattina e hanno esortato personalmente Fico a prendere posizione. «Nel Movimento 5 Stelle non ci saranno mai correnti interne — ha scritto in un post su Facebook il presidente della Vigilanza Rai —. Si lavora a un obiettivo comune che è quello di cambiare il Paese». «Tutto il resto sono chiacchiere da bar», ha concluso. Lo stesso Di Maio, poco più tardi, ribadisce la linea.

Questo è il secondo tentativo. Probabilmente andrà a vuoto anche questo.
EDIT: Come da pronostici, Chiara Appendino smentisce su Twitter di avere mire diverse dall’amministrazione di Torino.
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Leggi sull’argomento: Il blitz fallito contro Luigi Di Maio

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